“Andate, dunque, a Betlemme; là vedrete, in braccio a una Donna che ha il viso bello come l’aurora, avvolto nelle fasce, un Sole bambino; Questi dà pace al mondo, vi libera dai peccati, apre il Paradiso”. E’ l’Arcangelo Gabriele a esortare Razzullo, scrivano napoletano al servizio del censimento, perenne affamato, e Sarchiapone, il barbiere strampalato e grottesco che aveva abbandonato Napoli a seguito di un omicidio, ad andare incontro a Giuseppe e Maria, in viaggio verso Betlemme ai tempi del censimento dell’imperatore Ottaviano e che i demoni tentano in tutti i modi di ostacolare. Con queste parole termina “La Cantata dei Pastori”, scritta nel 1698 dal palermitano Andrea Perrucci, ripresa da Roberto De Simone alla fine degli anni Settanta, e portata al successo da Peppe Barra, che è stata ricordata dal filologo salernitano Giovanni Saviello durante la serata organizzata dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, presidente dell’associazione culturale “Parco Storico Sichelgaita” che ha sottolineato l’importanza, per tutte le socie, di stare insieme, anche se solo su piattaforma:” In questo modo riusciamo a tener vivo un contatto continuo. In questo periodo difficile non abbiamo perduto mai la necessità della condivisione che è una ricchezza”.
Il professor Saviello ha spiegato che l’importante opera teatrale natalizia napoletana fu rappresentata per la prima volta nel 1699:” Fu commissionata dai Gesuiti al Perrucci per distogliere i napoletani dagli spettacoli blasfemi, che si davano nel periodo natalizio, e riportarli in chiesa. Siamo in piena controriforma”. Saviello ha raccontato la trama dell’opera e ricordato che il 21 dicembre avviene il fenomeno astronomico del solstizio d’inverno:” Quando il Sole è più distante dalla Terra e quindi i raggi del sole non emanano quel calore che è vitale per la civiltà contadina. La semina del grano avveniva entro il 30 novembre, festività di Sant’Andrea. Solo dopo il solstizio d’inverno iniziava il ritorno del Sole tanto è vero che noi diciamo “ Santa Lucia nu passe e gallina, Sant’Aniello nu passe e vitiello” proprio ad indicare l’allungarsi delle giornate. A Natale i Cristiani festeggiavano il ritorno del Sole che cominciava nuovamente ad avvicinarsi alla terra e a riscaldare i semi di grano che potevano germogliare. Anche nella Cantata dei Pastori, c’è il ritorno della luce. La nascita di Gesù rompe completamente le tenebre e porta la luce nel mondo”. Saviello si è soffermato a spiegare il significato delle novene suonate dagli zampognari:” La parola “novena” deriva dal vocabolo latino che sta per “nove”, da cui la ripetizione consecutiva di nove preghiere. Sono cantate dagli zampognari nel periodo antecedente l’immacolata e nei nove giorni antecedenti il Natale. Gli zampognari hanno amplificato nel tempo ciò che la Chiesa predicava: la nascita del Signore, che è una festa importantissima anche nel calendario rituale della civiltà contadina. Non dobbiamo mai dimenticare le origini rurali e contadine delle nostre comunità ”. Durante la serata il cantante Carmine Di Muro, accompagnandosi alla chitarra, ha cantato “La canzone di Razzullo” e il canto settecentesco “Quanno nascette Ninno” scritta nel 1754 da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, mentre l’attrice Pina Russo ha recitato alcune poesie dedicate al Natale e al presepe scritte dalla professoressa Baccari. Le conclusioni sono state affidate alla Dirigente Scolastica Maria Rosaria Ippolito.