“L’intimità è un luogo magico, forse irraggiungibile dove si possono sentire gli altri, intimamente, reciprocamente”. Così il grande Aldo Masullo, il filosofo decano di una scuola di eccellenza che ha prodotto molti frutti anche salernitani, si esprime su “L’Intimità”, un “tema suggestivo, forte, inquietante” di cui verrà a parlare giovedì 14 febbraio all’Archivio di Stato, accompagnato dall’amico e collega Pino Cantillo, nell’ambito degli incontri di “Salerno cosa ci resta”, promossi da Italia Nostra, Figli delle chiancarelle, Forum Cultura Salerno. Un tema che parte dal suo ultimo saggio, “L’ arcisenso. Dialettica della solitudine”, uscito nel 2018 per la Quodilibet Studio, 2018 e presentato qualche mese fa all’università a Fisciano. “L’intimità si collega al saggio recente l’”Arcisenso”, ha dichiarato il filosofo, dove parlo di una dialettica della solitudine, perché viviamo in un tempo curioso, in cui prevale il calcolo a spese del pensiero”. Un dialogo con la propria coscienza interiore ma anche un dialogo tra le persone: “In fondo, ci ha detto Masullo, il nostro stesso vivere non sarebbe nulla senza un rapporto con l’altro”. Professore emerito all’Università Federico II di Napoli, Masullo è stato tra il ’70 e il ’71 docente di Filosofia Morale all’Università di Salerno, circondato da molti allievi, lo stesso Cantillo, Paola Fimiani, Bianca Maria D’Ippolito e altri più giovani, oggi docenti nelle università campane, membri di una piccola “école” salernitana: “Di Salerno, racconta, ho un ricordo molto bello, una città a cui sono molto legato anche se non ho molte occasioni di venirci; di recente quando si è presentato il mio libro a Fisciano, ho rivisto molti miei allievi, oggi maestri più che allievi, con cui ho sempre mantenuto relazioni di studio e di amicizia. Era l’anno accademico ‘70/71, anni molto attivi, quella piccola università dentro la città stimolava altre iniziative; un’ epoca di grandi rivolgimenti come il ’68 , un momento magico di cui conservo tutto il fascino”. Il professore Masullo ha avuto importanti incarichi politici prima nel Partito Comunista e poi nei DS, una sinistra di cui rimpiange la centralità: “Sento il bisogno di una sinistra che compia un processo reale di costruzione che guardi al futuro e riesca a far battere il cuore di sinistra”. Di recente una sua poesia dedicata ad un bambino immigrato morto in mare, ha suscitato molta commozione e attenzione, Pagella di scolaro in fonda al mare, e l’immigrazione è un altro dei temi su cui è intervenuto: “Noi europei, ha dichiarato, abbiamo molte responsabilità in questa epocale immigrazione, siamo divisi tra due posizioni, o li accogliamo tutti o li facciamo morire in mare invece di regolare questo processo. Le società oggi non hanno più sentimenti, sono ormai delle macchine prive di anima”. L’incontro con Cantillo, dopo l’apertura dell’iniziativa su Cultura e identità, prosegue il percorso di approfondimento di Salerno cosa ci resta? un percorso che vede protagonisti importanti uomini di cultura e della politica affrontare grandi temi, uscendo dalle consuete dinamiche locali, per lanciare uno sguardo più alto e costruttivo sul nostro territorio. L’intimità, il sentire gli altri, la capacità di riaprire un dialogo con la propria coscienza, riguardano tutti noi, la nostra volontà di guardare alla città non solo come luogo di scambio di interessi e di conflitti ma orgogliosa comunità di cittadini.
Salerno cosa ci resta?
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