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E’ iniziata giovedì sera la settima edizione di “Un Libro Sotto le Stelle”, la rassegna di editoria nazionale promossa ed organizzata dall’Associazione Meridiani che si svolge dal 21 al 25 agosto a Maiori, con il patrocinio della Provincia di Salerno e del Comune di Maiori, con la collaborazione di Tecnoscuola, Associazione Albergatori Maiori ed Azienda Vinicola Carputo.
Nella prima serata si è discusso di responsabilità in tema di sanità, con il magistrato Giovanni Tartaglia Polcini, sostituto procuratore della Repubblica di Benevento, di recente nominato consulente giuridico del Ministero degli Esteri, autore (insieme a Marco Levis) di un interessante saggio intitolato “231 e sanità, una riforma necessaria”, dove per 231 si intende la Legge del 2001 che per la prima volta ha introdotto nell’ordinamento giuridico italiano la responsabilità penale degli enti.
Al dibattito, moderato dal giornalista, vicedirettore di Sport Mediaset, Gianluca Mazzini, hanno preso parte il sostituto procuratore antimafia Gianfranco Donadio, ed il Sindaco di Maiori Antonio della Pietra.
Dopo i saluti di rito da parte del rappresentante dell’Associazione Meridiani Alfonso Giarletta, ha preso la parola il Sindaco Della Pietra, che ha ricordato l’imminiente riunione della Conferenza dei Sindaci della Costiera Amalfitana (di cui egli stesso è Presidente) che avrà come oggetto la salvaguardia del presidio ospedaliero di Castiglione, sottolineando che in materia di sanità non è possibile ragionare in termini verticali ma bisogna tenere conto delle specificità locali, per questo motivo attende fiducioso la comunicazione del piano aziendale dell’Azienda Universitaria Ospedaliera S. Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona previsto per il prossimo 30 agosto. La Costiera Amalfitana è uno dei luoghi di eccellenza che contribuiscono a rendere luce all’immagine della Regione Campania, offuscata dalle ben note vicende della Terra dei Fuochi e della crisi dei rifiuti a Napoli.
Entrando nel vivo del dibattito, il dr. Tartaglia Polcini ha fatto presente che la Legge 231, seppur innovativa perchè ha introdotto un principio importante come la responsabilità penale degli enti, è tuttavia lacunosa in molti punti. Il merito di questa legge è stato ad ogni modo quello di liberare i medici da fattispecie di reati non riconducibili direttamente alla loro condotta professionale quanto piuttosto a malfunzionamenti organizzativi delle strutture sanitarie (citando ad esempio un caso di malasanità che vide un neonato morire all’interno di un’incubatrice). Rimangono tuttavia delle lacune per ciò che riguarda la colpa grave, e che non mettono al riparo i medici dalle sanzioni sociali.
Il dr. Donadio ha dal canto suo sottolineato l’eccessivo ricorso al diritto penale per risolvere controversie del genere, un’abnormità tipicamente italiana, ed ha evidenziato come il rapporto tra medico e paziente non sia più lineare ome ai tempi di Ippocrate ma molto più complesso e che coinvolga altri soggetti. In Italia il ricorso alla giustizia penale è visto come una scorciatoia per pretese risarcitorie (tanto che esistono studi legali specializzati) mentre nel resto del mondo, e specialmente nei paesi anglosassoni, questa materia è regolata dal diritto civile.
Le strutture sanitare dal canto loro hanno messo in essere meccanismi di auto-organizzazione, come il risk management, per essere vicini e supportare i medici che esercitano le loro funzioni nelle aree più delicate.
Da entrambi i magistrati intervenuti è stato inoltre fatto notare come la recente riforma Balduzzi sia insufficiente perchè non mette al riparo i medici dalla perseguibilità penale in caso di colpa grave, e che questo empasse vada superato chiamando in causa la responsabilità degli enti.
La soluzione proposta dal dr. Tartaglia Polcini è quella di individuare due criteri di imputazione per la responsabilità colposa del medico, da una parte la cosiddetta “colpa sociale”, ossia derivante dal non rispetto della prudenza, della diligenza e della perizia, i cui parametri vanno individuati nelle “linee guida”, ossia raccomandazioni di comportamento clinico prodotte attraverso un processo sistematico ed universalmente riconosciuto dalla comunità medica scientifica internazionale; dall’altra invece la “colpa normativa”, dovuta alla vera e propria violazione di leggi, regolamenti, ordini e discipline.
Non è mancato anche un riferimento al sistema dei media ed alla loro influenza sociale, sia per ciò che riguarda l’eccessiva pubblicizzazione di successi in materia medica, che alimenta illusioni sulla perfetta replicabilità dei casi, sia per ciò che riguarda i casi di malpractice sanitaria, ricordando la distorsione mediatica tipicamente italiana sull’avviso di garanzia, uno strumento che nasce per tutelare la persona oggetto di indagine, che spesso viene interpretato come sentenza inappellabile di condanna.
Infine, un avvertimento in merito al rischio di “deriva civilistica” della materia, che porterebbe a liquidare le controversie con una polizza di assicurazione.
PIETRO PIZZOLLA