Il libro aperto della Città, alla scoperta della Scuola Medica Salernitana.

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La più interessante lezione fuori le aule di una  scuola è la propria città, il territorio, in quel libro aperto che dalla toponomastica, ai monumenti, tra le sale di un Museo e  i libri impolverati di un  Archivio o di una Biblioteca apre mente e cuore alla curiosità, alla ricerca, alla cultura del fare scuola fuori le mura. Nonostante il prezioso ausilio della tecnologia, delle lim, di google maps, camminare lungo strade e piazze ricche di storia, vivere la magia di un Museo per giunta virtuale, toccare pergamene, sentire l’odore dell’antico,  tra immagini e suoni,  diventa un modo di conoscere e capire  da dove veniamo  con interesse speciale. Così,  ventiquattro studenti del Liceo “Alfano I”di Salerno, indirizzo scienze umane, accompagnati da guide esperte e docenti  per nulla pigri, hanno  lasciato  chiusa la porta della loro aula  per  andare  alla scoperta del passato sulle tracce  dell’antica Scuola Medica Salernitana.

Appuntamento a piazza Portanova, l’antica “Porta Nuova”, dove la città moderna lascia il passo a quella più remota che fu romana, normanna e longobarda oggi visibilmente  settecentesca. Prima tappa del viaggio un luogo ai più sconosciuto in città e in Campania, ma visitato da islandesi e turisti di ogni nazionalità: Il Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana. Quasi sempre aperto, questo piccolo Museo  allestito nel cuore della Via dei Mercanti, in una ex cappella non più adibita  a luogo di culto,  resta chiuso alcuni pomeriggi  ma è sempre aperto di mattina per le scolaresche,  grazie alla disponibilità di  storici e archeologi di una cooperativa e all’unico  superstite della estinta categoria dei dipendenti  della Soprintendenza Archeologica, che tra pensionamenti e risparmi statali  a scapito della cultura, vive ogni giorno la solitudine della gestione di un bene comune  sul quale nessuno pare voglia investire. I video  che prima erano anche   tridimensionali e  occorreva guardarli con occhialini appositi , ora non  lo sono più e spesso hanno anche problemi di audio. Tutti gli altri schermi sono spenti ma due o tre  funzionano, sono touche  e la bravissima e giovanissima archeologa  con  impegno e passione  ne illustra la sequenza,  precisando quanto siano preziose le miniature originali utilizzate da  attori e disegnatori , informatici,  che hanno trasformato il racconto delle pratiche, dei metodi dell’antica  e prima scuola medica del mediterraneo, in moderni cartoni animati  e percorsi didattici sulla cura alla persona. E pensare che  nel 1200 d.c. Salerno era la culla d di quel mare  che navigavano popoli e sapienti  per  farsi curare proprio qui, in questa città che spesso dimentica le sue origini e le sue colte radici. Molto attenti e coinvolti dalla narrazione, non solo storica ma  pedagogica  e  scientifica della teoria umorale, della disputa  durante le  lezioni di medicina e  chirurgia, di filosofia e farmacia, i giovani liceali visitano poi anche la Mostra e il Regimen Salernitanum presso l’Archivio Storico di Stato nella zona più alta della città. La giornata soleggiata e fresca rende  ancor più piacevole  questo viaggio  urbano. I colori delle enormi pergamene  che i dottori  di un millennio fa ricevevano  alla fine del corso di Laurea, rigorosamente prima in filosofia e poi in medicina , illuminano i loro occhi estasiati. L’oro zecchino di alcuni fregi e cornici di questi documenti unici al mondo per  certosina fattura,  testimoniano uno splendore sconosciuto per una città di provincia  che  il potere di Federico II sminuì fondando la grande Università della città di Napoli. Quando l’archivista con cura porge loro quei libricini ingialliti del ‘500  che i francesi tradussero dal latino e dal greco,  affinchè  la regola dell’antica scuola medica locale non venisse persa, un po’ di  tristezza assale tutti, ripensando a quanti ragazzi, ai tanti cittadini del mondo che non conoscono i tesori di un Archivio come questo che rischia, per scelte politiche scellerate  di scomparire per sempre. Certo i reperti, i documenti, i libri resteranno ma forse in vecchi scantinati umidi, nell’oblio generale di una città distratta da altre storie.

Oggi però la mente  e il cuore di questi studenti  sedicenni ha seminato speranza e gratitudine per chi crede in loro e nel futuro della conservazione , per una scuola migliore.

 

Gilda Ricci