“Ma voi andreste a lezione di latino dal principe Antonio De Curtis, in arte Totò? O, per meglio dire, fareste vedere ai vostri figli o nipoti un film di Totò per imparare o ripassare il latino?”. Lo ha chiesto, con atteggiamento ironico e divertito, il professore salernitano Luigi Spina, già Ordinario di Filologia Classica presso l’Università Federico II di Napoli, autore di oltre 200 articoli su riviste nazionali ed internazionali e, per il 2009, titolare di una Chaire Gutenberg all’Università di Strasburgo, ai tanti presenti che hanno gremito la sala del Circolo Canottieri Irno di Salerno, durante una interessante e divertente serata organizzata, in occasione del cinquantenario della scomparsa di Totò, dalla Presidente del Club Inner Wheel Salerno Carf, la dottoressa Marisa Fiorillo Della Monica, grazie ai buoni auspici della Segretaria del Club, la dottoressa Lina Coppola, in collaborazione con l’Associazione Parco Storico Sichelgaita, presieduta dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, e con il Circolo Canottieri Irno, presieduto dal dottor Aberto Gulletta.
Il professor Spina per spiegare come Totò usasse con compiaciuto intento scherzoso solenni parole latine, riusate in chiave giocosa, ha proposto alcune scene tratte da film di Totò nelle quali appaiono figure di preti o monaci interpretati da Totò che con cadenza da litania latina cantilenante utilizza, storpiandole, alcune frasi in latino: ” Già a quattro anni Totò fu sorpreso dalla nonna a recitare la parte del prete sull’altare” – ha raccontato il professor Spina – “Gli riuscì quindi facile travestirsi da prete, nel 1915, facendosi passare per cappellano militare a Pescia, dove nessuno lo conosceva, scroccando così lauti pranzi per circa un mese, fino all’arrivo del vero cappellano”. Il professor Spina, che durante il suo discorso ha aperto e chiuso molte “parenti” ( le parentesi di Totò)., ha ricordato la cospicua filmografia totoiana:” Quasi 100 film” e che alcuni film di Totò riprendono spesso gag, e perfino intrecci, dalle commedie di Plauto. Spina ha spiegato quali potevano essere state le fonti del latino utilizzato da Totò nei suoi film: ” Quello della Chiesa, innanzitutto, che non scinderei dal latino giuridico, e poi, naturalmente, penso come fonte al latino della scuola”. Spina ha spiegato che Totò sapeva far ridere e far piangere anche su temi come quello della morte, del cimitero, della disgrazia, del malocchio:” Temi per i quali, per molti secoli, il latino ha rappresentato quasi la lingua d’elezione” e ricordato che: ” Totò, portava sempre con sé, nel baule di scena, un libretto di citazioni latine, il “Regulae juris” che la Hoepli continua ristampare”. Il professor Spina ha anche spiegato che:” Il latino in quanto lingua del potere e del diritto si è sempre prestato alla messa in ridicolo, ma ho idea che il latino di Totò fosse più popolarmente innocuo. Totò utilizzando il suo “latinorum” vuole diffondere e mettere a disposizione di un’Italia colta e popolare la possibilità di giocare col sacro e col dotto, affidando a una competenza linguistica “a orecchio” la divertente ibridazione fra antico e moderno, fra passato e presente. Ma poi il latino della scuola, come sappiamo, è anche fonte di sententiae, proverbi, frasi celebri, citazioni, quel tessuto di saggezza popolare cui ancora oggi si ricorre in contesti più vari e diversi”. Il professore di grammatica greca e latina ha concluso il suo intervento ricordando la famosa scena della lettera in “Totò, Peppino e la Malafemmena”:” Andrebbe riproposta nelle scuole di ogni ordine e grado, università compresa”. Spina ha anche immaginato come Totò avrebbe interpretato – vestito da prete – i nomi delle leggi elettorali elencate con voce bassa e cantilenante: ”Consultellum, Mattarellum, Provinciellum, Rosatellum, Tedeschellum e per finire Tavernellum e Votantonium”. La serata è stata impreziosita dall’esibizione dell’artista Rino Napolitano che, accompagnato alla chitarra dal Maestro Mario Frattini, ha declamato alcune poesie di Totò e cantato alcune canzoni classiche napoletane tra le quali “Malafemmena” di Antonio De Curtis, in arte Totò. Aniello Palumbo