“Scrivete le vostre lettere possibilmente a mano, con l’inchiostro indelebile del cuore, perché restino a testimoniare il nostro amore per la vita, che solo la scrittura può fermare per sempre”. E’ il messaggio lanciato, soprattutto ai giovani, dal professor Francesco D’Episcopo, già docente di Letteratura Italiana, Critica Letteraria e Letteratura Comparata all’Università Federico II di Napoli, che, durante una interessante serata organizzata, nella sede dell’EPT di Salerno dalla professoressa Florinda Battiloro, presidente dell’associazione culturale “Caffè dell’Artista”, ha presentato il suo nuovo libro: “Elogio della lettera scritta a mano “, un opuscolo edito da “Edizioni Helicon” nella collana “Pamphlets” diretta dal professor D’Episcopo. A presentare il libro è stata la professoressa Emilia Persiano che ha ricordato come da tempo gli epistolari siano caduti in disuso:” Per il sopravvento di molteplici forme tecnologiche di comunicazione: alcuni studiosi e neuroscienziati ci informano delle alterazioni alle funzioni cerebrali prodotte dall’utilizzare sempre più raramente la mano per scrivere”. Il professor D’Episcopo, che oltretutto ha una bella calligrafia:” Dio e mio padre mi hanno donato quella calligrafia che un tempo si insegnava a scuola”, non usa né il telefonino, né il computer e quindi per comunicare con gli altri, oltre a qualche breve telefonata mattutina dal telefono di casa:” La lettera è sacralmente certa, mentre la telefonata è vaga ed esposta alle intemperie del cuore e alle turbolenze della mente”, non potendo inviare mail, sms o whats app, scrive delle lettere rigorosamente a mano: ” Possibilmente su carta di Amalfi, quella delle Cartiere Amatruda, tra le ultime rimaste in quella Valle amalfitana dei Mulini, che conferisce alla mia mano una particolare fermezza e sicurezza”. D’Episcopo che si è definito “postino di sentimenti” ha ricordato che anche attraverso la scrittura si può esprimere la propria personalità:” I computer danno alla scrittura caratteri chiari ma impersonali, soprattutto uniformi per tutti. L’antica lettera racchiude in sé un atto d’amore e resta l’incanto di un postino, che, come nel suggestivo film con Massimo Troisi, oltre che consegnare avvisi di pagamento, affidi finalmente alla buca di casa, che nel mio caso è tra le più capienti che esistano, avvisi di vita vissuta”. Per il professor D’Episcopo è importante anche la penna con cui si scrive:” Deve essere rigorosamente stilografica, ad inchiostro possibilmente nero, segno di serietà. Con essa traccio i segni dell’anima, quelli più intimi, più intensi, per conquistare i cuori della gente, degli amici, di chi mi vuole veramente bene”. Penne che D’Episcopo ama collezionare: ” Sono un “collezionista di emozioni”, che nessun tempo o presunto progresso potrà mai scalfire”. Nel libro D’Episcopo ricorda che importanti autori della letteratura italiana hanno scritto epistolari, anche d’amore, vibranti di felicità e malinconia:” Petrarca, Foscolo, d’Annunzio, Leopardi, Hemingway, Pessoa. Non c’è nessun modo migliore di accostarsi ad un autore che attraverso le lettere che ha scritto alla donna che amava”. Una “Lettera alla vita” conclude l’opera di D’Episcopo, un vero inno alla vita che per D’Episcopo “ si è fatta letteratura”.
Aniello Palumbo