“Un artista singolare, un nostalgico viaggiatore della mente, un naufrago della terra”. Così è stato definito dalla professoressa Rossella Nicolò il pittore e scrittore salernitano, recentemente scomparso, Sergio Vecchio, autore del libro: “Le Stanze dell’Eremita” che è stato presentato nello storico Oratorio dell’Arciconfraternita della SS. Annunziata e del SS. Rosario di Vietri sul Mare, nell’ambito della rassegna “ Tè letterario con libro” organizzata dai Direttori Artistici de “La Congrega Letteraria” di Vietri sul Mare, Antonio Gazia e Alfonso Vincenzo Mauro, con la collaborazione di Francesco Citarella, Daniela Scalese, Elisa D’Arienzo, Mariangela Stanzione, Francesco Barbato, Edoardo Colace, Rossella Nicolò e con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Vietri sul Mare, nella persona dell’Assessore alla Cultura, il dottor Giovanni De Simone. La professoressa Nicolò ha analizzato il segno grafico, gli esperimenti di scrittura dell’artista dalla barba d’argento \:” In Sergio Vecchio il campo letterario e quello pittorico non si elidono ma sono entrambi partecipi di una misura espressiva che associa, alla valenza del segno, l’evidenza di un racconto interiore. Leggere” Le stanze dell’eremita” è un’esperienza immersiva: il lettore, una volta entrato nel libro, resta affascinato da uno specialissimo universo di simboli, da una prosa semplice ma non per questo meno potente perché sa evocare immagini che fluttuano portate da un vento di magia e di sogno fiabesco. L’opera si presenta come una raccolta di pensieri, ricordi, riflessioni e spunti personali, apparentemente senza un filo conduttore ma in cui è possibile intravedere le chiavi di lettura del suo complesso universo immaginativo”. La dottoressa Rossella Nicolò ha anche ricordato che Sergio Vecchio era un collezionista di ricordi (cartoline, saggi, fotografie ), meticolosamente raccolti per un’intera vita nel suo studio-Archivio-Laboratorio e che si rifiutava di usare la videoscrittura:” In controtendenza all’avanzare dell’era digitale, Vecchio sceglie di scrivere i suoi testi con la penna prendendo le distanze dalla tecnologia, dall’era di internet e dall’inarrestabile trionfo dell’informatica, ribadendo il ruolo della scrittura come processo creativo. Per l’artista la scrittura ha un valore antropologico universale. Si tratta di una posizione di salvaguardia della personalità umana dai continui attentati di omologazione delle masse, una presa di distanza dalla spersonalizzazione del gesto, dal tentativo di far morire per sempre la scrittura”. Secondo la professoressa Nicolò, il libro di Vecchio, la cui prefazione è stata curata dal Direttore del Muso di Paestum, Gabriel Zuchtriegel, e dall’antropologo Paolo Apolito, sembra assumere anche la valenza di un congedo finale dal mondo che lo circonda:” Specie in alcuni passaggi che alludono al funerale dell’artista. Come nel taccuino di un uomo che sente oramai che la vita gli sfugge, sembra raccontarci il frutto dell’ultima stagione di un passero solitario, emblema di se stesso, dipinto in stato d’immobile fissità, tra nostalgia e dolore, memoria e assenza, negli edifici in abbandono dell’ex fabbrica Cirio, sorta sul santuario di Aphrodite, a sud dei templi di Paestum che per lui era la città degli dei e la città degli uomini, il “luogo dell’anima”.
Il libro di Sergio Vecchio è edito dalla Oèdipus dell’editore Francesco Forte che ha ricordato alcuni dei tanti progetti che stava portando avanti con Sergio Vecchio:” Saranno realizzate, purtroppo senza la sua figura, delle mostre e presentazioni del suo libro come quella a Napoli nel Palazzo delle Arti”. Il Direttore del Museo della Ceramica di Ogliara, la dottoressa Gabriella Taddeo, ha ricordato che Sergio Vecchio decorava delle bellissime ceramiche:” Per Sergio l’attività di ceramista camminava parallelamente a quella di pittore e scrittore: un’esperienza di cui non poteva fare a meno. Si rapportava molto con i ceramisti vietresi come Franco Raimondi, Salvatore Autuori, Salvatore Scalese, Antonio D’Acunto, Lucio Liguori e tanti altri dai quali ha appreso l’arte ceramica, soprattutto cromaticamente”. Ai tanti ceramisti presenti la dottoressa Taddeo ha lanciato la proposta di portare avanti, insieme, il progetto di Sergio Vecchio di creare a Paestum un Archivio-Museo nella vecchia stazione dismessa. Anche la moglie di Sergio Vecchio, la professoressa Bruna Alfieri, scenografa e regista teatrale, già docente del Liceo Artistico Andrea Sabatini, dove insegnava anche il marito che lì ha conosciuto, ha ricordato la proposta di riuso della palazzina del Casello 21, lanciata dal marito: la sua “stazione della fantasia”. La professoressa ha anche ricordato l’amore di Sergio Vecchio per i suoi cani e il grande affetto dei suoi amici:” Amici meravigliosi che hanno tanto voluto bene a Sergio che pure era così schivo e rude. Sergio è sempre vicino e sempre presente: farò in modo che le sue utopie non muoiano”. Marco Vecchio, noto artista contemporaneo, figlio di Sergio, ha apprezzato la relazione della professoressa Nicolò:” Non era semplice raccontare la scrittura di mio padre che era una foresta di simboli. La sua scrittura era un segno. Questo libro è il suo testamento. Leggerlo mi ha fatto bene e male insieme”.
Alla fine della serata è stata premiata dal Condirettore Artistico della Congrega Letteraria, Alfonso Vincenzo Mauro, e da Mariangela Stanzione della Segreteria Organizzativa, la professoressa Stefania Spisto, in qualità di Presidente dell’Associazione Culturale” Il Quaderno Edizioni”, per le meritorie attività socio-culturali, svolte in collaborazione con la “rete” de” La Congrega Letteraria”. (FOTO DI EDOARDO COLACE).
Aniello Palumbo