La famosa “Magistra” Trotula De Ruggiero, la più nota delle “Mulieres Salernitanae”, insieme a: Sichelgaita, Costanza Calenda, Jasmine Medica, Abella Di Castellomata, detta “Abella Salernitana”, Francesca Romana, Maria Incarnata, Rebecca Guarna, Mercuriade, Constantia Mammana, Berdefolia Medica, che hanno segnato profondamente la storia della nostra città, sono le protagoniste delle opere esposte fino al 30 settembre nella Corte Catalana di Palazzo Pinto, in Via Mercanti, realizzate dall’architetto e pittore salernitano Renaldo Fasanaro. Le venti opere che racchiudono, in un fantastico viaggio tra storia, reperti naturali e memoria, le immagini delle “Medichesse” della Scuola Medica Salernitana nel periodo compreso tra l’XI e il XV secolo, sono realizzate con la tecnica dell’acquerello e con tecnica mista: in ogni quadro sono inserite anche le piante raccolte dall’autore, in primavera, nel Giardino della Minerva ( Celidonia, Viola Mammola, Coriandolo, Pepe, Lino comune, Borragine, Ciombolino comune, Calendula, Uva Sanginella, Capelvenere) e monili rinascimentali realizzati da Rosalba Fasanaro. “Ho voluto guardare con gli occhi di Trotula, Rebecca, Mercuriade, Abella Costanza, e Sichelgaita, i fiori e le piante dell’antico “Hortus Sanitatis” di Matteo Silvatico, oggi “Giardino della Minerva”. Grazie all’aiuto “competente” di Luciano Mauro, ho raccolto, nell’orto dei semplici, rari esemplari di antiche piante per posarli nelle mani delle Mulieres rappresentate nelle mie opere, che sono una sorta di scrigno storico, dipinte in un anno tra Roma, le isole Baleari, Cagliari e Napoli”. L’architetto Ruggiero Bignardi, curatore della mostra, ha spiegato che i ritratti delle “Mulieres Salernitane” di Fasanaro, evidenziano un approccio alla cura del corpo in armonia con l’universo:” Confermando, nella concezione del legame indissolubile tra persona e cosmo, i principi dell’insegnamento di Ippocrate e Galeno. Insegnamenti che hanno contribuito allo sviluppo della cultura medico – scientifica dell’Europa dall’XI secolo, con le traduzioni dall’arabo di Costantino l’Africano e la formazione di medici illustri quali Trotula de Ruggiero e Giovanni Plateario, al XII secolo, grazie alla straordinaria figura di Ildegarda di Bingen a cui cosmologia simbolica è quasi certamente desumibile nell’impianto geometrico dei reperti musivi scoperti durante le ultime fasi di restauro sulle pereti degli ambulacri interni della Corte Catalana”.
Il professore di Lettere, Matteo Lanzetta, ha ricordato i precetti della medicina ippocratica:” Si fonda su una premessa scientifica: l’osservazione dei malati, la decifrazione dei sintomi e soprattutto sull’atteggiamento profondamente laico in polemica contro la nozione demoniaca della malattia”. Il professor Lanzetta ha anche parlato dell’equilibrio degli opposti identificati con i quattro umori circolanti nel corpo (sangue, flegma, bile gialla e bile nera) dal cui equilibrio o squilibrio dipende il benessere o la malattia e ricordato i fondatori della Scuola Medica Salernitana:” Il latino Salernus, il greco Pontus, l’ arabo Adela e l’ ebreo Helinus. “La professoressa Paola Brandi, docente di Filosofia e Storia, ha parlato del rapporto anima/corpo e del concetto di bellezza nella visione neoplatonica rinascimentale, sottolineando la profondità degli sguardi delle “Mulieres” dipinte da Fasanaro:” L’autore pone l’attenzione sul concetto che i Greci utilizzano per indicare l’anima: ”psichè”, il suo significato originario è legato al verbo ”psychein”, “soffiare”, l’anima è il soffio vitale”. La professoressa Liliana Di Landri, Antropologa Culturale, ha parlato dello “Sciamanismo”:” Lo sciamano che nella mostra è raffigurato nella versione al “femminile”, è una persona in grado di entrare volontariamente in uno stato di coscienza “non ordinario” per prendere contatto con il mondo degli spiriti: il medico stregone opera con scongiuri, fatture e pozioni composte con erbe, fiori e radici credute sacre. Un filo rosso lega le grandi dee e guaritrici dell’antichità: Hathor, Iside, Demetra, Medea o Circe con le “Mulieres” della Scuola Medica Salernitana”. Il dottor Luciano Mauro, Direttore del “Giardino della Minerva” ha ricordato che nell’ambito del territorio comunale salernitano esistono più di settecentosedici specie diverse di piante officinali e che :”Con molta probabilità, le più attente e capaci utilizzatrici delle tante specie officinali furono proprio le “Mulieres Salernitanae”.
A far ritornare indietro nel tempo, nel Medioevo, i numerosi presenti sono stati il Maestro Ugo Di Giovanni che suonando un antico liuto rinascimentale ha eseguito due brani del XV e XVII secolo e gli attori Elena Monaco e Andrea Bloise che hanno recitato alcuni brani di Trotula De Ruggiero, Boccaccio e Dante Alighieri.
Aniello Palumbo