Ad approfondire quelle che sono state le matrici culturali dell’Architettura Normanna del Regnum d’Italia è stato il professor Paolo Peduto, già Ordinario di Archeologia Medievale all’Università di Salerno, che da studioso del territorio salernitano ha partecipato anche agli scavi archeologici del complesso di San Pietro a Corte, di Palazzo Fruscione, del Castello di Arechi e della chiesa di Sant’Andrea De Lama. L’archeologo salernitano ha tenuto una Lectio Magistralis durante l’incontro organizzato su piattaforma dai direttori artistici de “La Congrega Letteraria”: il professor Antonio Gazia e Alfonso Vincenzo Mauro. Dopo i saluti del Sindaco del Comune di Vietri sul Mare, Giovanni De Simone, il professor Peduto ha spiegato che i normanno – svevi, intorno all’anno mille, arrivarono nell’Italia Meridionale ed anche a Salerno:” Acquisirono il meglio della cultura di questo territorio. I normanni, che all’inizio erano malvisti dalla Chiesa, si misero al servizio dei principi longobardi meridionali per combattere i bizantini presenti in Puglia, Calabria e Basilicata; a loro viene quindi riconosciuto, anche dal Papa, il diritto di stanziarsi in alcuni territori. I cavalieri normanni Roberto il Guiscardo e il fratello Ruggiero conquistarono alcune città della Calabria e della Sicilia. Nell’arco di circa quindici anni i normanni conquistarono tutta l’Italia Meridionale; nel 1076 conquistarono facilmente anche Salerno. Roberto il Guiscardo conosceva bene la nostra città avendo sposato la sorella del principe Gisulfo II , la principessa Sichelgaita”. Il professor Peduto ha anche ricordato che i normanni durante le battaglie, sui loro cavalli, indossavano le maglie di ferro (cotta), reggevano con una mano scudi oblunghi, detti a mandorla, che proteggevano la gamba sinistra, e con l’altra lance pesanti:” Roberto il Guiscardo, quando venne a Salerno portò con se anche delle macchine da guerra; delle torri in legno altissime capaci di sovrastare le mura della città”. Il professor Peduto ha spiegato che i normanni Capuani distrussero alcuni castelli:” A Salerno forse distrussero il castello di San Liberatore e costruirono un altro castello, in legno, probabilmente nella zona di “Villa Tisi” da dove si potevano controllare gli arrivi verso Salerno, da Nord, dalla parte di San Severino. Costruirono anche il Castel Terracena, a uso residenziale, dove operava la corte normanna: questo castello – palazzo, costruito a cavallo delle mura, sostituì la corte longobarda di San Pietro a Corte. Sotto al castello c’era l’arsenale, grande quasi quanto quello di Amalfi ”. Il professor Peduto ha analizzato anche i siti normanni presenti a Palermo, Cefalù, Amalfi e ricordato le monete salernitane: il Follaro e il Tarì:” Con la conquista normanna della città continua la coniazione di queste monete”. (Foto di Edoardo Colace).(Pubblicato su “Il Quotidiano del Sud” edizione di Salerno)
Aniello Palumbo