“Giacomo Puccini, era un gran seduttore. Le donne che contrassegnarono la sua esistenza, sono, insieme alle sigarette, che inizia a fumare a soli dodici anni, una costante. Sembra che la sua irreprimibile attrazione verso il gentil sesso si sia riversata nei personaggi delle sue opere, tutte protagoniste femminili: Manon, Mimì, Tosca, Butterfly, Minnie, Turandot”. A raccontare i tanti amori di Puccini, facendo anche ascoltare le sue opere attraverso dei video proposti dal dottor Luigi Carlino, è stato il professor Giuseppe Lauriello, cultore di storia salernitana e della storia della musica italiana, durante un’ interessante ed originale serata organizzata nella sede della “Lega Navale” di Salerno, presieduta dall’ ingegner Fabrizio Marotta, dalle associazioni culturali: “Parco Storico Sichelgaita”, presieduta dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi; “Adorea”, presieduta dall’avvocato Bernardo Altieri, rappresentato dalla Vicepresidente Mariapina Giudice, e “50& Più”, presieduta dal professor Giulio Rocco Castello.
Il professor Lauriello ha raccontato che:” Puccini, avendo perso il padre a soli cinque anni, si ritrovò a vivere in un ambiente familiare di sole donne : la madre e sei sorelle. Dopo aver vinto una borsa di studio, Puccini frequentò il Conservatorio di Milano. Finiti gli studi entra in contatto con l’editore Ricordi, che ne intuisce il genio di grande operista. Durante questo periodo s’innamora di Elvira Bonturi, moglie di un suo ex compagno di collegio, con la quale ha un figlio: Antonio, e che sposerà alla morte del marito nel 1904”. La prima opera che assegnò il successo a Puccini fu la “Manon Lescaut”: “ Fu interpretata il primo febbraio del 1893 al Teatro Regio di Torino dalla soprano Cesira Ferrani con la quale Puccini intrattenne una intensa relazione. L’anno successivo a interpretare Manon, fu la soprano rumena Hericlea Darclée, donna avvenente ed elegante, con la quale Puccini ebbe un duraturo rapporto amoroso: la Deraclée interpretò anche la “Tosca” rappresentata al Teatro Costanza di Roma il 14 gennaio del1900. Alla prima della Tosca Puccini conobbe la soprano Maria Jeritza, con la quale ebbe una breve e fragile relazione”. La Tosca venne rappresentata anche a Torino dove Puccini si recò in treno:” Nel suo stesso scompartimento incontra casualmente, una sartina. E’ Corinna, ovvero Maria Anna Cordasco che ha appena 17 anni, all’epoca la maggiore età si raggiungeva a 21 anni, ma è già abbastanza disinibita e lasciva. In una lettera Puccini scrive di averla goduta una notte per ben sette volte. La tresca è scoperta, suscita uno scandalo, anche per la scomposta reazione della moglie Elvira, morbosamente gelosa, che non esita ad aggredire la giovane a ombrellate. Lo scalpore suscitato dalla vicenda raggiunge anche le orecchie dell’editore Ricordi che lo rimprovera aspramente, invitandolo ad evitare certi disdicevoli comportamenti e ad applicarsi al suo lavoro di compositore”. Nel 1921 Puccini ebbe un figlio da Giulia Manfredi con la quale intratteneva da tempo una relazione. Il professor Lauriello ha anche ricordato le altre opere di Puccini come “la Bohème”, “Madama Butterfly”, “La fanciulla del West” e che Puccini nel 1904, in occasione di una visita a Londra al grande musicista Paolo Tosti, incontra Sybil, moglie di un banchiere, allieva del Maestro, con la quale nasce una profonda amicizia:” Che resta tale e durevole anche dopo una iniziale più stretta relazione”. Nel 1911 Puccini incontra nella stazione termale di Bad Bruckenau, vicino Francoforte, la baronessa Josephine von Stenghel, di Monaco di Baviera:” Con lei ha una tenera ed intensa storia sentimentale: in una sua lettera Puccini racconta di aver trascorso con lei la prima infuocata notte d’amore nel giugno del 1912”. Rapporti amorosi fugaci e non documentati furono intrattenuti anche con la celebre soprano Emma Destinn e poi con la soprano Rosa Ader che interpreterà il personaggio di Liù nella Turandot che fu l’ultima opera del Maestro. Rimase incompiuta perché Puccini morì di cancro alla gola il 29 novembre del 1924. Turandot fu rappresentata postuma il 25 aprile del 1926 al Teatro alla Scala di Milano, diretta da Arturo Toscanini.(Pubblicato su “Il Quotidiano del Sud”).
Aniello Palumbo