Le artiste cavesi Annamaria Panariello e Rosanna Di Marino in una performance contro la violenza alle donne.

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Il diritto di ogni essere umano a vivere ed esprimere liberamente le proprie emozioni ed il proprio essere. Questo il messaggio della performance “Ab-uso”, realizzata dalle artiste cavesi Annamaria Panariello e Rosanna Di Marino, le quali da tempo sono unite in un sodalizio artistico denominato “Osmotica”, che si declina nelle più diverse forme espressive: dall’arte visiva alle performance video.

“Ab-uso” è stata realizzata a piazza della Libertà, a Salerno, che si offre come location ideale per veicolare il messaggio della libertà individuale e collettiva dal momento che la scenografia crea e favorisce la trasposizione del fruitore in un immaginario metafisico e metaforico di abuso.

Tra gli elementi che fanno da corollario alla performance ci sono scatole nere, che simboleggiano tutte le espressioni di violenza, ma che nello stesso assumono anche la valenza di un luogo sacro di accoglienza embrionale, dove la vita ha origine e si sviluppa. Una sorta di vaso di Pandora ancestrale, dunque, in cui il nero assume il doppio significato del mistero e di un luogo accogliente nel quale trovare rifugio. Di contro le artiste indossano abiti bianchi, che indicano la possibilità di un riscatto e di liberazione, adornati da una fascia rossa, simbolo di un ostacolo che paralizza le menti e le mani delle vittime.

“Il significato del progetto è intuibile già dal titolo – spiegano le artiste Annamaria Panariello e Rosanna Di Marino – A e B sono le prime lettere dell’alfabeto, morfemi su cui si basa il senso della parola, per poi generare frasi, espressioni, pensieri e dunque l’identità di ogni persona. Quelle stesse persone che, in futuro, potrebbero essere oggetto di manipolazione e soggiogate: appunto “usate” e “ab-usate” da altri”.

Con la performance le artiste cavesi vogliono offrire anche spunti di riflessione sulla violenza nei confronti delle donne. “Con delicatezza e rispetto, affrontiamo i diversi volti che ha la violenza, spesso vissuta quotidianamente – aggiungono – A partire dalla violenza psicologica, subdola e dolorosa, per poi passare a quella vissuta nel silenzio delle mura domestica fino ad arrivare alla difficile condizione delle donne afghane. Sono ancora troppi i femminicidi di cui la cronaca è piena. Troppe le donne calpestate e private di ogni diritto e dignità e rese invisibili da persone e da società che ancora oggi le vogliono sottomesse e incapaci di reagire e denunciare”.

“Ab-uso è una lunga linea d’ombra che non facilmente riesce a schiarire il suo profondo buio – sottolinea la critica d’arte Gabriella Taddeo – È il bianco di quei fantasmi di tutte quelle donne tolte alla vita cruentemente e repentinamente, a volte solo colpevoli di voler essere persone. Ab-uso è silenzio, è riflessione, è meditazione sulla negatività di una forza bruta e bestiale che annienta la vitalità dell’essere donna”.

La performance “Ab-uso” è visibile sul canale You Tube, all’indirizzo