Nel secondo trimestre 2023, l’input di lavoro – misurato dalle ore lavorate – e il PIL mostrano una contrazione in termini congiunturali, pur rimanendo in aumento in termini tendenziali. Rispetto al primo trimestre 2023, l’input di lavoro è diminuito dello 0,5% e il PIL dello 0,4%; rispetto al secondo trimestre 2022, l’aumento si attesta all’1,3% e allo 0,4% rispettivamente.
L’occupazione, nel secondo trimestre 2023, cresce anche in termini tendenziali (+395 mila, +1,7% in un anno), coinvolgendo i dipendenti a tempo indeterminato (+3,0%) e gli indipendenti (+1,1%), ma non i dipendenti a termine che diminuiscono (-3,2%); prosegue il calo dei disoccupati (-101 mila in un anno, -5,0%) e quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-376 mila, -3,0%). Tale dinamica si riflette nella crescita del tasso di occupazione (+1,2 punti rispetto al secondo trimestre 2022) e nella diminuzione dei tassi di disoccupazione e di inattività (-0,5 e -0,9 punti, rispettivamente).
Dal lato delle imprese, nel secondo trimestre 2023, si osserva un lieve rallentamento della crescita delle posizioni lavorative dipendenti, in termini congiunturali e tendenziali. Rispetto al trimestre precedente, le posizioni dipendenti aumentano di 0,7%, a seguito dell’aumento sia delle posizioni a tempo pieno (0,8%) sia di quelle a tempo parziale (0,4%). In termini tendenziali si registra un aumento del 2,8%, derivante da una crescita più marcata dei full time (+3,2%) rispetto a quella dei part time (+1,7%). Le ore lavorate per dipendente scendono in termini congiunturali (-1,9%) e rimangono invariate in termini tendenziali; il ricorso alla cassa integrazione si riduce a 6,7 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti aumenta, nel confronto congiunturale, di 0,2 punti percentuali e in quello tendenziale di 0,1 punti. Il costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula) rimane stabile rispetto al trimestre precedente, quale risultato di una crescita dello 0,3% delle retribuzioni e di una riduzione dello 0,6% degli oneri sociali; su base tendenziale, invece, si registra una crescita sostenuta, pari a 2,4%, dovuta all’aumento della componente retributiva (+2,1%) e, ancor di più, degli oneri sociali (+3,4%).