I ritardi nella realizzazione delle opere pubbliche continuano a rivelarsi tra le più gravi criticità che affliggono il settore dell’edilizia soprattutto negli ultimi anni caratterizzati dal crollo degli investimenti pubblici in particolar modo nelle regioni meridionali. Se si incrociano i dati delle indagini attualmente disponibili di fonte Dps (Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri) e Svimez si arriva a conclusioni desolanti. Gli interventi di importo inferiore ai 100 mila euro sono completati mediamente in 2,9 anni, mentre per le opere di importo superiore ai 100 milioni di euro sono necessari oltre 14 anni.
I tempi tecnicamente definiti di attraversamento incidono in misura maggiore nel caso di realizzazioni a valere su piccoli finanziamenti. La fase di progettazione che richiede più tempo, per tutte le classi di importo, è quella preliminare. Questi dati – secondo le elaborazioni del Centro Studi ANCE Salerno – confermano che le fasi iniziali del progetto, le prime progettazioni, sono quelle più complesse, in quanto sono riscontrabili numerosi elementi di incertezza da vari punti di vista (soprattutto in termini di “percorrenza” degli iter procedurali) che rendono più lunghi i tempi effettivi di attuazione al punto che è pressoché impossibile prevedere i reali avanzamenti dell’opera.
Per quanto riguarda la destinazione finale degli investimenti in rapporto alla durata del periodo necessario alla conclusione dei lavori il settore “Edilizia” fa registrare le tempistiche meno lunghe (3,7 anni); la “Viabilità/Strade” 5,2 anni; “Risorse Idriche” 5,4 anni e “Altri trasporti” (segmento che comprende interventi infrastrutturali anche in ambiti ferroviari ed aeroportuali) addirittura 6,8 anni.
Dall’analisi dell’edizione 2014 del “Rapporto sui tempi di attuazione e di spesa delle opere pubbliche” del Dps si evince che rispetto alla precedente edizione (2011) si è configurato l’allungamento dei in particolare per le opere dal valore superiore a 100 milioni di euro, per il cui completamento risultano necessari 14,6 anni, rispetto agli 11,1 rilevati nel precedente rapporto.
Tra le regioni più veloci nell’attuazione delle opere pubbliche rientrano l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige, la Lombardia e il Piemonte, tra quelle più lente la Sicilia e la Basilicata. La Campania si colloca al quartultimo posto insieme a Puglia; Molise e Umbria per lentezza nell’attuazione delle opere pubbliche.
Gli Enti attuatori evidenziano comportamenti abbastanza in linea con la media nazionale: tutti superano i quattro anni complessivi nella realizzazione del “set” comune di opere. Le Regioni fanno registrare una maggiore efficienza nelle fasi di progettazione ed esecuzione dei lavori, mentre i Comuni di dimensione intermedia (tra i 50 mila e i 100 mila abitanti) mostrano un comportamento di minore efficienza in tutte e tre le fasi, attestandosi su una durata netta di quasi cinque anni. Una durata simile sebbene di poco inferiore è mostrata dai Gestori di Rete, che, tuttavia, si distinguono per la minore efficienza in fase di progettazione.
Lo scenario della Campania
Le dinamiche in atto in Campania sotto il profilo della tempistica inerente la realizzazione delle opere pubbliche sono ben fotografate dagli approfondimenti della Svimez (marzo 2015). In Campania per realizzare un’opera pubblica finanziata dalle politiche di coesione sono necessari mediamente cinque anni (media Italia 4 anni e 5 mesi). La nostra regione in questa specifica graduatoria si colloca, insieme con la Liguria (5 anni) tra le ultime tre (preceduta da Sicilia, 6,9 anni e Basilicata 5,8). La regione più virtuosa da questo punto di vista è l’Emilia Romagna (3,8 anni), mentre quella più lenta è la Sicilia (7 anni). Ma non mancano alcune sorprese, come la Calabria che, con la media di 4,2 anni, supera il Veneto (4,6) ed il Friuli (4,7). La base di riferimento per mettere a fuoco la dinamica dei tempi di attuazione e di spesa è stata individuata in 35.000 opere pubbliche finanziate con misure rientranti nell’ambito della politica di coesione nazionale ed europea nel periodo 1999-2013 per un valore complessivo superiore ai 100 miliardi di euro. È significativo evidenziare che una percentuale molto consistente di questi finanziamenti si concentra nelle regioni meridionali: Calabria (17,6%); Puglia (12%); Campania (11,6%) e Sicilia (oltre 10%). Sotto il profilo dell’individuazione degli enti attuatori risulta che poco meno della metà (15.621) sono Comuni al di sotto di 50.000 abitanti, mentre 1.829 interventi sono stati gestiti da Comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti. Le Province hanno promosso 1.889 interventi, le Regioni 1.337 ed i gestori di rete 2.250. In capo ai Ministeri risultano 914 interventi.
I tempi di attraversamento
È interessante entrare nel merito dei cosiddetti tempi di attraversamento che a livello nazionale pesano per il 61% sui tempi complessivi di attuazione. Sono state analizzate cinque fasi inerenti un’opera pubblica: progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, affidamento ed esecuzione dei lavori. Grande attenzione è stata dedicata all’analisi dei ritardi che si accumulano soprattutto nei tempi di “attraversamento”: tempi che – è scritto in una nota della Svimez diffusa il 31 marzo scorso – rallentano l’iter dell’opera impendendole di passare alla fase successiva per i motivi più diversi (attese di finanziamenti o di decisioni da parte di Enti differenti dall’Ente attuatore; pronunce e sentenze dell’Autorità Giudiziaria o altri incidenti di percorso).
In Campania le tre fasi relative alla progettazione (preliminare, definitiva ed esecutiva) richiedono 2 anni e 6 mesi di attività. Le procedure di affidamento assorbono 8 mesi, mentre l’esecuzione vera e propria dei lavori si concentra in 1 anno e 6 mesi, per un totale complessivo di 5 anni. Praticamente, in media, 7 mesi in più rispetto all’indicatore che emerge a livello nazionale. Ma i tempi di attesa nelle fasi di progettazione ed affidamento dei lavori al Sud arrivano a pesare – sui tempi complessivi – addirittura per circa il 65%. Il momento più “complesso” è quello della progettazione preliminare dove, nella media nazionale, il peso arriva a sfiorare il 75%. La Svimez segnala, inoltre, che i ritardi sono direttamente proporzionali al costo dell’opera: in quelle di importo superiore a 100 milioni di euro pesano per il 45% del tempo totale, mentre per le opere al di sotto dei 100.000 euro arrivano a pesare per il 72%.
Il commento del presidente Antonio Lombardi
«Si tratta soltanto di conferme – dichiara il presidente di ANCE Salerno Antonio Lombardi – ma la gravità della situazione è sotto gli occhi di tutti. Come da tempo segnalato anche dalle indagini sul sentiment degli iscritti di ANCE Salerno, il principale problema che le imprese edili si trovano ad affrontare risiede nella lentezza burocratica e nell’irresponsabilità amministrativa degli uffici delle Pubblica Amministrazione che riescono ad allungare per anni procedimenti che di fatto congelano l’attivazione dei lavori per opere che arrivano a conclusione, nelle poche volte che accade, quando la stessa fruibilità degli interventi realizzati molto spesso non risponde più alle esigenze dei cittadini. È una spirale negativa che penalizza non solo il sistema economico e produttivo che non può contare sulla certezza dei tempi e sulla stessa univoca interpretazione delle normative vigenti; ma, soprattutto, le comunità amministrate che non riescono ad usufruire di infrastrutture pure progettate e finanziate».
«Né è possibile – continua Lombardi – rintracciare negli anni funzionari e dirigenti delle che hanno consentito la dilatazione dei tempi in maniera così smisurata. È evidente, quindi, che il danno per le imprese non è nemmeno quantificabile, ma, soprattutto, il rapporto fiduciario tra cittadini ed Istituzioni continua a venire meno in maniera inarrestabile».
«Inutile, quindi, lamentarsi – conclude Lombardi – richiamando l’attenzione sulla carenza dei fondi. Al contrario: le risorse nella maggior parte dei casi sono state stanziate ed anche correttamente destinate ed allocate nei bilanci pubblici, ma, poi, subentrano i cosiddetti tempi di attraversamento che risultano incomprensibili ad imprenditori e cittadini. Tutto si rallenta e si perde nella nebbia di opere incompiute da decenni. Occorre assolutamente procedere alla semplificazione dei percorsi amministrativi ed all’affiancamento di tutte le Amministrazioni che non riescono a gestire percorsi operativi in limiti temporali prestabiliti ed invalicabili».