“Sono una persona che ha saputo conservare intatta l’attitudine al sogno e alla speranza. Sono fortemente convinta che l’arte possa e debba cambiare il mondo, o quantomeno possa costituire un Altrove in cui rifugiarsi per sfuggire dalle brutture della vita e lenirne gli affanni”.
Si presenta così al pubblico Gilda Pantuliano, artista emergente campana che, dopo il debutto a settembre 2018, in appena cinque mesi ha ottenuto una prestigiosa serie di riconoscimenti. Dopo aver sperimentato varie forme espressive, Gilda – nata a Salerno nel 1972 – si dedica alla creazione digitale di forme solo apparentemente astratte, nelle quali come in un test di Rorschach ognuno può scorgere figure e simbolismi affini alla sua interiorità; oppure seguire le suggestioni indicate dall’artista attraverso il titolo.
“Il mio processo creativo – racconta – si sviluppa in varie fasi e parte da una emozione, magari da una sensazione provata ascoltando musica, da mie riflessioni sui grandi interrogativi della vita oppure da incursioni nel mio mondo interiore. In questa fase di incubazione, non sono ancora cosciente di quello che realizzerò, lascio fluire liberamente i miei pensieri fino a perderne il filo, certa che, ad un certo punto interverrà la consapevolezza”. Così ad esempio si parte da foto scattate alle reti da pesca: “Tramite processi di post produzione, indebolisco, fino a spezzarlo, il rapporto fra il soggetto reale e la sua rappresentazione, che stravolgo fino ad approdare in un mondo liquido, nel quale i fili creano trame, trine, decori che non hanno un corpo se non quello grafico. Il mondo della mia mente, dove un filo può creare anche una figura antropomorfa”. La fluidità è un tema ricorrente nel lavoro di Gilda Pantuliano. “Ho scelto ‘Fluida’ come nome d’arte. Questo perché mi sento parte del mio tempo, senza certezze, mutevole, costantemente alla ricerca di qualcosa d’altro, transitoria, fragile, inquieta, individualista. Appartengo a quella società che sfugge, in continuo cambiamento, nella quale tradizioni, legami stabili, regole, sono andate incontro ad una progressiva diluizione. una società liquida, come la definiva Zygmunt Bauman. Sia il mio linguaggio che la mia tecnica espressiva sono il frutto di questo modo di essere, e nei miei lavori il riferimento agli elementi primari è sempre presente, specie all’acqua, alla sua potenza generatrice universale, come in ‘Aqua Matrix’ dove ho creato una sorta di apparato riproduttivo femminile fatto di fili e corde, oppure ‘Il filo dei miei pensieri’ dove i fili, come le maree, ciclicamente si nascondono o emergono dal fondo dell’immagine”. Particolare consenso da parte della critica ha ottenuto la sua serie di lavori “Le orme sull’acqua”. Il titolo cui l’artista è più legata è “Pareidolìa#1”, “per la mia spiccata tendenza, sin da bambina, a riconoscere facce, animali, forme note in elementi dalle forme casuali, come le nuvole. Attirata dalla bellezza dei colori di un ammasso di reti da pesca adagiate al sole della Corricella di Procida ad asciugare, le fotografai, notando subito che in quei grovigli di corde, galleggianti e fili, la mia mente si divertiva a farmi scorgere un occhio, un naso e una bocca. Il passo successivo, la specchiatura della foto in fase postproduttiva, è stato quindi automatico. Visto che amo visceralmente il mare, la sua bellezza e le sue creature, ho deciso di realizzare una serie di foto, attraverso la quale denuncio due gravi fenomeni, causati anche dalle scelte alimentari che ognuno di noi compie, e che hanno un impatto nefasto sull’ambiente marino: la sovrapesca e la pesca con le reti a strascico. Il mio sogno sarebbe di far scendere a zero l’impronta ecologica dell’uomo sull’ecosistema marino, da qui il gioco di parole del titolo ed il monito sempre presente nelle mie opere, ovvero di gestire con saggezza il terribile potere che deteniamo: quello di distruggere o salvaguardare la Natura, rappresentato graficamente in ‘Pareidolìa#1’ tramite la corona di ossi di seppia che sormonta la figura antropomorfa che emerge dal fondo di trine che le reti creano. Al di là della motivazione e del messaggio ecologista, però, il mare di cui io parlo è anche e soprattutto il mio mare interiore, ‘il mare del non dicibile’ di Calvino. Qui dimorano le mie emozioni, che cerco di far emergere e trasmettere agli altri”. Gilda esordisce a settembre scorso nella digital exhibition “Mare Nostrum – Suggestioni dall’inconscio”, ad Amalfi, organizzata dall’associazione culturale ArtetrA di Veronica Nicoli in collaborazione con la Prince Group di Armando Principe. La giuria internazionale di Arte Salerno 2018, Concorso Internazionale di Arte Contemporanea, assegna a “Pareidolìa#1” il premio della critica per la sezione Arte fotografica (“Per la grande padronanza della tecnica artistica nel restituire istantanee della realtà rielaborate dal proprio mondo interno”), scrivendo: “Le sue sono creazioni colte, complesse. A tratti metafisiche. Ma le sue allegorie non si rinchiudono in un circolo vizioso di edonismo ed autoreferenzialismo. Vogliono, bensì, raccontarci del proprio mondo interiore e del nostro. Quello che distrattamente abitiamo”. “Le orme sull’acqua-Il filo dei miei pensieri”, ottiene il Primo premio al Premio d’Arte Contemporanea Mare_Motus Approdi dell’anima, a Napoli, a cura di Gina Affinito. Grazie al premio del pubblico a NowArt Salerno 2018, mostra presieduta da Vittorio Sgarbi (a “Le orme sull’acqua-Pareidolìa#2”), le sue opere saranno esposte ad Amburgo. E parteciperà, nella sezione fotografia, ad Arte Madrid-Premio Velasquez, nella Galeria Gaudì della capitale spagnola, dal 27 febbraio al 3 marzo. “Nonostante il mio linguaggio poco immediato, da scoprire, sono riuscita a trasmettere il mio messaggio e le mie emozioni, scongiurando il rischio di produrre ‘Arte per artisti’. Ho esordito solo da cinque mesi, ma, alla gioia di esprimermi, si è sommata quella di avere ottimi riscontri… il mio spropositato ego ringrazia”, sorride l’artista.