C’è un altro 11 settembre oltre quello del 2001 delle torri gemelle: quello del 1973 in Cile quando i militari cileni guidati da Augusto Pinochet, con un colpo di stato, rovesciarono il governo presieduto da Salvador Allende eletto dal popolo il 4 settembre del 1970. “Le due stragi non sono certamente in contrapposizione: l’attacco alle torri gemelle di New York ha segnato la coscienza civile di ciascuno di noi. Dall’11 settembre del 2001 tutti ci sentiamo meno sicuri. L’11 settembre del 1973 invece, è stato un vero e proprio attacco al concetto di democrazia che tutti noi abbiamo e che si basa sull’espressione della volontà popolare attraverso il voto. In Cile era stato eletto democraticamente eletto Salvatore Allende: con il golpe si sovvertì totalmente il responso della popolazione”. A raccontare “L’altro 11 settembre”, è stato il professor Giuseppe D’Angelo, Docente di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Salerno, durante la conviviale rotariana a lui dedicata dal Presidente del Club Rotary Salerno Picentia, il dottor Roberto Napoli, organizzata, insieme alla socia Annamaria Giarletta, al Mediterranea Hotel di Salerno.” L’11 settembre del 2001 è una data che ha cambiato la nostra vita e che è rimasta impressa nei nostri cuori. L’attacco alle torri gemelle non sarà mai dimenticato. E’ importante però parlare anche dell’altro 11 settembre, quello del 1973 in Cile” ha spiegato il presidente Napoli.
Il professor D’Angelo ha raccontato che nel 1973, negli anni della guerra fredda, l’America non voleva che in Cile venisse eletto un presidente comunista e fece tutto il possibile, attraverso la Cia, per bloccare l’elezione di Salvatore Allende.” Dalle carte desegretate dal presidente americano Clinton, sui fatti del Cile, non si ha un’idea di un intervento immediato degli Stati Uniti, della Cia, nel colpo di stato dell’11 settembre, anche se, essendo il colpo di stato partito dagli ammiragli della Marina Militare, potrebbe esserci stato l’intervento dei servizi di intelligence nordamericana”. A questo proposito il professor D’Angelo ha ricordato che Henry Kissinger , il consulente per la sicurezza del Presidente Nixon, a proposito dell’elezione di Salvatore Allende in Cile disse una frase terribile:” Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli”. Il professor D’Angelo ha raccontato come avvenne il colpo di stato:” Augusto Pinochet, il 22agosto del 1973, viene nominato, dallo stesso Allende, Capo di Sato Maggiore dell’Esercito: avrebbe dovuto quindi garantire la fedeltà dell’Esercito al Governo Costituzionale Cileno. Dopo solo diciannove giorni, a capo del colpo di stato contro Allende ci sarà proprio Augusto Pinochet. Il Palacio de La Moneda, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica del Cile, fu bombardato con gli aerei. Allende muore al suo interno”. Il professore salernitano ha raccontato che durante il regime di Pinochet, che durò diciassette anni, ci furono oltre quarantamila morti ammazzati, tra loro anche alcuni italiani, e circa seicentomila persone incarcerate e torturate:” In Cile sono stati inventati i viaggi della morte: le persone che dovevano sparire venivano caricate sugli elicotteri e poi gettati in mare, legati a traversine della ferrovia in modo che i corpi non rimanessero a galla. Lo stadio di Santiago è stato per mesi il luogo di reclusione per migliaia di persone così come un vecchio e grande ristorante italiano di Santiago della famiglia Grimaldi. L’ambasciata italiana in Cile, diventò il luogo nel quale si rifugiarono 750 persone che cercavano di scappare dalla violenza delle bande militari e para militari cilene”. Il professor D’Angelo ha ricordato che nel 1969, il poeta cileno Premio Nobel Pablo Neruda fu indicato come uno dei candidati alla carica di Presidente della Repubblica cilena:” Si ritirò dalla competizione elettorale appoggiando la candidatura del suo amico Salvatore Allende. Neruda morì qualche settimana dopo il colpo di stato di Pinochet. Anche se era già malato di cancro e ricoverato in clinica, qualcuno ha ipotizzato che in qualche modo la sua morte fu agevolata” .Il professor D’Angelo ha anche ricordato che nel 1976 in Cile, a Santiago, si disputò la finale di Coppa Davis che fu vinta dall’Italia di Panatta, Bertolucci, e Barazzuti, con capitano non giocatore Nicola Pietrangeli, che giocarono, tranne l’ultimo set, con la maglietta rossa, in omaggio alle vittime del regime:” In Italia si sviluppò sulla stampa un dibattito incredibile circa l’opportunità di partecipare alla finale in un paese retto dalla dittatura di Pinochet. La partecipazione italiana era contestata dalla sinistra italiana. Addirittura il cantante Domenico Modugno scrisse una canzone a tal proposito: ” Non si giocano volée con il boia Pinochet”. Il governo, guidato da Giulio Andreotti, non prese posizione, lasciando la decisione alla Federazione italiana tennis, che autorizzò la partecipazione”. Il professor D’Angelo ha parlato anche del “Piano Condor”: ”Negli anni 70 e 80, prevedeva di costruire, negli stati dell’America Latina, regimi neoliberisti, smantellando lo stato sociale di quei paesi, costruendo un forte indebitamento estero per ridurli a colonie”.
Aniello Palumbo
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