“I distinti sono la terra di mezzo dello stadio. Lì ci sono i veri allenatori navigati, quelli che sanno tutto del calcio. L’equanime è il tipo umano che meglio rappresenta il frequentatore di questo settore: quello che se ti fischiano un rigore contro e tu ti disperi e giuri davanti a Dio che quel rigore non c’era, lui ti guarda e, con l’aria di chi è sconfitto dalla vita ma affronta la disfatta con aristocratica fierezza, scuotendo il capo dice: ”C’era”. A raccontare in modo ironico e scherzoso i vari tipi umani che incarnano i modelli universali di tifoso, è stato il dottor Corrado De Rosa, psichiatra, che per mestiere si occupa dell’uso della follia nei processi di mafia e terrorismo, autore di libri sulla camorra, di noir, ma soprattutto del divertente libro:” L’Allenatore sul divano. Psicologia minima di un tifoso di provincia”, edito da “ Caracò Editore” , che è stato presentato nel sesto incontro del “Tè Letterario”, l’originale iniziativa culturale organizzata, nella sede dell’associazione culturale “Fabrica” di Daniela Scalese ed Elisa D’Arienzo, dai direttori artistici della “Congrega Letteraria “ di Vietri sul Mare : Antonio Gazia e Alfonso Mauro, con la collaborazione di Francesco Citarella, Mariangela Stanzione, Rossella Nicolò, Francesco Barbato ed Edoardo Colace, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale nella persona dell’Assessore alla Cultura, il dottor Giovanni De Simone. “ L’allenatore sul divano” racconta il calcio e le sue grandi metafore, durante un campionato di Serie B della Salernitana, di cui De Rosa è un grande tifoso :”Ho seguito la Salernitana anche quando giocava in serie D” – ha raccontato De Rosa che ha parlato delle scritte sui muri della città dedicati alla Salernitana, dello scambio delle figurine per completare l’album dei calciatori, del calcio in una stanza con il Subbuteo e dei gemellaggi:” Sono un esempio di afflato calcistico se va tutto bene. Ma se perdi, sono una palla al piede insopportabile. Perché di certo, siamo amici. Anzi no, siamo fratelli. Ma se alla fine avesse vinto la Salernitana sarebbe stato meglio”. De Rosa ha anche raccontato con ironia di come ha cercato di appassionare al calcio sua figlia Costanza,:” Con un maschio è facile. Compri un completino e un pallone, lo fai sgambettare gridando al miracolo pure se è il più negato dei calciatori in erba. Poi lo iscrivi a una scuola calcio e sarà lui stesso a chiederti di andare allo stadio. Per la femmina è più difficile: basta un errore e si appassiona al tennis o alla pallavolo. Per sempre. Ho cercato di farla appassionare al calcio portandola allo stadio con il motorino, ma lei invece si è appassionata all’equitazione”. De Rosa ha stilato una classifica dei gol più belli dell’Età Contemporanea della Salernitana:” Il primo posto lo merita Eupremio Carruezzo detto Tony. La Salernitana, neopromossa in Serie B, giocava con l’Ancona. Era il 28 ottobre 1990: il giorno della prima vittoria nel nuovo stadio Arechi”. Altro gol importantissimo fu quello di Marco Di Vaio contro La Juventus in serie A: Una delle mie più intense gioie calcistiche di tutti i tempi”. Tanti altri sono i gol ricordati dal dottor De Rosa, ma uno che non si può dimenticare è quello fatto da Agostino Di Bartolomei a Brindisi nel 1990:”Praticamente riportò la Salernitana in B. Fu l’ultimo gol della carriera del grande Di Bartolomei”. Essendo uno psichiatra, il dottor De Rosa ha anche analizzato le piccole nevrosi del tifoso della Salernitana che poi sono quelle di tutti i tifosi: ” Grida “uomo!” se un granata non si accorge di un giocatore dell’altra squadra alle sue spalle, “no!” all’ammonizione di uno dei suoi anche se l’entrata era da kamikaze, “mano!” ogni volta che la palla sfiora il tronco di un avversario, vede fuorigioco millimetrici e falli impercettibili. Il suo linguaggio non verbale è una certezza. Guarda l’ora appena l’arbitro fischia l’inizio per sapere sempre quanto manca all’intervallo. Alla fine batte l’indice sull’orologio se il recupero sembra troppo lungo e la Salernitana sta vincendo, agita il braccio facendo segno di ammonire un avversario al primo fallo, applaude annuendo per un fallo dubbio a favore. Se l’arbitro fischia un fallo contro è cornuto, invariabilmente. Se al primo tiro in porta la squadra avversaria segna contro la Salernitana, il tifoso deve decantare subito le lodi della madre del calciatore che ha segnato. Il tifoso è rompipalle, bipolare, fazioso, autoreferenziale e sognatore. E deve essere così”. Si dice che il calcio sia l’oppio dei popoli:” Certo. Ma la vita già è complicata assai, almeno questa dipendenza teniamocela stretta. Il benessere passa anche per il tifo”. Alla serata ha partecipato l’avvocato Andrea Criscuolo, addetto stampa del “ Salerno Club 2010” presieduto dal supertifoso Salvatore Orilia. Criscuolo , che è anche conduttore del programma “Tifosissimi” trasmesso su Telecolore, è noto anche per la sua grande conoscenza dei ristoranti dove si mangia meglio:” Mi chiamano l’avvocato gastronomico. Ho una mia pagina su internet dove consiglio ai tifosi i migliori ristoranti dove andare quando la Salernitana gioca fuori casa”. Criscuolo segue sempre con grande emozione le partite della Salernitana. “ La passione per questa squadra ti colora la vita”. A volte, per la gioia, ha anche pianto per la sua squadra del cuore:” Piango solo per la Salernitana. Ho pianto in alcune partite: quando pareggiammo a Napoli col gol di Lazzaro al 94°. Dopo quella partita sono stato 15 giorni con la colite acuta , per la gioia ed anche per lo stress vissuto. Ho un tatuaggio sul braccio che ricorda quel gol come ho anche il tatuaggio di” Minala al 96°” ed altri che ricordano i momenti importanti della mia vita: sono dedicati alla mia famiglia e alla Salernitana che per me fa parte della mia famiglia”. Criscuolo ha pianto anche quando, nel 1990, ci fu la festa per la promozione della Salernitana in serie B:” Eravamo in centomila in Piazza della Concordia a cantare “trottolino amoroso” il ritornello della canzone “Vattene amore” di Mietta e Minghi. Per me la Salernitana è una fede. E’ condivisione di passioni, di emozioni, di purezza”.
Alla fine della serata sono stati consegnati da Mariangela Stanzione e Laura Walnny due riconoscimenti, per la collaborazione offerta alla “rete” della “Congrega Letteraria”, a Tony Irno dell’Associazione “Raito 80” e a Salvatore Pellegrino, presidente del “Club Raito Granata”. (FOTO DI EDOARDO COLACE)
Aniello Palumbo.