All’alba del 12 settembre del 1943, il giovane marinaio Andrea Mansi, all’oscuro dell’avvenuto armistizio, dopo aver trascorso un breve periodo di licenza a Ravello, dove è nato nel 1919, torna a Napoli, per riprendere servizio all’Ospedale Militare dove però non trova nessuno. Sono spariti tutti. La città è presidiata dai tedeschi che penetrano nelle case che saccheggiano e distruggono: anche l’Università viene invasa e incendiata. Andrea Mansi, non immaginando ciò che sta accadendo in città, con la sua uniforme bianca della Regia Marina, si dirige verso il centro, ma viene fermato da un gruppo di tedeschi in Piazza Borsa. A spintoni e a colpi di calcio di fucile i militari lo trascinano fino all’atrio in fiamme dell’Università. Lì il giovane Mansi viene arso vivo e sparato mentre geme agonizzante. Alla cruenta esecuzione sono costretti ad assistere e ad applaudire numerosi civili: tra loro c’è anche Antonio Ghirelli, futuro giornalista de “Il Mattino”. Una lapide posta sulle scale dell’Ateneo ricorda ancora oggi quel tragico episodio che diede l’avvio alle “Quattro giornate di Napoli” e che è stato raccontato dallo scrittore salernitano Antonio Schiano di Cola nel suo “Albo D’Oro dei Caduti di Ravello”, edito da “Gutenberg Edizioni”, dedicato a tutti i ravellesi caduti durante la Prima e Seconda Guerra Mondiale (ben 31 nella prima e 18 nella seconda); e uno nella Guerra d’Africa:” Si chiamava Vincenzo Ansanelli, Tenente di Fanteria morto gloriosamente sul campo di battaglia. Per il suo eroismo e coraggio ha meritato la Medaglia d’Argento al Valor Militare “alla memoria” – ha spiegato Antonio Schiano, Sottotenente di Fanteria e Luogotenente della Guardia di Finanza, in congedo – “Ognuno dei circa duemila abitanti di Ravello ha perso un parente in guerra e di ognuno in questo libro è raccontata la storia personale”. Antonio Schiano, ha già pubblicato l’Albo d’Oro dei Caduti di Pellezzano, di Fisciano, di Baronissi e di Bracigliano:” Ho già iniziato le mie ricerche per pubblicare l’Albo d’Oro dei Caduti di Siano”, ha annunciato l’autore che con grande sensibilità nei suoi libri fa emergere le vicende di tanti soldati che diedero la vita per tenere fede ad un impegno:” Da onorare anche a costo dell’estremo sacrificio che deve essere ricordato attraverso testimonianze che risultino di esempio e monito alle nuove generazioni”. Tanti gli uomini di Ravello che furono allontanati dagli affetti familiari e mandati a combattere in prima linea. Questi i nomi delle loro famiglie: Amato, Ansanelli, Apicella, Carretta, Cioffi, Colonnese, Conte, D’Auria, Della Pietra, Del Pizzo, Del Verme, Di Lieto, Di Palma, Donatantonio, Esposito, Farace, Fortunato, Giusto, Imperato, Mansi, Mari, Napoletano, Palumbo, Penna, Pisani, Rubino, Ruocco, Sacco, Vicale, Vitale. Il prestigioso volume, patrocinato dall’ Amministrazione Comunale di Ravello, è stato presentato nell’Auditorium Oscar Niemeyer di Ravello, alla presenza dell’Arcivescovo di Amalfi-Cava, Monsignor Orazio Soricelli, di alcune scolaresche dell’Istituto Comprensivo Ravello-Scala, delle rappresentanze di Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito e Capitaneria di Porto, e di quelle delle Associazioni dei Marinai in congedo e dei Finanzieri in congedo, di cui fa parte l’autore. E’ intervenuto all’evento il Tenente Colonnello dell’Esercito, Giorgio di Palma, che ha curato la postfazione del libro: ” Mi ha fatto sentire orgoglioso di essere Ravellese”. Il Vicesindaco, Salvatore Ulisse di Palma, ha sottolineato l’importanza del testo:” Soprattutto per i giovani, affinché possano attingere a quei valori di amor patrio che vanno sempre più affievolendosi”. Nella presentazione del volume il Sindaco, l’avvocato Salvatore Di Martino, ha spiegato che con grande orgoglio ha accolto la pubblicazione dello scrittore salernitano: ” Leggere tanti cognomi familiari, poter solo immaginare il dolore di chi li ha amati e persi, è per me fonte di grande commozione”. Lungo e paziente è stato il lavoro di ricerca di Schiano di Cola” Ho consultato anche i fogli matricolari di ognuno di loro, conservati all’Archivio di Stato di Salerno. Ognuno ha dato la sua vita per la Patria. Il più giovane è stato un ragazzo di poco più di 18 anni, Nicola Giuseppe Penna, che ferito all’addome in combattimento, durante la Battaglia del Solstizio, al fronte sul Piave, ricoverato in condizioni disperate nel vicino Ospedaletto da Campo, muore il 19 giugno 1917”. Puntuale la collaborazione del personale dello Stato Civile, dell’Anagrafe e dell’Archivio Storico del Comune di Ravello. Alla presentazione del libro erano presenti numerosi eredi dei Caduti Ravellesi “ A loro va riconosciuto un grande merito: hanno reso la loro toccante testimonianza e fornito preziosi cimeli fotografici effigianti i loro cari, morti o dispersi in guerra” – ha affermato con animo grato Antonio Schiano –“ Tanti eredi, solo dopo le mie ricerche, sono venuti a conoscenza dei luoghi ove riposano le spoglie dei loro congiunti. Molti di loro avrebbero voluto esumarne i Resti mortali dai sacrari militari per collocarli nelle tombe di famiglia. A tutti ho suggerito di lasciarli lì dove sono, insieme ai loro commilitoni. Solo così continueranno in perpetuo a far parte della Storia d’Italia”.
Aniello Palumbo