La vita, i versi e le musiche di Raffaele Viviani raccontate dal Maestro Rino Napolitano al “Parco Storico Sichelgaita”.

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“Tutte ‘e ccose ‘mpruvvisate songo sempe sapurite”. Sono i versi di una famosa poesia, ‘E ccose ‘mpruvvisate  di Raffaele Viviani , interpretati dal Maestro Rino Napolitano, musicista,  cantante e attore napoletano, che ha raccontato l’essenza dell’uomo Raffaele Viviani:” Parlare di Viviani, significa parlare di napoletanità”,  ha spiegato Napolitano  nel corso del suo recital per chitarra e voce, eseguito  nella grande sala della “Pinacoteca Provinciale” di Salerno, durante l’incontro organizzato dalla presidente del “Parco Storico Sichelgaita”, la professoressa Clotilde Baccari Cioffi, che ha ricordato le finalità dell’associazione:” Diffondere la cultura, valorizzare il territorio e le sue eccellenze, in amicizia”. La presidente Baccari Cioffi, ha voluto concludere l’anno sociale con un incontro dedicato al grande autore, attore, commediografo, compositore e poeta:” Uno degli esponenti più illustri della drammaturgia napoletana novecentesca, insieme al grande Eduardo De Filippo”.

 

 

Il maestro Napolitano ha raccontato che Viviani era nato a   Castellammare di Stabia il 10 gennaio 1888:” All’anagrafe fu registrato con il suo originario cognome che era Viviano: lo mutò perché lo riteneva poco teatrale. Viviani debuttò sulle scene teatrali all’età di quattro anni e mezzo, in un teatrino di marionette a Porta San Gennaro dove, a conclusione dello spettacolo che si rappresentava ogni sera, si esibiva il tenore e comico Gennaro Trengi. Viviani ascoltava affascinato le battute di Trengi: aveva imparato a memoria tutto il suo repertorio e una sera che questi si era ammalato, venne frettolosamente vestito con il frac di una marionetta e mandato in scena dall’impresario del teatrino Aniello Scarpati. Viviani ebbe tanto successo che Trengi perse il posto: la stampa si occupò del piccolo prodigio e ogni sera accorse sempre più gente per vedere il piccolo Papiluccio, come lo chiamavano in famiglia.  Gli fu anche affiancata una giovane cantante, Vincenzina Di Capua, come duettista”.   Il padre di Raffele Viviani si era trasferito a Napoli dove aveva trovato lavoro come attrezzista di scena e vestiarista teatrale; in seguito fondò alcuni teatrini chiamati Masaniello che furono la prima scuola d’arte del piccolo Papiluccio”. Napolitano ha raccontato che Viviani è stato un artista a tutto tondo: “Scriveva i testi teatrali, li interpretava e scriveva anche le musiche; fu capocomico e impresario di sé stesso”. Rino Napolitano, ha raccontato che nel 1929 Viviani e la sua compagnia affrontano con successo una tournée nell’America Latina:” Con tappe a Buenos Aires e Rosario (Argentina), Montevideo (Uruguay) e San Paolo (Brasile) la città dove vivono più napoletani al mondo”. Il suo successo si scontrò presto con l’entrata in guerra dell’Italia:” Nella stagione 1942-43, pur di far ripartire il suo teatro chiese di recitare nelle città bombardate allestendo una nuova compagnia che recitava fra un allarme e l’altro. Ad ogni suono di sirena compagnia e spettatori si rifugiavano nei rifugi per poi tornare in teatro con il cessato allarme”. Napolitano ha anche raccontato che Viviani abolì la figura del suggeritore in teatro:” Gli attori recitavano a memoria e provavano prima di andare in scena e dopo la chiusura del teatro. Viviani era un direttore estremamente esigente per sé stesso e per i suoi attori”. Napolitano ha raccontato che Viviani, ammalato, nel 1945 diede l’addio alle scene:” La malattia aveva preso il sopravvento. Viviani, definito poeta degli umili”, morì la mattina del 22 marzo 1950 e dal 1960 riposa nel Quadrato degli Uomini illustri al Cimitero di Poggioreale a Napoli. Il suo attuale mausoleo fu inaugurato alla presenza del Presidente della Repubblica Giovanni Leone e dell’attore Nino Taranto”. Napolitano, coinvolgendo il pubblico, ha interpretato i maggiori successi di Viviani: “A Rumba d’ ‘e scugnizze”, tratta da “L’ultimo scugnizzo”, uno dei testi più famosi del teatro di Viviani; “Bammenella ‘e copp’ ‘e Quartier”, scritta per la sorella Luisella, e tanti altri. La professoressa Clara Mattia Cuoco, ha ricordato i tanti eventi organizzati dal sodalizio:” Sono stati una crescita associativa e culturale per tutte noi” e, a nome di tutte le socie, ha ringraziato la presidente Baccari Cioffi citando una frase di Kennedy “Dobbiamo trovare il tempo per fermarci e ringraziare le persone che fanno la differenza nelle nostre vite”.

 

Aniello Palumbo