“Tra l’ottobre del 1943 e il maggio del 1945, più di 15mila italiani colpevoli di opporsi all’espansionismo comunista slavo propugnato dal maresciallo Tito, furono fucilati, annegati con una pietra al collo, picconati, impalati, legati mani e piedi con fili di ferro: molti venivano lasciati cadere, ancora vivi, nelle foibe, delle cavità molto profonde, sparando al primo della fila che, legato agli altri, li trascinava con se. Niente di diverso da ciò che è stato fatto dai Nazisti”. A ricordare la tragedia delle foibe che per anni è stata tenuta nascosta, è stato il professor Francesco Casale, avvocato, docente di discipline giuridiche ed economiche, rappresentante del Centro Mondiale di Cultura per il Centro e Sud Italia, autore del libro “Il Giorno del Ricordo: Genocidio, Esodo, e Mutilazione della Patria”, presentato alla libreria “Imagine’s Book” di Salerno, in occasione delle celebrazioni del “ Giorno del Ricordo”, istituito con la legge del 30 marzo 2004 che riconosce il 10 febbraio quale data per conservare e rinnovare la memoria di questa tragedia. Il Consigliere Comunale Roberto Celano ha ricordato le tante iniziative organizzate negli anni, insieme all’avvocato Casale, per ricordare questa drammatica vicenda:” Bisogna continuare a organizzare dibattiti come questo perché c’è ancora chi non è sensibile ad un genocidio che ha interessato migliaia di italiani. Tutti i martiri dovrebbero essere ricordati e commemorati allo stesso modo”. E’ intervenuto anche Vincenzo Russo, studente del Liceo Publio Virgilio Marone di Mercato San Severino, ex alunno dell’avvocato Casale, che, con rammarico, ha spiegato che ancora oggi nelle scuole si parla poco del “Giorno del Ricordo”:” Questo giorno dovrebbe essere ricordato così come si ricorda il “Giorno della Memoria” il 27 gennaio. E’ giusto onorare questa solennità: i morti non hanno colore politico. Tutti, soprattutto i miei coetanei dovrebbero conoscere la storia di Egea Haffner, la famosa “bambina con la valigia”, simbolo di questo terribile evento storico, che nel 1945, quando suo padre venne prelevato dalla sua casa da tre titini, probabilmente inghiottito dalle voragini carsiche, ancora bambina inizierà la sua vita di esule, che la costringerà a lasciare la sua terra”. Il professor Casale ha spiegato che per anni non si è parlato di questo genocidio:” Perchè non se ne doveva parlare: c’è stato un negazionismo diffuso e, quando non si è potuto fare a meno di parlarne, anche grazie alla caduta del Muro di Berlino, alla fine del comunismo internazionale e all’apertura degli archivi, si è cercato di minimizzare o di giustificare. Anche il Presidente Giorgio Napolitano, in un suo discorso del 2007, ammise, con molto ritardo, ma con grande onestà intellettuale, che questa tragedia era stata rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali, assumendosi, insieme alla sua parte politica, la responsabilità di aver negato o teso a ignorare la verità”. L’avvocato Casale ha ricordato che il 10 febbraio del 1947 fu firmato il “Trattato di Pace” di Parigi tra l’Italia e le potenze alleate:” Con questo trattato la Repubblica Italiana perde le terre dell’Istria , parte della Dalmazia, della Venezia Giulia e delle isole del Quarnaro, che le erano state riconosciute alla fine della Prima Guerra Mondiale e per le quali tanti giovani erano morti. Questo Trattato sanciva una punizione ingiusta per l’Italia: assunse i contorni di una pulizia etnica. L’ideologia comunista aveva stabilito l’equazione secondo la quale : italiano era uguale a fascista e che quindi si poteva fare di tutto, anche eliminare gli italiani in quanto fascisti”. Il professor Casale ha spiegato che cosa sono le foibe: ” Sono delle fosse, delle profonde voragini rocciose a forma d’imbuto rovesciato, con un’imboccatura di 4-6 metri e una profondità iniziale di 256 metri. Se ne stanno scoprendo altre in Slovenia nelle quali ci sono centinaia di morti, anche non italiani: soprattutto oppositori sloveni al regime comunista”. Casale ha anche ricordato che furono 28.000 gli abitanti di Pola, su 32.000, che abbandonarono il capoluogo istriano, avviandosi verso i Centri Raccolta Profughi insieme a decine di migliaia di istriani, fiumani e dalmati che eserciteranno il diritto di opzione per la cittadinanza italiana:” Gli esuli saranno circa 350.000. Fuggirono dalle truppe del maresciallo Tito: da Fiume dove su 60.000 abitanti ne fuggirono 54.000; dall’Istria e dalla Dalmazia, e scelsero Trieste, capitale morale dell’’esodo, ma anche Gorizia”. Alcuni esuli e i loro discendenti si sono affermati, diventando famosi in diversi campi:” Laura Antonelli, Alida Valli, Nino Benvenuti, Mario Andretti, Sergio Endrigo, Uto Ughi e Ottavio Missoni. Lo stesso allenatore del Napoli e della Cavese, Pietro Santin, era nato a Rovigno d’Istria, da dove , al termine della guerra, con la famiglia fuggì in Italia, stabilendosi in Campania dove poi si sposò con una donna di Cava de’ Tirreni”. Casale ha ricordato anche il dottor Giovanni Palatucci, l’ultimo reggente di Fiume italiana, e Monsignor Giuseppe Palatucci, Vescovo della diocesi di Campagna-Acerno, e che tra gli infoibati c’erano anche tanti meridionali: ” Come l’agente di polizia battipagliese Domenico Manzione”. Casale ha ricordato, inoltre, la strage di Vergarolla, la figura di Maria Pasquinelli, di Stefano Petris, la vicenda dei carabinieri di Malga Bala, quella del processo “delle Foibe”, quella delle pensioni pagate agli assassini risiedenti in Jugoslavia: ” Sul finire degli anni novanta, alcune inchieste giornalistiche segnalarono che ad alcuni responsabili del programma di pulizia etnica e di persecuzione degli italiani, residenti nell’ex Jugoslavia, erano state erogate diverse migliaia di pensioni pera svariai miliardi delle vecchie lire”. Il professor Casale che nel 2015 fu premiato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il secondo posto ex aequo conseguito nel concorso nazionale “10 febbraio”, indetto dal MIUR, con gli alunni dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Publio Virgilio Marone” di Mercato San Severino, ha auspicato che di questa tragedia si parli maggiormente nelle scuole:” Bisognerebbe curare molto l’insegnamento della Storia Contemporanea tra i giovani, soprattutto la storia del ‘900, affinché non si dimentichino queste tragedie che, come diceva Sofocle, il tempo ha svelato e portato alla luce”. (Foto Vincenzo Russo).
Aniello Palumbo