” I Santi Martiri Salernitani: Ante, Fortunato e Caio, i cui busti argentei sono stati realizzati all’inizio del 1700, che tradizionalmente aprono la processione, non sono realmente le “Tre Sorelle”, come vengono chiamate dal popolo per i loro volti dai lineamenti dolci e per i capelli lunghi; le vere sorelle sono le tre sante :Tecla, Archelaide (o Archelaa) e Susanna, i cui busti lignei, realizzati nel 1697 dallo scultore Matteo Fumo, sono esposti nel vestibolo dell chiesa di San Giorgio in Via Duomo. Fino al 1799 uscivano in processione”.
A chiarire questo importante aspetto riguardante la processione di San Matteo, è stato il dottor Adolfo Gravagnuolo, Past President del Rotary Salerno , studioso della storia della nostra città, che ha suscitato l’interesse dei tanti soci rotariani presenti alla conviviale rotariana organizzata dal Club Rotary Salerno Duomo, presieduto dal dottor Giuseppe Cimmino, che ha ringraziato il socio Alfredo Marra per aver invitato l’illustre relatore:” Adolfo Gravagnuolo è un profondo conoscitore della vita sociale e della storia salernitana. Tutti lo ricordiamo come presidente del “Casino Sociale” di Salerno”. La serata è stata organizzata presso il ristorante didattico “Don Tullio” dell’Istituto Alberghiero, sede di Via Pertini, diretto dal professor Gianfranco Casaburi, in interclub con il Rotary Club Salerno Est, presieduto dal dottor Carmine Nobile che ha sottolineato l’importanza della serata : ” La Festa di San Matteo rimane un appuntamento insostituibile per la comunità salernitana. Un segno del passato che vive nel presente”. I ragazzi dell’alberghiero, diretti dai docenti e dal responsabile del ristorante didattico, il professor Roberto Russo, hanno dimostrato la grande professionalità raggiunta grazie al progetto didattico che ha l’obiettivo di avvicinare questi giovani volenterosi, iscritti agli indirizzi di cucina, sala e ricevimento, al mondo del lavoro.
Il dottor Gravagnuolo ha raccontato che la processione di San Matteo per circa un decennio non fu organizzata: ”Il Sindaco Matteo Luciani, eletto nel 1862 , decise che le processioni non potessero più percorrere le strade cittadine. Tutti i riti religiosi si svolgevano solo all’interno delle chiese. Riuscirono a far uscire nuovamente la processione “le fornellesse”, le donne del quartiere Fornelle, che nel 1873, rubarono le chiavi della Cattedrale del Duomo e fecero uscire le statue, alle sei del mattino, portate in spalla dai loro figli, su paranze adattate al momento da alcuni falegnami. Fu una processione rivoluzionaria. Matteo Luciani a quel punto si arrese e da allora la processione si è sempre fatta”. Gravagnuolo, che ha effettuato ricerche negli archivi storici e nelle biblioteche e studiato testi scritti da personaggi salernitani come l’avvocato Orila, ha ricordato anche il periodo del colera del 1837 che colpì Salerno provocando 1197 morti :” In quell’anno venne organizzata una processione penitenziale, che non venne fatta il 21 settembre, organizzata anche grazie alla volontà dell’Amministrazione Comunale di Salerno che emise una delibera che così recitava:” Forza umana non può schivare, altro scampo non rimane che il soccorso del Cielo”. Dopo la processione scomparve il colera a Salerno”. Gravagnuolo ha anche spiegato che l’alzata del panno nel passato non si faceva nell’atrio del Duomo, ma ogni anno in una piazza diversa di Salerno:” Di solito veniva scelta Piazza Largo Campo o quella davanti alla Chiesa di Santa Lucia: raramente Piazza Portanova”. Gravagnuolo ha anche raccontato che cento anni fa la Festa di San Matteo durava due giorni:” Una folla oceanica partecipava alla festa. Venivano organizzati terni speciali per consentire alla gente di arrivare a Salerno. Il giorno dopo la processione del 21 rimanevano le bancarelle ed anche i fuochi venivano ripetuti”. Aniello Palumbo