Scomparve a Salerno, la cantante – soprano – sciantosa Giovanna Cardini, in arte Nina de Charny, un vero talento naturale, famosa in Italia e nel mondo: si era esibita al Salone Margherita a Napoli, ma aveva cantato anche a Milano, Parigi, Londra e perfino a New York, “a Nevaiorche” come lei stessa scrive in una lettera che è stata ritrovata e riproposta in un articolo giornalistico scritto, nel 2016, da Roberto De Simone. La bella cantante napoletana scomparve nel luglio del 1913, dopo essersi esibita, per l’ultima volta, al Teatro Luciano, sul Corso Vittorio Emanuele di Salerno, che poi divenne il Cinema Metropol e successivamente il negozio di abbigliamento “Benetton”. Il Teatro Luciano, di proprietà dell’imprenditore Vincenzo Adinolfi, era stato progettato dall’ingegner Michele De Angelis e affrescato con i dipinti del Maestro Avallone. La misteriosa scomparsa di questa famosa cantante ha ispirato l’ingegner Giuseppe Esposito, noto scrittore salernitano di origini napoletane, che ha scritto il suo nuovo libro: ”La scomparsa di una Sciantosa” edito dalla “Stamperia del Valentino”, che è stato presentato al Circolo Canottieri Irno di Salerno, presieduto dal dottor Alberto Gulletta, durante un’interessante e coinvolgente serata organizzata dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, Presidente dell’Associazione “Parco Storico Sichelgaita” alla quale ha partecipato anche l’editore, il dottor Paolo Izzo, che ha ricordato il “Processo Cuocolo” del 1906, richiamato nel libro. Nel libro l’autore racconta lo svolgimento delle indagini che il Commissario Nicola Ruffo, già protagonista di un altro libro di Giuseppe Esposito: “Non c’è requie ai Cristallini”, avvia incuriosito dalla storia raccontatagli, mentre era seduto al bar a mangiare una sfogliatella rigorosamente frolla, da un giovane artigiano, Luigi Romano, detto Gigino e Carraturo, che lavora in una bottega di San Gregorio Armeno dove realizza pastori per il presepe. Nato nello stesso quartiere della cantante: ncopp e Quartier a Toledo, i Quartieri Spagnoli, Gigino era segretamente innamorato della famosa sciantosa e dopo averne denunciato inutilmente la scomparsa, tre anni prima, non volendosi rassegnare, si rivolge al Commissario Ruffo. Le indagini portano Ruffo a Salerno dove incontra personaggi realmente vissuti in quell’epoca nella nostra città: il giornalista Ottavio De Sica, zio del famoso attore e regista Vittorio De Sica, che abitava in Via Giovanni Da Procida dove c’era e c’è la “Cartoleria Cirillo”, dove c’era e c’è la “Pasticceria Chianese” che, secondo quanto detto da Ottavio De Sica nel libro, faceva le sfogliatelle migliori di quelle di Pintauro a Napoli. In Via Da Procida c’era anche la gioielleria del nonno di Marcello Napoli, Don Alfredo, gioielliere dal 1906, come ha raccontato il giornalista e scrittore salernitano che ha scritto la postfazione del libro e consigliato Giuseppe Esposito di scrivere un libro sulla storia della De Charny che già lui aveva raccontato in un articolo, dopo aver effettuato delle ricerche personali:” Di sicuro sappiamo che dal 1916 la de Charny esegue una serie di registrazioni a New York, presso la casa discografica Victor” – ha raccontato Marcello Napoli – A scrivere alcune delle sue canzoni fu Francesco Pennino, di Bernalda, Potenza, che era il nonno del regista Martin Scorsese. Si racconta che fu proprio lui a regalare al “nipotino” la prima cinepresa da 16 mm.”. Il Commissario Ruffo, al Casino Sociale di Salerno incontra anche Giovanni Liguori, Amedeo Moscati, Giulio Grimaldi, Clemente Mauro, Incagliati, il dottor Avenia e il dottor Guglielmi. Nel corso delle indagini va anche a Roma, dove incontra il Conte Matarazzo, originario di Castellabate, ricco imprenditore, proprietario, si diceva, di mezzo Brasile. Uno degli uomini più potenti del mondo. A recitare alcuni passi del libro è stata la brava attrice Pina Russo, mentre a ricreare le atmosfere della Bella Époque napoletana, ormai agli sgoccioli in quegli anni, ci hanno pensato i Michelemmà, che con la stupenda voce di Francesco Del Prete e la chitarra di Antonio De Martino hanno eseguito alcuni coinvolgenti brani della canzone classica napoletana come “Reginella” e ‘O surdato ‘nnammurato che il commissario Ruffo, nel libro, ascolta, sorseggiando un caffè, seduto al Bar Gambrinus.
Aniello Palumbo