La sanità in Campania, la testimonianza.

Una veduta esterna dell'ospedale Ruggi d'Aragona di Salerno, in una foto tratta dal sito della struttura ospedaliera, 5 maggio 2018. E' una polacca di 33 anni residente a Giffoni Valle Piana (Salerno), la donna che nella serata del 4 maggio, eludendo la sorveglianza interna, ha prelevato il proprio bambino di circa un mese dall'ospedale Ruggi d'Aragona facendo poi perdere le tracce. La donna, al momento del parto avvenuto il 28 marzo scorso, è apparsa subito in un evidente stato di ebbrezza alcolica che ha fatto scattare la segnalazione al Tribunale dei Minorenni di Salerno già a conoscenza, peraltro, della delicata situazione della donna, che ha altri due figli non affidati a lei. Di qui la disposizione del tribunale che le consentiva solo di allattare il figlio in ospedale ma non di portarlo a casa. ANSA/ SITO OSPEDALE RUGGI D'ARAGONA +++ HO - NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++
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da Giancarlo Sorrentino riceviamo e pubblichiamo

Sono un normale cittadino (o almeno tale mi ritengo)  di 67 anni che, un po’ per convinzione personale ed un po’ per seguire le indicazioni del medico (amico di infanzia), ogni anno, nel periodo aprile/maggio, mi sottopone ad un ceck  completo del cuore (ecocardiodoppler, ECG, ECG da sforzo etc.).

Nell’anno 2022 il ceck, originariamente  previsto per aprile, viene rimandato causa COVID, per cui, nei  primi giorni di luglio, inizio gli accertamenti  (presso una struttura convenzionata di Salerno, la mia città di nascita e di residenza)  nel corso dei quali emerge e mi  viene refertata una “stenosi aortica severa” tanto che il professionista, il giorno 14 luglio, conclude  con “…si consiglia consulenza cardiochirurgica per eventuale intervento”.

Accuso il colpo (per un normale cittadino pensare di sottoporsi ad un intervento chirurgico al cuore non credo sia un’aspirazione, anzi…) e prenoto, anche su suggerimento dello stesso medico che mi ha refertato, una visita con il dott. Severino  Iesu, direttore di ”Cardiochirurgia d’Urgenza dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno”, visita concordata per il 20 luglio alle ore 14:00 per la quale ho corrisposto la cifra totale di € 153,23 (fattura num. 904LPI0001461/22).

Durante la visita, che fatico a definire tale in quanto il dott. Iesu semplicemente  legge  il referto che gli presento, mi viene solo detto che devo sottopormi ad intervento chirurgico e mi viene chiesto quale protesi preferisca, se quella meccanica o quella biologica.

Resto un po’ perplesso e faccio presente al medico che nella mia vita lavorativa passata (adesso sono un pensionato) mi sono sempre occupato  di altro, per cui i termini  “protesi meccanica” o “protesi biologica” sono per me nuovi e sconosciuti.

A questo punto il medico mi chiede l’età e mi dice che per i soggetti della mia età è consigliabile utilizzare protesi biologiche, poi mi congeda invitandomi a prenotarmi, per l’intervento, dalla sua assistente nella camera di fianco.

Scambio qualche parola con la sua assistente (non ricordo bene se fosse la signora Anna o la signora Carmela), la quale mi rassicura sull’esito dell’intervento (ormai muoiono in pochi, mi dice…) ma, contestualmente, mi consiglia ad assicurarmi che lo stesso sia eseguito  dal dott. Iesu e non da altri; annota i miei recapiti e mi dice che la lista d’attesa è lunga per cui difficilmente  l’intervento potrà essere programmato  entro ottobre, così come mi aveva fatto intendere il dott. Iesu.

Capisco i medici, in quanto l’intervento chirurgico è il loro lavoro quotidiano, ma per i pazienti, che l’ospedale lo conoscono solo da lontano, non è proprio il massimo sentirsi trattare come sono stato trattato io, specialmente quando si rivolgono a strutture ritenute (o che si ritengono) eccellenze.

Comunque la vita continua e nella mia mente si  fa strada un dubbio: ma le cose stanno proprio così o magari qualcuno della filiera (termine molto in auge nel presente) non è stato molto attento a ciò che i macchinari utilizzati per la diagnosi hanno evidenziato?

Mi ricordo di aver sentito, tempo addietro, di una eccellenza nel campo della cardiochirurgia che si trova a Mercogliano, così recupero i riferimenti (trattasi della clinica Montevergine) e  telefono chiedendo un  appuntamento  per una visita cardiologica, cosa che avviene a stretto giro, tanto che il giorno 28 luglio alle ore 16:00 sono già in clinica per la visita programmata.

Dopo aver superato un rigido protocollo sanitario anti COVID, mi assegnano il cardiologo dott. Daniele Scala al quale, e me ne vergogno, non svelo la patologia che mi hanno già diagnosticato e racconto di aver prenotato la visita presso di loro solo perché a Salerno i tempi di prenotazione  sono molto lunghi.

Ma, si sa, le bugie hanno le gambe corte tanto che il dott. Scala si accorge immediatamente  della mia patologia e, seduta stante, mi fa colloquiare con il cardiochirurgo (dott. Carlo Zebele) il quale, messo al corrente della situazione, mi illustra per filo e per segno cosa ho e soprattutto a cosa andrei incontro se scegliessi di sottopormi o meno all’intervento chirurgico e mi invita, qualora decidessi di seguire la strada dell’intervento, di comunicare tale decisione agli operatori di sportello i quali mi darebbero tutte le informazioni necessarie sul da farsi.

Durante il rientro a casa, prima di imboccare la galleria di Serino, mi rintracciano al telefono e mi comunicano che, se sono d’accordo, mi organizzano il prericovero per il successivo giovedì 4 agosto, cosa che ovviamente accetto e mi preoccupo di chiedere quali documenti dovrò esibire o che tipo di impegnativa medica. Mi viene risposto che non occorre nulla!

E siamo giunti al 4 agosto, quando  di buon’ora giungo a Mercogliano e, dopo aver superato anche questa volta il rigido protocollo sanitario anti COVID,  entro in clinica alle ore 8:00 e vengo sottoposto ad una lunga serie di esami al termine dei quali, e siamo alle ore 14:00 circa, una dottoressa (mi perdonerà ma proprio  non ricordo il nome) mi spiega nuovamente la tipologia dell’intervento al quale mi dovrei sottoporre  e, accortasi delle mie evidenti o malnascoste  preoccupazioni, mi rassicura sull’esito. Alla fine del colloquio la dottoressa mi informa che la pratica ripartirà solo dopo che avrò fatto pervenire, ad un indirizzo mail dedicato, una consulenza medico/dentistica.

Al rientro a Salerno mi organizzo per la consulenza dentistica ma il periodo (siamo nell’imminenza di ferragosto) non mi aiuta, tanto che la visita non potrà avvenire prima del 24 agosto.

Non appena dispongo del referto, provvedo ad inviarlo all’indirizzo mail dedicato ed immediatamente, e siamo al 25 agosto, vengo richiamato dalla clinica ed informato che, se sono disponibile, l’intervento può essere programmato anche entro la fine del mese (cioè entro pochi giorni…), altrimenti si rimanderà il tutto alla prima quindicina di settembre.

Opto per settembre (avevo programmato un incontro con figlio e l’unica mia nipotina che non risiedono a Salerno), per cui viene fissata  la data del ricovero per il giorno 14 settembre 2022.

Non racconto l’intervento (avvenuto il giorno 16 settembre) e la successiva fase post-operatoria e riabilitativa,  ma posso solo dire che, almeno secondo il mio parere di paziente, ho trovato tutto il personale (medico, paramedico ed anche amministrativo) tollerante, preparato e disponibile che mi ha  assistito nel migliore dei modi fino al giorno delle dimissioni ed anche oltre, il tutto con una spesa totale di euro 102,00 (la parcella del dott. Scala Daniele).

Perché ho scritto tutto questo? Perché ad oggi, e siamo al 19 gennaio 2023, sono ancora in attesa di una chiamata dal dipartimento di  Cardiochirurgia d’Urgenza dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno per concordare la data dell’intervento.

Nel frattempo un cardiologo salernitano al quale mi sono rivolto per l’assistenza ed al quale ho raccontato tutto ciò che ho fin qui relazionato, mi ha candidamente  detto che a Salerno vige un “regolamento  tutto   particolare” per le liste di attesa e che un modo per poterle superare, con l’ovvio supporto di qualche medico compiacente, è quello di recarsi al pronto soccorso con una presunta urgenza e di farsi ricoverare: l’intervento sarà una conseguenza ovvia con buona pace di chi sta in fila e non vorrebbe diventare egli stesso emergenza!

Rispetto tutto e tutti, ma qui si parla di patologie che hanno un forte impatto, per cui un primo approccio un po’ meno formale (mi riferisco al dott. Iesu) o  una telefonata che avvisa il paziente che i tempi si allungano e che quindi è ipotizzabile rivolgersi dove gli stessi sono più contenuti, potrebbe risparmiare qualche vita e potrebbe contribuire a migliorare il rapporto (oggi precario) che i cittadini hanno con le istituzioni, sanità compresa.

Il fenomeno dell’emigrazione sanitaria verso altre regioni, tema tanto caro al presidente De Luca, credo si possa fronteggiare anche modificando taluni atteggiamenti e riservando la normale attenzione che meritano i malcapitati pazienti .

Poi vi farò sapere quando verrò contattato, se mai questo avverrà, dall’ospedale  di Salerno  (Cardiochirurgia d’Urgenza dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona diretta dal prof. Severino Iesu).

Nel frattempo un grazie di cuore (siamo sempre in ambito cardiologico) a tutti, ma proprio a tutti nessuno escluso, quelli che mi  hanno operato ed assistito anche nel lungo periodo riabilitativo post intervento presso la struttura di S. Angelo dei Lombardi.

Per quanto mi riguarda, non ho mai preso in considerazione di “emigrare” oltre regione per l’intervento, ma questo è stato possibile solo per la presenza di una struttura avellinese all’avanguardia dove tutto funziona al pari, se non meglio, di tante altre blasonate strutture locali e non!

Firmato: Giancarlo Sorrentino