La rivoluzione della medicina nel Rinascimento raccontata dalla dottoressa Nicla De Rosa alla “Congrega Letteraria” di Vietri Sul Mare.

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A spiegare quella che fu una sorta di rivoluzione nel campo della medicina nel Rinascimento è stata la dottoressa Nicla De Rosa, anatomopatologo, già Dirigente Medico nell’Azienda Ospedaliera dei Colli – Ospedale Monaldi di Napoli, durante il secondo appuntamento degli “Incontri di Cultura” la rassegna organizzata dai direttori artistici de ” La Congrega Letteraria”: il professor Antonio Gazia e Alfonso Vincenzo Mauro, con la collaborazione del Comune e della Proloco di Vietri sul Mare. Dopo i saluti del professor  Luigi Avallone, Direttore Artistico di Vietri Cultura, che ha portato i saluti del Sindaco Giovanni De Simone,  la professoressa De Rosa ha spiegato che durante il Rinascimento comincia la rinascita della medicina, attraverso la rinascita dell’anatomia:” Leonardo da Vinci , affascinato dal corpo umano, che riteneva una macchina complessa, in maniera clandestina si recava negli obitori a fare delle dissezioni dei cadaveri  umani che erano vietate dalla Chiesa. Leonardo ha disegnato tutto ciò che osservava: la sua illustrazione anatomica ancora oggi viene usata. Prima di Leonardo, però,   fu Andrea Vesalio , anatomista e medico fiammingo, ad essere considerato  il fondatore della moderna anatomia”.  La dottoressa De Rosa ha anche spiegato la figura dei “barbieri – chirurghi”, nata intorno all’anno  mille:” Erano persone chiamate nei conventi per radere i monaci e gli ammalati . Successivamente furono coinvolti nei salassi, nella somministrazione di purghe, di estrazioni di denti e nella piccola chirurgia in quanto ai monaci era vietato avere contatto con il sangue: nel 1210  questi barbieri si riunirono  e fondarono un collegio distinguendosi in  barbieri dalla veste corta e quelli dalla veste lunga, che potevano anche operare. Per indicare il luogo dove c’era un barbiere veniva messa una pala , un’asta  di colore bianco e rosso, sovrastata da una coppa di rame.  Ancora oggi davanti ai negozi vediamo dei cilindri a righe rosse, bianche, e blu: il rosso simboleggia il sangue, il bianco i bendaggi usati per fermare il flusso sanguigno e il palo in sé l’asta che i pazienti dovevano stringere per rendere le vene più visibili al barbiere. È un’invenzione britannica e quando si diffuse negli Stati Uniti venne aggiunto il blu: secondo alcune interpretazioni indica il colore delle vene, secondo altre è un modo per riprendere i colori della bandiera americana “. La dottoressa De Rosa ha ricordato quelle che erano le malattie dell’epoca: ” La lebbra, che divenne epidemica tra il 1100 e il 1200; la peste nera, che si presentava con rigonfiamenti dei linfonodi e delle macchie nere sulla pelle: provocò 40 milioni di morti in Europa; una malattia che partì dalla Cina e, attraverso le “Vie della Seta”,  arrivò  nei Paesi Mediterranei”. La dottoressa ha anche parlato di una curiosa  malattia:” L’epidemia del ballo  che cominciò d’estate a Strasburgo e durò tre mesi : improvvisamente la gente cominciava a ballare  per le strade senza fermarsi, per ore. Molti si fratturavano le caviglie o morivano per collasso a causa della stanchezza.  Fu una sorta d’isteria di massa”.  Il sudore anglico fu un’altra  terribile malattia  che partì dall’Inghilterra e si diffuse in Europa:” Cominciò improvvisamente: si manifestava con dei brividi e dolori muscolari a cui seguivano  sudorazioni profuse, tachicardia,  dolore , sonno e morte.  Ne fu colpita anche Anna Bolena”. La dottoressa De Rosa ha anche parlato dell’ergotismo e delle malattie che arrivarono dal nuovo mondo: ” Abbiamo importato la Buba, chiamata Sifilide dal patologo Fracastoro, che scoppiò a Napoli e che raggiunse un tasso di mortalità del 75% per la notevole presenza di meretrici “. La dottoressa De Rosa ha spiegato che le terapie del Rinascimento davano notevole importanza all’alimentazione e alla Teriaca, un medicinale   a base di carne essiccata di vipera :” Costava moltissimo.  Andava bene per tutto: tosse, emorroidi, epilessia, persino per la pazzia e anche come Viagra. E’ stata usata anche dalla Scuola Medica Salernitana. Fino al 1906 si vendeva a Napoli”. La dottoressa De Rosa  ha parlato anche di Paracelso, considerato il pioniere della chimica  farmaceutica:” Propose la cura delle malattie con l’uso delle sostanze minerali. Paracelso riteneva che tutti i corpi, organici e inorganici, fossero costituiti da tre elementi: zolfo, mercurio e sale. Lo stato di salute dipendeva dal fatto che questi tre elementi dovevano essere contenuti in una sola unità: se venivano separati iniziava  la malattia. Paracelso, secondo il quale solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto, fu sostenitore della dottrina delle segnature secondo la quale  una pianta che presenta parti somiglianti ad alcuni organi umani sarebbe utile per curare proprio quegli organi”. La dottoressa ha anche parlato del dottor Parè :”Chirurgo dalla veste lunga che realizzò varie protesi: arti , occhi artificiali e  nasi in vari materiali: anche in avorio o oro . Nel ‘500 era facile perdere il naso durante i duelli”.

Aniello Palumbo