LA PESTE DEL 1656 RACCONTATA DAL PROFESSOR GIUSEPPE FOSCARI ALLA CONGREGA LETTERARIA DI VIETRI SUL MARE

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“La peste del 1656 si diffuse da Napoli e interessò quasi tutto il Regno provocando la morte di quasi il 40% della popolazione; in alcune zone anche l’80%. Napoli fu la città più colpita, ma anche Salerno e Cava de’ Tirreni furono colpite con una media del 40%: il morbo toccò molto le zone di Dupino, di Pregiato, mentre toccò poco Vietri, Molina, Cetara e Raito; la peste di diffuse anche nella zona di Pagani, di Nocera e in alcuni paesi del Cilento. Nello spazio di pochi giorni le persone contagiate si quadruplicarono. Non essendoci un antidoto, le persone s’isolarono o scapparono. La Chiesa consigliò di praticare l’astinenza ”. A raccontare il flagello della peste che nel 1656 colpì molti dei nostri territori, è stato il professor Giuseppe Foscari, Associato di Storia Moderna alla Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Salerno, durante il quinto appuntamento degli “Incontri di Cultura”, edizione 2018, che si è tenuto nello storico e suggestivo Oratorio dell’Arciconfraternita del SS. Rosario e SS. Annunziata di Vietri Sul Mare, organizzato dai direttori artistici de “La Congrega Letteraria”, Antonio Gazia e Alfonso Mauro, con la collaborazione di Francesco Citarella, coordinatore   de “La Rete de “La Congrega Letteraria”.

Dopo i saluti dell’Assessore alla Cultura del Comune di Vietri sul Mare, il dottor Giovanni De Simone , il professor Foscari ha citato le opere di Girolamo Gatta, un medico di Sala Consilina vissuto a Napoli, e di Ovidio Forino, che nel suo manoscritto descrive le varie teorie diffusesi tra la gente sull’ origine e la diffusione del morbo:” C’era chi diceva che la peste fosse arrivata a Napoli come castigo divino, perché il popolo napoletano, con la rivolta di Masaniello di otto anni prima, aveva osato ribellarsi; altri davano la colpa al baccalà andato a male, oppure ai francesi o all’acqua bevuta. Altri ancora, come il medico Scipione Tortora, davano la colpa all’astrologia, all’allineamento dei pianeti. Secondo il poeta Tommaso Gaudiosi tutto dipendeva esclusivamente da Dio e dalla sua mano: “Se la peste è qualcosa arrivata da Dio – diceva- soltanto la Madonna può ovviare a questo flagello : a infermità soprannaturali celesti medicine”. Foscari ha raccontato che per evitare il contatto e quindi il contagio, il pane veniva distribuito con le pale e che:” Si scavano dei fossati per mettere i cadaveri che poi venivano ricoperti per evitare che i cani andassero a mangiarli, diffondendo maggiormente la peste”. Sul piano medico l’unica terapia plausibile fu quella di tagliare i bubboni e far spurgare le persone per far uscire il male:” Si cercava di togliere sangue dalla parte inferiore degli arti”. Con la peste si ha la disgregazione delle famiglie:” La paura atterrisce chiunque: la paura di morire tende ad abbrutire, il morbo rende egoisti, ognuno pensa esclusivamente a se stesso; si azzerano i sentimenti; le persone di famiglia fanno portare immediatamente via i loro parenti appestati: a Pagani un giovane contagiato, moribondo, viene portato dal padre, di notte, su un cavallo, davanti alla chiesa che trova chiusa e lo scarica a terra .   Il giovane però, clamorosamente, si riprende   e torna a casa dove tutti fuggono per la paura, ritenendolo uno spirito”. La peste dura quasi dieci mesi:” Da febbraio a fine novembre quando il freddo distrugge il batterio della peste. Le persone guarite si mettono a disposizione degli altri: ritorna il senso della comunità, il senso della solidarietà”. Ma come sempre ci sono gli sciacalli:”  Dopo lo scampato pericolo chi è rimasto si impadronisce dei beni di chi è morto, giovani sposano vecchie con la speranza di ereditare in breve tempo il loro patrimonio”. Foscari ha concluso affermando che: “Non c’è alcun uomo al di sopra della paura. Il ‘600 non sarà l’ultimo tempo storico delle folle in preda alla paura, ma certamente si consegnerà al secolo successivo nel quale i terremoti, le alluvioni, le eruzioni, i contagi saranno riportati nell’alveo della scienza, iniziando a strapparli al controllo politico e sociale, sia dei governi, sia della Chiesa: a partire dal ‘700 ci si libererà delle superstizioni e delle menzogne e questi eventi saranno spiegati con l’aiuto della scienza, della ricerca e non più della religione. Forse questo è stato il grande passo avanti che ha fatto la cultura occidentale”. (FOTO DI EDOARDO COLACE).

Aniello Palumbo