C’è un gradito ritorno questo fine settimana sul palco del Teatro Genovesi a Salerno (via Sichelgaita, 12a) con “La luna nova – Napoli fra teatro e canzone”. In scena Marcello Andria che ne ha curato anche la regia, Carla Avarista, Felice Avella e Gaetano Fasanaro. Alla chitarra Rocco Barone; al flauto e sax Fulvio Marino e al mandolino e violino Gabriele Rosco. Sabato 26 novembre lo spettacolo inizia alle ore 21.15, domenica 27 novembre alle ore 19. Per info e prenotazioni: 338 2041379.
La luna nova prende il titolo dal brano di Salvatore Di Giacomo e Mario Costa che apre e chiude lo spettacolo ed è un viaggio sentimentale attraverso temi e motivi della memoria melodica, poetica e teatrale napoletana. Il repertorio, che per lo più s’inquadra tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, punta sui grandi autori (Di Giacomo, Viviani, Eduardo), sul filo ininterrotto di una riflessione caratterizzata da alternanza di immagini e intonazioni. In primo luogo l’amore, cantato in tutte le sue inflessioni, dal tenero all’ironico, dal dolente al comico. Amore per l’amata, ma anche per Napoli, «triatro antico sempe apierto», insostituibile universo di sentimenti, passioni, umori, in grado di esercitare un’attrazione e un fascino che è di pochissime città al mondo. E ancora: miserie umane e volontà di riscatto. Nell’amarezza di chi dalla necessità è costretto a partire, nella filosofia disincantata della quotidianità, nel disagio di chi conduce un’esistenza difficile, nel gusto ingenuo e insieme profondo della vita, si colgono le contraddizioni che da sempre costituiscono l’intima essenza della cosiddetta napoletanità.
“Lo spettacolo nasce dall’esigenza di ripercorrere con una sensibilità attuale, con uno sguardo che è al tempo stesso partecipe e ironico, un repertorio vario e complesso, in cui si fondono voci e figure descritte dai cantori che compongono la linea della più illustre tradizione napoletana – scrive Marcello Andria nelle note di regia – L’effetto complessivo è quello di una proposta composita nella struttura, ma fortemente unitaria nelle intenzioni, che alterna il sorriso alla meditazione, l’umorismo e la comicità a momenti più incisivamente emotivi. Gli interpreti – tutti provenienti da pluriennale esperienza nel teatro di prosa – tendono a privilegiare i significati sull’effetto vocale, gli aspetti testuali su quelli melodici, filtrando alla luce della sensibilità individuale l’eredità del passato”.