Un Alessandro Preziosi che non ti aspetti, quello che ha incontrato i giffoner di IMPACT per parlare de “La legge del terremoto”, il docufilm che segna il suo esordio alla regia. Dal sisma dell’Irpinia del 1980 si snoda un filo rosso che passa per il Belice, toccando Assisi, il Friuli, Aquila e Amatrice, in una narrazione arricchita dalle testimonianze di Erri De Luca, Vittorio Sgarbi, Pierluigi Bersani, Angelo Borrelli e molti altri. Un tema, quello caro a Preziosi, che ha scosso profondamente la sensibilità dei ragazzi, spingendoli a un confronto aperto. A chi gli ha chiesto come si fa a ricostruire dalle macerie, l’attore ha risposto: “Le ferite si superano con la fede, che è una grande chance e una grazia. Nella nostra precarietà abbiamo bisogno di esperienze di vita vissuta da altri. E la più grande della storia dell’umanità ce la restituisce proprio Gesù. Per rimettersi in piedi dopo un trauma è fondamentale aprirsi alla grazia della vita, senza restare al centro del proprio dolore o della propria emozione nella posizione della vittima. La sofferenza è uno strumento di indagine e di conoscenza di noi stessi molto potente. E nel tempo ho imparato a capire che fermarsi alla sola emozione è una fregatura se ti tiene lontano dallo stare nelle cose. Nei momenti di crisi bisogna rimboccarsi le maniche e agire”.
I terremoti sono anche emotivi e prima o poi colpiscono tutti: “Sono di natura un terremotato – ha raccontato – Ci sono eventi che ti cambiano per sempre, come la nascita di un figlio o l’andare a vivere da soli. E sono dei sisma anche le umiliazioni, ma in quel caso sono scosse positive se si riesce a trasformarle in stimolo. Tenetelo sempre presente: quando sentite che qualcuno vi sta levando qualcosa è solo un rimando post datato all’affermazione di se stessi”.
La sua è la lezione della crisi come opportunità: “L’impermanenza ci porta a spingere sull’acceleratore della vita. Ci fa capire che da soli non si va da nessuna parte e che quando si è in bilico, quando prevalgono le fragilità o gli eventi ti portano a far emergere le tue debolezze, c’è bisogno di tante mani”. Inevitabile il riferimento alla pandemia: “Vivo nella speranza e non posso credere che dopo quello che abbiamo vissuto non accadrà qualcosa di buono. La riprova è proprio quello che sta accadendo a Giffoni. Trascorrere del tempo in queste sale ti fa capire cosa hanno maturato i ragazzi, cosa si aspettano dalla politica e cosa sono disposti a dare. Bisognerebbe inventare una nuova politica associativa fatta dai ragazzi, sarebbe sicuramente migliore di quella rocambolesca che ci raccontano”.
Gli effetti dell’emergenza sanitaria, sostiene Preziosi, “si devono ancora quantificare. Prendiamo il teatro, la ripresa vera si avrà solo in futuro perché è un settore che necessita di programmazione. Sarà difficile riuscire a portare la gente a teatro e questa dovrà essere la sfida di ogni artista. Il Covid ha creato un cortocircuito, ma mi aspetto che con l’unione di tutte le forze, la piattaforma Italia potrà rinascere”. In cantiere c’è una commedia romantica con Mediaset e l’idea di realizzare “una nuova opera prima continuando il lavoro di indagine attraverso le immagini”, come nell’ultimo docufilm. Ad ottobre, invece, andrà in onda su Netflix una commedia che lo vedrà al fianco di Claudia Pandolfi, “il racconto di un bellissimo rapporto tra un fratello e una sorella che si ritrovano dopo tanto tempo. Una storia sul perdono”. E ancora, Bla bla baby di Fausto Brizzi, “che racconta di un bidello pronto a sbarcare il lunario attraverso un’App, che si ritroverà alle prese con il bla bla bla di un gruppo di bambini”.
Nel ricevere il Giffoni Award l’attore ha commentato: “Incontrando i ragazzi di Giffoni ho dovuto trattenere le lacrime. Non mi aspettavo che il mio docufilm avesse su di loro questo impatto, né che fossero così liberi nel raccontarsi. La loro voglia di esprimere emozioni è decisamente contagiosa”.