Perchè nel Mezzogiorno si è combattuta una guerra contro l’Italia? A rispondere a questa domanda è stato il professor Carmine Pinto autore del saggio “La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, Borbonici e Briganti 1860 – 1870”, un grande successo editoriale che il professor Carmine Pinto, Associato del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Salerno dove insegna Storia Contemporanea, sta presentando in tutta Italia. Venerdì sera è stato presentato anche a Vietri sul Mare, presso la sede del “Circolo Unione Sportiva Vietrese”, presieduto da Pasquale Mola, nell’ambito del terzo degli “Incontri Culturali” organizzati dai direttori artistici dell’associazione culturale vietrese “La Congrega Letteraria”, Antonio Gazia e Alfonso Vincenzo Mauro, con il sostegno dell’Amministrazione Comunale, nelle persone del Sindaco, Giovanni De Simone, e dell’Assessore alla Cultura, Antonello Capozzolo che ha partecipato alla serata e apprezzato il libro del professor Pinto, ricco di fonti e di riferimenti bibliografici. Presente anche il Presidente del Consiglio Comunale, Daniele Benincasa.
Il professor Pinto, che è considerato uno dei massimi studiosi contemporanei dell’800 ha spiegato che:“ Quattro sono i protagonisti del libro: i nazionalisti italiani, i borbonici napoletani, i combattenti italiani e i briganti meridionali. L’Italia come Nazione è un grande capolavoro politico del XIX secolo: la Nazione Italiana fu costruita contro l’equilibrio internazionale, contro le più importanti monarchie della storia europea e contro la Chiesa cattolica”. Pinto ha anche spiegato che dopo l’unificazione italiana nel Mezzogiorno iniziò un conflitto civile e una guerra nazionale:” Che marcò tutto il decennio tra il 1860 e il 1870, soprattutto il periodo tra il 1861 e il 1865. Una guerra che ha marcato non solo la storia del Mezzogiorno, ma anche la formazione stessa dello Stato Italiano. Un conflitto armato in cui gli aspetti politici, sociali e culturali sono stati più importanti di quelli militari: le idee, la mobilitazione politica, la caratterizzazione sociale, l’arte, la cultura, hanno avuto un peso maggiore di quello, pur rilevante, delle operazione militari”. Pinto ha anche spiegato che :”La verità storica non esiste o esiste solo nei regimi autoritari” e che : “Garibaldi era la star del XIX secolo, l’uomo più famoso al mondo insieme a Mazzini, ma era privo di senso politico: non era un dirigente politico”. Ad introdurre il libro del professor Pinto, che ha anche vinto il “Premio Basilicata” nella sezione narrativa e saggistica, è stata la professoressa Silvia Sonetti, ricercatrice dell’Università di Salerno esperta di storia dell’800, che ha analizzato i contenuti del saggio:” Il brigantaggio fu solo una parte della guerra per il Mezzogiorno, che fu una guerra di uomini, di combattenti, di pensieri e di idee. Pinto ha la capacità, in questo libro, di far comprendere che una guerra ha sempre più di due soli contendenti, che ha sempre a che fare con tanti tipi di potere e tanti tipi di personaggi, Nel Mezzogiorno si è combattuta la prima guerra contro l’Italia. La guerra di uno Stato fatta per integrare il Mezzogiorno nel grande progetto della Nazione Italiana ”. (FOTO DI EDOARDO COLACE).
Aniello Palumbo