Maria Giuseppa Bastolla all’anagrafe, per tutti “ la Musto”, una donna che amava firmarsi con nome cognome del suo adorato marito Beniamino Musto e il suo cognome, Bastolla così : Maria Musto Bastolla.
Una volta era usanza anche per donne di polso, con caratteri forti, dominanti come lei, ma era un gesto d’amore per l’unione di due persone che oltre ad amarsi si rispettavano reciprocamente diventando un’unità ancor più forte della singola persona.
Non è facile raccontare di lei, che oggi ci ha lasciati avendo vissuto intensamente un secolo complicato, difficile, pieno di limiti ma anche di possibilità, che Maria Musto Bastolla ha colto con lungimiranza.
La sua è stata definita una vita controcorrente, una vita esemplare, una vita eccezionale nella sua apparente “normalità”. Nata a Bellosguardo, in provincia di Salerno nel 1931, a 19 anni è nominata maestra di ruolo e nel 1960 vince il concorso nazionale del Ministero della Pubblica Istruzione a “direttore didattico”, oggi diremmo “ dirigente scolastico” .
Si è sempre impegnata a combattere quella dispersione scolastica che non le dava tregua da Sarno a Salerno, tra i quartieri e le periferie di ogni scuola, piccolo centro o città, dove qualche bambino mancasse all’appello.
Nel 1974 riceve dal presidente della Repubblica Diploma con medaglia di benemerenza per l’istruzione elementare e materna per l’opera educativa particolarmente zelante ed efficace svolta a favore dell’istruzione popolare.
L’8 marzo 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la nomina Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana in quanto “Attraverso il suo tenace e duraturo impegno nel mondo della scuola, in contesti territoriali caratterizzati da forte disagio, ha dato un fondamentale contributo alla lotta al fenomeno della dispersione scolastica e al recupero degli alunni particolarmente svantaggiati.”
Maria Bastolla nella sua vita ha affrontato tante sfide, sia a livello personale che professionale, con determinazione e impegno sociale in periodi difficili della storia italiana.
Presidente del CIDI ( Centro Iniziativa Democratica degli Insegnanti)di Salerno con un gruppo di giovanissimi docenti e dirigenti salernitani ha organizzato convegni, seminari di studio, incontri e grandi eventi sulla formazione con l’Università di Salerno, con enti e associazioni per condividere una visione della scuola italiana che potesse riscattare i più umili, i dimenticati, coloro che dall’ultimo banco potessero migliorare sempre la loro condizione sociale e culturale. Numerose le sue collaborazioni a riviste, libri pedagogici e didattici, ricerche, sperimentazioni.
A Episcopio di Sarno, nel quartiere di Mariconda a Salerno aprì la scuola ad un tempo pieno non contenutistico ma ricco di stimoli con laboratori didattici, che già negli anni settanta erano e purtroppo restano una pratica sperimentale poco diffusa. Cattedre e banchi erano arredi non steccati, nè limiti, in una didattica circolare, condivisa, viva, animata da esperti, maestri artigiani, narratori, antropologi, sociologi, pedagogisti, tutti coinvolti in una scuola ricca di idee e percorsi personalizzati e contemporaneamente collettivi.
“Una vita controcorrente” è il titolo del libro che le figlie di Maria Bastolla, Rosa e Monica le hanno voluto dedicare, in quanto madre e donna di scuola e di politica reale. Le sue radici sono state lì nella Valle del Calore il luogo che ha ispirato un suo libro recente sulla storia dei suoi abitanti “Terra Belliresguardi(1413)”. In questo testo storico Maria Bastolla insiste sul legame culturale continuo, fra presente, passato e futuro, che non deve essere interrotto o demolito, se si vuol difendere il benessere sociale dell’uomo, in ogni epoca. Una storia antica, inserita all’interno di un quadro più ampio, che supera i confini territoriali e temporali, rappresentando, come ogni storia locale, espressione della storia dell’uomo.
Un onore per chi ha condiviso con lei , con la sua meravigliosa famiglia, con gli amici , con colleghi un pezzo di strada comune. La “Musto” è stata e resterà per tutti coloro che credono ancora e sperano in una scuola volano di civiltà e della politica territoriale vera, onesta, utile, un esempio di vita e di purezza intellettuale, quella che non ha solo titoli più o meno riconosciuti, ma un vissuto che lascia un pensiero sempre libero e aperto a chi resta e a chi verrà.
Gilda Ricci