“La Corte Rinascimentale dei Sanseverino, Principi di Salerno” raccontata dalla professoressa Maria Antonietta Del Grosso.

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“In questo periodo si parla molto di “nuovo Umanesimo” : della riscoperta di un Umanesimo nella medicina, nella politica. Dobbiamo conoscere l’Umanesimo cinquecentesco  per poter passare ad un Umanesimo contemporaneo di cui abbiamo veramente bisogno. C’è necessità di riscoprire i veri valori dell’Umanesimo : la lealtà , la giustizia, lo stato equanime , la cultura,  che in quel periodo era al primo posto e le persone veramente colte rappresentavano la classe dirigente. La cultura era indispensabile per la raffinatezza delle Corti, per il rispetto della natura”.  Ad auspicare una svolta epocale, non solo per il nostro Paese,  attraverso un “nuovo Umanesimo” ,  è stata la professoressa Maria Antonietta Del Grosso, studiosa della Storia del Mezzogiorno, soprattutto nel periodo tra 500 e 600, Dottore di Ricerca all’Università di Salerno,  che ha presentato il suo nuovo libro “La Corte Rinascimentale dei Sanseverino, Principi di Salerno”, edito da “Francesco D’Amato Editore”,  durante l’incontro organizzato, presso la sede del CAI di Salerno , in Via Porta di Mare,  dal sodalizio  di alpinisti e appassionati di montagna presieduto dal dottor Ciro Nobile  e dall’associazione culturale “Parco Storico Sichelgaita” presieduta dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi.

Dopo i saluti del Presidente del CAI, il dottor  Ciro Nobile, e del Referente Culturale, l’ingegner Camillo Gallo, la professoressa Clara Cuoco ha letto alcuni sonetti d’amore scritti da Bernardo Tasso, alcuni dei quali  contenuti nel  libro. La professoressa Clotilde Baccari Cioffi ha  spiegato  che il testo della Del Grosso ci  permette di  comprendere quanto  sia stata grande Salerno:” Anche durante l’Umanesimo: nei  suoi rapporti con Napoli, e soprattutto nel Rinascimento con i Sanseverino. La professoressa Del Grosso ci racconta la storia dei singoli personaggi, ma anche la storia amorosa e politica degli stessi; la storia di potere tra le Corti, ed anche la storia religiosa europea; ci racconta anche una storia di genere perché moltissime donne vengono narrate: anche donne di Corte che hanno  avuto un potere importantissimo nella storia delle Corti stesse. E’ anche un libro di poesia grazie alle pagine dedicate a Bernardo Tasso e al suo “Canzoniere ”. L’editore, Francesco D’Amato, ha spiegato che il libro della professoressa  Del Grosso  non è solo un libro di storia:” E’ un libro molto  colto: di storia, letteratura, filosofia,  che  ci racconta , anche con lo stile di un romanzo storico,  di  un particolare periodo  in cui a  Salerno  vi erano le Corti più importanti come quella dei Sanseverino”. La professoressa Del Grosso ha spiegato quello che è stato il Rinascimento Meridionale:” La storia del Mezzogiorno non ha nulla da invidiare alla storia di città come Roma , Firenze , Ferrara. Il Rinascimento Meridionale è stato studiato un po’ tardi iniziando da Pontano,  Segretario degli Aragonesi”. La professoressa ha spiegato che Salerno era un importante centro di riscoperta aristotelica:” Nella Scuola Medica Salernitana  si legge la filosofia aristotelica direttamente dal greco,  grazie al filosofo Agostino Nifo, il filosofo più famoso del Cinquecento,  che fu chiamato ad  insegnare nella  “Scuola Medica Salernitana”,  che era un po’ in declino in quel periodo,  proprio dal Principe  Ferrante Sanseverino, esponente di una grande nobiltà napoletana ,  educato da umanisti eccellenti quali erano i  fratelli  Luca e Pomponio Gaurico.  In questo periodo la storia salernitana si lega alla cultura italiana e a quella d’oltralpe : gli amici del Principe Ferrante Sanseverino e della moglie Isabella Villamarina ,venivano dalla Francia, dalla Spagna, dal Belgio,  dalla Germania ”. La professoressa Del Grosso ha ricordato che tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 ci fu una trasformazione culturale che ebbe impatti sociali fondamentali: “ Si scopre la stampa, un’invenzione che consentirà a tanti di avvicinarsi alla cultura e di conoscere la civiltà greca, latina e araba”. La professoressa ha   anche  ricordato che il  31 ottobre del  1517 il frate agostiniano Martin Lutero diede inizio alla Riforma protestante:” Sconvolge la Chiesa che reagisce in modo forte con i tribunali dell’inquisizione. Il viceré di Napoli Don Pedro Alvarez  de Toledo accusa Ferrante Sanseverino di eresia costringendolo a esiliare. A Salerno, non essendoci più un Principe rinascimentale,   inizia una profonda decadenza ”.  La storica salernitana ha anche ricordato che nella prima metà del Cinquecento veniva organizzata a Salerno la  grande “Fiera di San Matteo”:” Era  frequentata da mercanti fiorentini, milanesi, catalani. Tra  i  Mastri di Fiera cioè dei responsabili della Fiera, vi erano i discendenti maschi dei Ruggi”.   La seconda parte del libro della professoressa Del Grosso  indaga attraverso un’approfondita ricerca documentaria, le tracce “fisiche” della presenza dei Sanseverino nella città di Salerno legata al rapporto con l’abbazia palatina di San Pietro a Corte  e alla connessa, quanto discussa questione della residenza urbana dei Sanseverino:  la  professoressa Del Grosso ha effettuato una ricostruzione storica, ma anche urbanistica di Palazzo Fruscione e ha ipotizzato che il palazzo abbaziale di San Pietro a Corte, che era una parte della Reggia di Arechi,  durante il periodo medievale  fosse stato utilizzato, per un certo periodo, dai Sanseverino che avevano il diritto di poterci abitare:” In  un  antico manoscritto, probabilmente non correttamente interpretato,  si dice che  quando venne Carlo V a Salerno, fu ospitato nella casa della famiglia Ruggi, in Via Tasso,  ma ciò non corrisponde a vero in quanto Carlo V fu ospitato a casa dell’Abate Ruggi”.   Importante anche la copertina del libro che raffigura, in primo piano, il pittore salernitano Andrea Sabatini, lo scrittore Masuccio Salernitano che legge il suo “Novellino” e l’imperatore Carlo V che entra trionfante a Salerno: uno dei capolavori artistici della nostra città intitolato ” Il Rinascimento Salernitano”; un dipinto dell’illustre artista salernitano Pasquale Avallone che fa parte  dei  dodici  pannelli  che costituiscono il Fregio decorativo del Salone dei Marmi di Palazzo di Città.(Foto di Luciana Cardone).

Aniello Palumbo