La Chiesa, i giovani e il coronavirus, Angelo Scelzo a #GiffoniAUnMetroDaTe.

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Il rapporto tra Chiesa, fede e Covid-19 al centro del talk #GiffoniAUnMetroDaTe, con il direttore di Giffoni Opportunity, Claudio Gubitosi, Protagonisti monsignor Andrea Bellandi, Arcivescovo Metropolita di Salerno, Campagna, Acerno, ed Angelo Scelzo, giornalista, editorialista, comunicatore, primo laico ad essere Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, già vicedirettore dell’Osservatore Romano, protagonista della comunicazione pontificia con tre Papi, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco.

Il direttore Gubitosi ha fortemente voluto la partecipazione al talk di due giffoners, Rosaria Spiniello ed Antonio D’Amore, entrambi 24enni, laureata lei in Scienze delle Comunicazioni, laureando lui nelle stesse discipline, che hanno fornito spunti interessanti per il dibattito.

«La Chiesa ha avuto un ruolo molto importante in questi giorni di pandemia – ha dichiarato l’arcivescovo Bellandi – E’ emerso con forza quanto i sacerdoti tengano alle proprie comunità. Molti, la totalità, ha provato a tenersi in contatto con i fedeli attraverso tutti gli strumenti a nostra disposizione. C’è chi ha usato lo streaming, chi ha scelto i social network. Chi si è messo a bordo di furgoncini per i riti pasquali- Ci sono stati incontri e celebrazioni virtuali con i parrocchiani, invio di messaggi. Credo che non dovremmo perdere questo bagaglio di esperienze nella normalità delle nostre vite». Lo ha detto monsignor

«Quello che stiamo vivendo – ha detto Angelo Scelzo – rappresenta un momento di svolta per la Chiesa. Ci siamo fermati e abbiamo riflettuto innanzitutto sulla nostra fragilità. Questo è il virus della globalizzazione che ha messo a fuoco i nostri limiti ed i nostri difetti. La Chiesa ha avuto il compito di aiutare alla riflessione. La rappresentazione del sacro, sempre presente in tutte le epidemie del passato, non è mancata nemmeno in questa circostanza: ecco perché c’è stata la scelta dell’esposizione del Crocifisso della Chiesa di San Marcello al Corso e della Salus Populi Romani come rappresentazione del sacro nella piazza vuota di San Pietro. La Chiesa è stata preparata proprio dal Pontificato di Papa Francesco ad essere ospedale da campo per le esigenze dei sofferenti del mondo. Questo afflato umano è stato molto visibile».

Toccante, poi, la testimonianza dell’Arcivescovo Bellandi che ha ricordato don Alessandro Brignone, 45anni, parroco di Caggiano, morto di Covid-19: «È stato un dolore grande la perdita di don Alessandro – ha detto – non credevamo che non ce l’avrebbe fatta. In quei giorni, poi, ho dovuto assumere la decisione grave e dolorosa di cessare la celebrazione pubblica dei Sacramenti, a cui ho aggiunto il provvedimento di chiusura delle Chiese. Questo provvedimento non è stato assunto in tutta Italia. Io ho dovuto farlo anche se so che da noi, nella mia arcidiocesi, l’apertura delle Chiese poteva essere di grande sostegno per le persone. Ma il dovere di ogni cattolico in questa fase è stato di restare a casa e di limitare quanto più è possibile il contagio».

La Chiesa ha avuto un ruolo importante ai tempi del coronavirus e centrale, nella sua potenza spirituale, la figura del Papa. Le immagini di Papa Francesco nella piazza deserta di San Pietro in occasione della benedizione urbi et orbi, la Via Crucis del Venerdì Santo, il pellegrinaggio alla Chiesa di San Marcello al Corso in una Roma dolente e silente appartengono già alla storia: «Il Santo Padre – ha spiegato monsignor Bellandi – insieme a tutte le componenti della Chiesa ha fatto sì che questa fase potesse rappresentare una tappa di crescita per il recupero di certi valori che nella normalità vengono dimenticati. Dalla Chiesa è arrivato l’invito a sperare, a superare lo scoraggiamento con l’obiettivo di recuperare l’essenziale perché uniti, remando tutti dalla stessa parte, possiamo farcela. Questa vicinanza è stata apprezzata e ricercata. La pandemia ci ha posti di fronte ad un interrogativo che non riguarda solo i cristiani, ma tutti, su che tipo di futuro vogliamo, che tipo di convivenza sociale vogliamo affermare. L’individualismo oggi rappresenta un rischio meno presente e abbiamo avuto il modo di accorgerci che ci sono tante risorse nelle persone che possono rappresentare un valore aggiunto e che non dobbiamo farci mancare nel nostro futuro».

Il ruolo della Chiesa ai tempi del Covid-19 è stato svolto secondo la cifra stilistica dell’umiltà rappresentata dalla figura di Papa Francesco: «La dimensione sacra della Chiesa è stata manifestata dai grandi gesti del Papa – ha aggiunto il giornalista Angelo Scelzo –  e di alcuni pastori che l’hanno seguito, come ha fatto l’arcivescovo Bellandi che, in occasione del Venerdì Santo, in una condizione di solitudine dovuta al coronavirus, ha portato in processione la Sacra Spina, custodita da secoli a Giffoni Valle Piana, dall’Ospedale Ruggi d’Aragona al Duomo di Salerno. Sono gesti di una Chiesa che non ha dimenticato il sacro e che non ha dovuto inventarsi la solidarietà a cui era stata preparata proprio da questo Pontefice. C’era bisogno di richiamare il sacro che si è saldato con la capacità di mobilitazione e questo rappresenta una vera svolta. Piazza San Pietro non è stata solo la piazza della cristianità, ma la piazza dell’umanità. In quella piazza il Papa ha detto parole importanti. Ci eravamo illusi di abitare da sani un mondo malato e questo non è più possibile. Il Papa questo messaggio l’ha lanciato con l’umiltà di una Chiesa che si è offerta al mondo in punta di piedi».