“La Cappella Sistina “ raccontata dall’architetto Antonio Forcellino a “La  Congrega Letteraria”.

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 “La Cappella Sistina è il  monumento  più amato,   più visitato,  più caro   alla coscienza occidentale. E’ un museo   straordinario , uno scrigno di passione  e di bellezza: così considerato da tutti gli uomini del mondo, al di la delle religioni  a cui essi appartengono; è un luogo magico, capace di raccontare tutto quello che il mondo ha sperimentato e concretizzato in fatto di arte e di creatività”. A raccontare uno dei luoghi più celebri al mondo, visitato ogni anno da oltre sei milioni di  persone, è stato l’architetto vietrese Antonio Forcellino, scrittore , restauratore di fama mondiale, ( ha restaurato anche il Mosè di Michelangelo),  storico dell’arte, considerato uno dei massimi esperti del Rinascimento italiano,  che ha presentato il suo nuovo libro , edito da Laterza, durante l’incontro organizzato su piattaforma dal professor Antonio Gazia e da Alfonso Vincenzo Mauro,  direttori artistici de “La Congrega Letteraria” di Vietri sul Mare.

Forcellino, partendo dal luogo, dal contesto storico, ha raccontato la storia degli artisti che nel giro di pochissimi anni dovettero decorare la Cappella Sistina, uno dei maggiori vanti dell’arte italiana che tutto il mondo ci invidia:“ Racconto che è costruito sulle ambizioni dei committenti, degli artisti, e sul carattere pratico della realizzazione delle opere d’arte in essa contenute. La Cappella Sistina è sempre stata il luogo dove si tenevano  alcune delle funzioni fondamentali della corte pontificia: la più importante era l’elezione del nuovo Papa. Lì si teneva il Conclave durante il quale, per  lunga tradizione,  i cardinali venivano “sigillati” per non essere soggetti a influenze esterne,  ma solo a quelle dello Spirito Santo. La storia, invece, ci racconta che queste influenze esterne sono state una costante di tutti i Conclavi antichi: gli ambasciatori facevano murare e smurare buchi nelle mura per dare istruzioni ai loro cardinali di riferimento. Abbiamo la testimonianza di uno stato di  grande fatiscenza della Cappella Sistina all’inizio del trasferimento della sede pontificia ad Avignone. Intorno al  1475  Papa Sisto IV decise di ristrutturare la Cappella Sistina, le cui dimensioni sono riconducibili a quelle del tempio biblico di Salomone (  40,7 x 13,5 per un’altezza di 20,70 metri), e nel 1480  chiama a Roma, per dipingere la Cappella Sistina, quattro artisti: Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Sandro Botticelli e il Perugino che fanno un lavoro straordinario, iniziando dalla parete Nord,  utilizzando lo stesso linguaggio formale ed anche  lo stesso ponteggio e gli stessi pigmenti. Questo dimostra la straordinaria evoluzione della bottega italiana rinascimentale che riesce a produrre un’arte omogenea, anche quando sono all’opera artisti diversi. Intorno al 1483 gli artisti finirono le loro opere con grande soddisfazione del Papa. Il nipote di Sisto IV, eletto pontefice nel 1503 con il nome di Giulio II, reinterviene nella Cappella decidendo di far ridipingere la volta stellata  della Cappella e chiama non un pittore, ma uno scultore, Michelangelo Buonarroti, intuendone le potenzialità. Michelangelo, consapevolmente, cancella tutta quella che era la pittura dei suoi maestri: non utilizza i drappi, gli ori e i lapislazzuli. Michelangelo, insieme al Papa, ha un’altra idea di ciò che deve essere la pittura: l’espressione del talento individuale. Con Michelangelo abbiamo l’affermazione di un cambiamento epocale nell’arte  dell’Occidente che dall’Italia si propagherà in  tutto il mondo. Proprio nella Cappella Sistina avviene questo cambiamento: l’Arte, da straordinario oggetto di artigianato raffinato, diviene espressione di puro genio creativo.  Michelangelo inizia a dipingere la volta nella primavera del 1508 e la prima scena che dipinge è quella del Diluvio  Universale.   Vediamo poi scorrere le scene dove scompare tutto quello che non era essenziale al mondo poetico di Michelangelo che è quello del corpo umano. Nelle ultime sequenze della sua pittura Michelangelo invade tutto il campo solo con la presenza di un corpo, calibrandolo in modo da poterlo vedere dal pavimento. La scena  formidabile di questa rivoluzione michelangiolesca è quella della “Creazione di Adamo”: non ci sono pigmenti preziosi, non  c’è un compiaciuto  paesaggio, non c’è un raffinato lembo di stoffa; c’è un uomo perfetto, Adamo, rappresentato in diagonale; c’è un altro uomo, possente, che è Dio padre, che ha una solidità solenne e c’è l’idea della Creazione, con le  dita che si sfiorano, ma non si toccano per tenere altissima la tensione creativa di questo gesto. Michelangelo ha introdotto l’emozione attraverso la gestualità anatomica. La volta si scopre nel 1512 con una processione straordinaria di cardinali, nobili e ambasciatori di tutta Europa che arrivano sotto questo mondo nuovo, creato da questo scultore toscano. Alla morte di Giulio II, nel 1513, viene eletto Papa,  Leone X, che vuole lasciare anch’egli un segno nella Cappella Sistina e dà l’incarico di dipingere degli arazzi a  Raffaello Sanzio che deve fare i conti con ciò che ha dipinto Michelangelo e quindi  sviluppa una pittura del gesto, muscolare, con la “Pesca Miracolosa”.   Il Sindaco del Comune di Vietri, Giovanni De Simone, ha ricordato che l’architetto Forcellino sta attualmente restaurando  gli affreschi dell’Aula Consiliare del Comune di Vietri sul Mare:” Speriamo di poterli  far vedere a tutti i cittadini vietresi, nel mese di giugno”. (Pubblicato su “Il Quotidiano del Sud” edizione di Salerno).

Aniello Palumbo