di Gerardo Sano
Le indennità degli amministratori provinciali nel 2014 sono costate ben 105,6 milioni di euro ai cittadini italiani.
E’ una delle tante anomalie di una riforma, quella di Del Rio, che secondo le dichiarazioni del ministro del Governo Renzi, avrebbe dovuto almeno azzerare i costi della rappresentanza politica.
Non è la sola sorpresa che viene fuori leggendo il rapporto stilato dall’Istituto Demoskopika sui costi dei rappresentanze politiche negli organi delle istituzioni locali.
Altro dato che emerge prepotentemente dal rapporto è che ancora una volta sono le regioni a fare la parte del leone. Il 52,6% degli oltre 1,4 miliardi spesi per le indennità degli amministratori locali entra nelle tasche dei consiglieri regionali.
A sborsare di più sono i cittadini della Valle D’Aosta e del Trentino Alto Adige, che per l’indennizzare i propri consiglieri spendono rispettivamente la cifra di 143 e 63 euro pro-capite, ben al di sopra della media nazionale che è di 23 euro a cittadino, seguono il Molise con una spesa pro-capite di 53,5 euro e la Basilicata con una spesa di 29,4.
La Campania, con i suoi 15,3 euro pro-capite ben al di sotto della media nazionale. è invece annoverata fra le regioni più virtuose, viene subito dopo il Lazio e la Lombardia, che per il funzionamento dei loro organi politici spendono circa 13 euro a cittadino.
Leggendo bene fra le pieghe del rapporto si può evincere come a costare di più ai cittadini sono gli organismi delle regioni più piccole e meno popolose.
E’ evidente che non è con riforme pasticciate come quella dell’abolizione delle province o delle comunità montane che si ottengono i risparmi sperati.
E’ invece necessario mettere mano ad piano organico di riforme istituzionali che preveda l’accorpamento dei piccoli comuni e la revisione dell’attuale assetto regionale riducendone il numero, attraverso l’accorpamento di quelle con territori omogenei.
Gerardo Sano