Istat, torna il sereno sull’economia italiana, prospettive positive.

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In un quadro internazionale caratterizzato dalla crescita dell’economia statunitense e dell’area euro, l’economia italiana accelera sostenuta da una crescita diffusa tra i settori produttivi e dall’aumento dell’occupazione.

L’indicatore anticipatore mantiene un’intonazione positiva segnando un rafforzamento delle prospettive di crescita.

Nell’area euro si consolida la crescita: la revisione della stima preliminare del Pil relativa al secondo trimestre ha confermato l’accelerazione rispetto al trimestre  precedente (+0,6% rispetto al +0,5% del primo trimestre) sostenuta dall’ espansione in Spagna (+0,9%) e in Austria (+0,8%).

Nel secondo trimestre 2017 in Italia, il prodotto interno lordo in valori concatenati con anno
di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha segnato un aumento dello 0,4% sul trimestre precedente, registrando la crescita tendenziale più alta degli ultimi sei anni (+1,5% rispetto al secondo trimestre 2016).

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente per 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil, le scorte hanno fornito un contributo leggermente positivo (+0,1%) mentre l’apporto della domanda estera netta è stato nullo, con aumenti congiunturali di intensità simile delle importazioni di beni e servizi (+0,7%) e delle esportazioni (+0,6%). Dal lato della domanda, alla crescita congiunturale dei consumi finali nazionali (+0,2%) si è associato un aumento più marcato degli investimenti fissi lordi (+0,7%) che, dopo l’interruzione del primo trimestre dell’anno, hanno ripreso la fase positiva iniziata nel terzo trimestre 2014. La ripresa degli investimenti è stata determinata dal recupero della spesa per macchine, attrezzature e altri prodotti (+0,6%) e, in misura maggiore, di quella per mezzi di trasporto (+8,2%); gli investimenti in costruzioni hanno segnato una diminuzione (-0,4%).

Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è aumentato nel secondo trimestre
(+0,9% rispetto al trimestre precedente), registrando una ripresa rispetto al primo trimestre (-0,5%).

Il valore aggiunto delle costruzioni ha invece mostrato una diminuzione (-0,4% rispetto al trimestre precedente) mentre quello dei servizi è aumentato dello 0,4%, in lieve decelerazione rispetto al primo trimestre (+0,6%). La crescita nei servizi è stata guidata dall’ attività immobiliari e professionali e di supporto alle imprese (+0,6% per entrambi i comparti), nelle attività finanziarie e assicurative (+0,4% proseguendo la fase di crescita) e, in misura minore, nel commercio, trasporto e alloggio (+0,2%). Solo il comparto dei servizi di informazione e comunicazione ha evidenziato una diminuzione del valore aggiunto
(-0,1%).

La crescita nell’industria in senso stretto e nei servizi è risultata distribuita tra i settori produttivi, come sintetizzato dall’indice di diffusione delle espansioni1, che esprime la percentuale di gruppi di attività economica rispetto all’insieme delle serie considerate. Nel secondo trimestre, nella manifattura l’indice ha registrato un forte aumento (il 60% dei gruppi risulta in espansione); anche tra i servizi l’indice è risultato superiore al 50%, anche se in diminuzione rispetto al trimestre precedente.

Nel secondo trimestre del 2017, è proseguito l’aumento dei consumi finali nazionali seppure con una intensità inferiore a quella del trimestre precedente (+0,2% da +0,5%): l’aumento della spesa delle famiglie residenti (+0,2%)  stato bilanciato dalla diminuzione di quella delle Amministrazioni Pubbliche (-0,1%). Tra le componenti della spesa delle famiglie, nel secondo trimestre i beni durevoli sono diminuiti (-0,6% la variazione congiunturale) dopo un periodo
di crescita prolungata, mentre i consumi di servizi si sono consolidati (+0,6%).
A luglio il numero degli occupati ha continuato a crescere, raggiungendo il livello di 23.063 migliaia di unità (+0,3% rispetto a giugno, 59 mila individui in più). Tale aumento è stato determinato esclusivamente dalla componente maschile (+0,6%, 86 mila unità in più) mentre l’occupazione femminile si è ridotta dello 0,3% (-28 mila unità). A luglio la crescita dei lavoratori dipendenti (+0,2%, +42 mila unità) ha interessato sia i lavoratori permanenti (+0,2%, +23 mila unità) sia quelli a termine (+0,7%, +19 mila unità). Anche gli
indipendenti sono tornati a crescere (+0,3%, +17 mila unità). Il tasso di occupazione è salito al 58% (+0,1%) con un aumento per tutte le classi di età a esclusione di quella 35-49 anni per cui rimane stabile.

Il tasso di disoccupazione è salito all’11,3% (+0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente), condizionato dalla riduzione degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,9%, -115 mila). L’aumento delle persone in cerca di lavoro ha interessato tutte le classi di età e in misura maggiore la componente maschile.

Ad agosto, le aspettative formulate dagli imprenditori sulle tendenze dell’occupazione hanno evidenziato risultati contrastanti, con un peggioramento nella manifattura e nel commercio e un miglioramento nelle costruzioni di edifici e nei servizi.

Dopo tre mesi di rallentamento, in agosto l’inflazione ha segnato una lieve risalita: in base alla stima preliminare l’indice dei prezzi al consumo (NIC) ha registrato un aumento su base annua dell’1,2%, un decimo di punto pe rcentuale in più rispetto a luglio. La ripresa ha risentito essenzialmente dei rincari dei beni energetici (+4,5% dal +3,5% di luglio) e del suo impatto sui servizi di trasporto. L’inflazione di fondo si è confermata moderata (+1,0%),
pur aumentando di due decimi di punto come conseguenza dell’accelerazione nei servizi; i beni industriali non energetici sono rimasti invariati rispetto allo scorso anno (Figura 7). La risalita dell’inflazione ha interessato anche l’area euro nel suo insieme (+1,5% in agosto, due decimi in più rispetto a luglio), con un ritmo annuo che si è confermato appena superiore
a quello italiano. Dopo due mesi di divario a nostro favore, la dinamica di fondo è, invece, risultata allineata, a seguito di una crescita tendenziale per i prezzi italiani di entrambe le principali componenti (servizi e beni industriali non energetici) rispetto alla loro stabilità nell’area euro.

Complessivamente le spinte inflazionistiche nel nostro sistema si mantengono ancora modeste, anche per il persistere di pressioni ridotte dai costi interni.

Nel secondo trimestre 2017 il deflatore del Pil è aumentato dello 0,3% rispetto allo stesso trimestre del 2016 dopo la diminuzione registrata nel primo trimestre (-0,5%) mantenendosi su valori ancora contenuti. Le spinte al rialzo rimangono limitate per i prodotti industriali a maggiore contenuto di lavorazione.

Per i beni di consumo non alimentari (con l’esclusione anche di bevande e tabacchi) è proseguita la tendenza in aumento dei prezzi all’importazione, iniziata nell’estate dello scorso anno (+0,3% l’aumento tendenziale a giugno).

Per lo stesso raggruppamento, in luglio i listini alla produzione per i beni destinati al mercato interno sono risultati appena superiori rispetto a luglio 2016 (+0,1%).

In base ai dati di contabilità nazionale, nel secondo trimestre dell’anno la crescita tendenziale dei prezzi dell’output della manifattura si è confermata più contenuta rispetto a quella dei costi unitari variabili. Si è però attenuata la contrazione annua dei margini di profitto unitari che hanno evidenziato un recupero rispetto al trimestre precedente.

In agosto le aspettative degli operatori hanno presentato un leggero rialzo, ma nei prossimi mesi le spinte inflazionistiche dovrebbero mantenersi moderate. Le imprese che producono beni per il consumo che intendono aumentare i listini sono soltanto di poco superiori a quelle che intendono ribassarli; tra i consumatori è leggermente aumentata la quota di chi si aspetta incrementi dei prezzi nei prossimi dodici mesi, in un quadro caratterizzato dal prevalere di aspettative di prezzi stabili o in diminuzione.

Ad agosto l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha registrato un forte aumento alimentato dal miglioramento di tutte le componenti e dalla diminuzione delle aspettative sulla disoccupazione. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese ha evidenziato un aumento anche se i segnali sono eterogenei tra i diversi settori economici. Il clima di fiducia delle imprese è aumentato nella manifattura (con un peggioramento dei giudizi sugli ordini, ma un miglioramento delle attese sulla produzione) e nei servizi; nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio ha evidenziato un peggioramento.

L’indicatore anticipatore mantiene una intonazione positiva segnalando un rafforzamento
delle prospettive di crescita.