Istat, commercio estero: a gennaio 2023 export +0,2%, import -3,2%; prezzi all’import -3,5% su dicembre 2022.

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A gennaio 2023 si stima una crescita congiunturale modesta per le esportazioni (+0,2%) e una flessione per le importazioni (-3,2%). L’aumento su base mensile dell’export è dovuto all’incremento moderato delle vendite verso l’area extra Ue (+0,8%), mentre le esportazioni verso l’area Ue sono in lieve diminuzione (-0,4%).

Nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023, rispetto al precedente, l’export cresce del 2,9%, l’import diminuisce del 7,7%.

A gennaio 2023, l’export cresce su base annua del 15,3% in termini monetari e del 2,4% in volume. La crescita dell’export in valore è più sostenuta verso i mercati extra Ue (+20,5%) rispetto all’area Ue (+11,3%). L’import registra un incremento tendenziale dell’8,4% in valore – sintesi di un aumento del 17,2% per l’area Ue e di una contenuta flessione per quella extra Ue (-0,7%) – ed è pressochè stazionario in volume (+0,3%).

Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+53,9%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+19,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+17,6%).
Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all’incremento dell’export nazionale sono: Cina (+137,5%), Francia (+17,1%), Germania (+6,1%), Turchia (+48,2%), Svizzera (+14,4%) e Regno Unito (+16,0%). Le esportazioni verso il Giappone diminuiscono del 13,8%.

A gennaio 2023 il saldo commerciale è negativo e pari a -4.194 milioni di euro (-6.520 milioni a gennaio 2022). Il deficit energetico (-7.760 milioni) è di poco superiore rispetto a un anno prima (-7.615 milioni), mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici aumenta da 1.095 milioni di gennaio 2022 a 3.566 milioni di gennaio 2023.
Nel mese di gennaio 2023 i prezzi all’importazione diminuiscono del 3,5% su base mensile e aumentano del 4,6% su base annua (era +11,3% a dicembre 2022).

Il commento

A gennaio, la moderata crescita congiunturale dell’export è sostenuta dalle vendite verso i paesi extra Ue, in particolare di beni intermedi e beni di consumo non durevoli. Per l’import, il calo su base mensile – il quinto consecutivo – deriva soprattutto dalla contrazione degli acquisti di energia, su cui incide favorevolmente la caduta dei prezzi del gas naturale allo stato gassoso.

Su base annua, la crescita dell’export in valore accelera e si conferma superiore a quella dell’import per il secondo mese consecutivo.

Il deficit energetico resta ampio ma l’avanzo nell’interscambio dei prodotti non energetici aumenta rispetto a un anno prima.

La flessione congiunturale dei prezzi all’import (la più ampia dal 2005,  da quando è disponibile la serie storica dell’indice) e la netta decelerazione  della crescita tendenziale sono dovute ai ribassi dei prezzi dei prodotti energetici; al netto di questi, la flessione congiunturale è modesta (-0,1%) e la crescita tendenziale più sostenuta (+5,8%).