Io la canto così – Omaggio a Gabriella Ferri venerdì 10 ad Eboli con Antonella Morea.

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Venerdì 10 gennaio ore 20.30, Il Teatro cerca Casa fa tappa a Eboli (Sa), con Antonella Morea protagonista di “Io la canto così – Omaggio a Gabriella Ferri”, in scena con Franco Ponzo (chitarra) e Vittorio Cataldi (fisarmonica e violino), per la regia di Fabio Cocifoglia. Un recital appassionato, che racconta la storia di “una voce, una faccia, un clown” come la definiva Federico Fellini. La Gabriella Ferri napoletana, diretta da Fabio Cocifoglia, ripercorre la carriera di un’artista eccessiva, un pagliaccio eccentrico, con uno spettacolo sincero ed essenziale, un vero atto d’amore per la cantante di Testaccio che aveva portato canzoni e stornelli romani, anche al di fuori dei confini del Lazio. Per partecipare è necessaria la prenotazione, chiamando ai numeri 3343347090 – 3470963808 – 081 5782460, oppure attraverso il sito www.ilteatrocercacasa.it.

 

«Un giorno passeggiavo per le strade di Roma – racconta Antonella Morea – entro in un negozio e vedo lei, Gabriella Ferri, il mio mito da ragazzina. Piena di bracciali, collane, anelli, tutta colorata… come sempre. Ma quasi non la riconoscevo. Sembrava non riuscisse nemmeno a parlare. Com’è possibile? Stavo quasi per andarle incontro, come ad una persona di famiglia, come ad una sorella più grande che non vedi da tanto tempo. E mentre sto per andare mi vedo riflessa in uno specchio del negozio. Ora siamo in tre. La mente è volata a quando mi vestivo tale e quale a lei, capelli rigorosamente biondi con la frangia, trucco da trincea, sacchi di trucco, il rimmel sugli occhi due linee di filo spinato, il fondotinta un campo minato. E voglio vedere quando mi espugnano, sono come Gabriella Ferri, io!, così dicevo. E così mi chiamavano per gioco gli amici la Gabriella Ferri napoletana. Erano per me, quelli, anni duri, di trasformazione, di battaglia. E lì mi sono resa conto che per Gabriella Ferri la battaglia non era ancora finita. Manteneva la posizione eroicamente. Confusa, forse, ma sempre in piedi».

A fare da contrappunto alle parole della Morea, quelle di Fabio Cocifoglia, che a proposito dello spettacolo spiega: «Nel suo romanzo “Opinioni di un clown” Heinrich Boll scrive “Sono un clown e faccio collezione di attimi.” Questa frase si accende tutte le volte che penso a Gabriella Ferri, artista inimitabile e quasi impossibile da raccontare. Se chiedi agli amici di Gabriella Ferri, a chi l’ha conosciuta e a chi  ha lavorato con lei un aggettivo per raccontarla ti rispondono: “Uno solo? S’incazzerebbe!”. Dicono di lei: Era un pagliaccio straordinario, un pagliaccio di razza…Veramente l’amica ideale, ti dava tutto… Dove cantava, ecco, lì era il centro del mondo… La disperazione degli autori… Un po’ un pazzariello… Uno sguardo dolce e disperato  che non si può sfuggire… Era la maschera con cui lei nascondeva tutto, tutto quel macello … Molto sensibile, molto ansiosa… Molto severa con se stessa… Impegnativa…  Ogni sua  frase era un urlo lanciato al mondo… Donna bellissima che non aveva paura di imbruttirsi… Eccentrica… Feroce… Bizzosa… Terribile… Anticonformista… Libera… Rivoluzionaria…  Troppo in tutto… Una grande madre, una grande moglie, una grande amante… ».