di Pasquale Martucci
“L’uomo pensa, esiste, dubita.
La macchina la si può accendere, spegnere, riaccendere”.
(Franco Ferrarotti, Macchina e uomo, Arcadia Edizioni, 2024, or. 1962)
L’Intelligenza Artificiale rappresenta oggi qualcosa che cambia le nostre consuetudini. Grazie alla crescente disponibilità di informazioni e allo sviluppo tecnologico, infatti, la macchina non ci consentirà soltanto di ottenere dei risultati attraverso l’elaborazione dei dati con cui viene alimentata e sulla base di una teoria sviluppata dall’uomo, ma renderà anche possibile estrarre il significato di questi dati e lo farà in completa autonomia.
Dunque, la persona non si troverà più di fronte ad una tecnologia che si limita a svolgere compiti e analizzare dati sulla base di istruzioni assegnate, ma ad un sistema che decide, determina ed estrae senso dai dati autonomamente.
È proprio l’autonomia decisionale della macchina che rappresenta l’elemento distintivo dell’Intelligenza Artificiale, e su questo terreno si stanno concentrando i principali interventi legislativi europei.
Le tecnologie non sono buone o cattive: non hanno lo scopo di migliorare la vita dell’essere umano o, al contrario, di coartarne la libertà. La tecnologia è neutra ed è l’uso che ne viene fatto che la caratterizza. Ed è proprio l’uso che faremo dell’Intelligenza Artificiale che ne determinerà la sua connotazione in senso positivo o negativo ed è per questo motivo che una sua efficace regolamentazione assume un’importanza fondamentale.
Sarà dunque da verificare quale sarà il testo definitivo del Regolamento IA e come verrà declinato l’aspetto della governance con riferimento all’Autorità competente. Quel che è certo è che non si potrà prescindere né dai principi da regolamentare, né da un ruolo centrale delle Autorità Garanti per la protezione dei dati a livello nazionale nelle decisioni strategiche complessive e nelle regolazioni settoriali.
Il GDPR, General Data Protection Regulation o Regolamento europeo n. 679/2016 (in vigore nel 2018, ma inapplicato per la difficoltà dei Paesi europei di raggiungere accordi efficaci con i giganti del mercato dei dati digitali), oggi è Artificial Intelligence Act, un testo frutto del lavoro di due anni. Si propone di far coesistere sicurezza e libertà, con salvaguardie da rispettare per chi usa e sviluppa l’IA, con l’identificazione biometrica da limitare ai casi di crimini gravi (violenze e terrorismo), con l’obbligo di indicare l’uso di false immagini, con multe significative per le violazioni dei Regolamenti.
È la sfida per rispondere ai programmi rivoluzionari ChatGPT ed evitare falsificazioni da parte di persone, gruppi organizzati, aziende private che condizionano l’opinione pubblica per trarne vantaggi in termini di denaro e potere. Al centro è la difesa della conoscenza, la protezione dei dati personali, la garanzia della qualità delle informazioni. Il Regolamento intende garantire sicurezza e rispetto dei valori comuni. Esso dovrà essere approvato entro la fine della legislatura (giugno 2024) ed entrerà in vigore progressivamente nei due anni successivi.
Ci troviamo di fronte a una sfida epocale per il mercato e per i diritti delle persone: estrarre tutto il potenziale positivo da una distruptive technology, qual è l’Intelligenza Artificiale, salvaguardando i diritti e le libertà fondamentali degli individui.
L’etica e l’Intelligenza Artificiale sono elementi determinanti per il successo e l’evoluzione dei processi di trasformazione digitale e per il progresso sociale ed economico del mondo.
L’etica è sia un insieme di norme e di valori che regolano il comportamento dell’uomo in relazione agli altri, sia un criterio che permette di giudicare i comportamenti, propri e altrui, rispetto al bene e al male. È il comportamento umano: da éthos, non inteso come costume, consuetudine, abitudine, ma carattere, comportamento. Assegna ai comportamenti umani uno status deontologico e normativo, li distingue in buoni, giusti, leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi.
Aristotele nell’Etica Nicomachea sosteneva:
“Ogni tecnica e ogni ricerca, come pure ogni azione e ogni scelta, tendono a un qualche bene, come sembra; perciò il bene è stato giustamente definito come ciò a cui tutto tende”.
Nel linguaggio filosofico, l’etica è ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo, che ricerca il vero bene, i mezzi atti a conseguirlo, i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, i criterî per giudicare sulla moralità delle azioni umane.
Il problema resta il bene comune, che intende arginare gli impulsi egoisti e autolesionisti dell’individuo, con lo scopo di rendere la vita sulla terra più sostenibile, sia a livello sociale che ambientale.
È l’etica personale che si manifesta come problema di educazione. Se pensiamo ai bambini, non sempre viene insegnato loro ad essere corretti, a considerare le conseguenze delle loro azioni. Da piccoli il comportamento è quasi completamente istintivo, con la crescita si sarà in grado di indirizzare gli impulsi non etici, di controllare le emozioni, e fare la cosa giusta nel rispetto di un agire che pensi all’interesse comune. L’educazione insegna ad ogni singolo individuo l’adozione di valori etici nella vita personale, che poi si uniranno ad altri valori etici per diventare legge, poi cultura, poi un nuovo modo di stare al mondo.
L’Intelligenza Artificiale offre grandi e inimmaginabili opportunità di sviluppo e di crescita, ma al contempo, se non opportunamente governata e gestita, presenta rischi proprio per la protezione dei dati, e per le libertà e i diritti fondamentali degli individui. Il successo dell’attuazione dell’Intelligenza Artificiale passa sicuramente dal rimuovere questi limiti e vincoli, che potrebbero ledere i diritti e le libertà costituzionali dell’individuo, creando discrasie e discriminazioni per la libertà e dignità dell’uomo.