Anche Roberto De Luca, assessore comunale a Salerno e figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca, è indagato nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli che ieri ha portato a una serie di perquisizioni in uffici regionali.
Il suo coinvolgimento nell’inchiesta sarebbe collegato a un video del quotidiano on-line Fanpage in cui un finto imprenditore propone accordi illeciti in riferimento ad appalti per lo smaltimento delle ecoballe. De Luca jr sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati per l’ipotesi di corruzione.
Agenti della squadra mobile e dello Sco hanno eseguito una perquisizione la scorsa notte nell’abitazione e nello studio professionale di Roberto De Luca, assessore comunale di Salerno e figlio del governatore della Campania Vincenzo. La perquisizione rientra nell’inchiesta della procura di Napoli che ha indagato De Luca jr per corruzione in relazione a un video di Fanpage in cui un finto imprenditore gli avrebbe proposto accordi illeciti per un appalto. Nelle stesse ore sono state eseguite altre perquisizioni.
Nel video di Fanpage.it si vede Roberto De Luca trattare con la persona che crede essere un imprenditore per l’aggiudicazione dell’appalto. Il figlio del governatore non parla in qualità di assessore, ma vanta la possibilità di intervenire a livello regionale. E propone i nomi di alcuni intermediari che potrebbero agevolare la chiusura dell’affare. Non è l’unico. Nei filmati che la redazione annuncia di voler pubblicare «a puntate» comparirebbero fatti almeno altri due politici: uno di centrodestra e uno di centrosinistra.
Nell’ottobre scorso il governatore Vicenzo De Luca aveva annunciato di aver «espletato la seconda gara per la rimozione di cinquecentomila tonnellate di ecoballe da Taverna del Re» precisando che «tutte le procedure della gara sono state seguite con l’Anac, che ha fatto il monitoraggio sulle imprese che partecipano alle gare e sulla commissione aggiudicatrice» e annunciando lo smaltimento «in pochi mesi altri 500 mila tonnellate di ecoballe».
I presunti accordi si sarebbero concentrati su quest’ultima tranche, ma gli accertamenti in corso ormai da diversi mesi dovranno stabilire se anche le precedenti gare possano essere state falsate grazie al pagamento di mazzette. E per questo nelle ultime ore sono stati sequestrati i documenti sull’assegnazione delle commesse.