Inchiesta appalti, difesa Zoccola chiede domiciliari dopo 2 interrogatori. Lambiase (M5S): Salerno ostaggio da 30 anni, Napoli si dimetta.

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Riflettori della Magistratura puntati sul “sistema Salerno” e sul “cerchio magico”: numerose le informazioni emerse dall’interrogatorio di garanzia a Fiorenzo Zoccola, dinanzi al Gip.

L’indagato ha raccontato di lavorare con le cooperative salernitane dal ’70 e di essere “amico dal 1989” del governatore Vincenzo De Luca. Zoccola ha tirato in ballo anche il figlio del presidente della Regione, Piero De Luca, il deputato che, secondo l’indagato, sarebbe subentrato a De Luca padre nella gestione del “cerchio magico”, alias una presunta cerchia di fedelissimi a cui assicurare contatti e lavoro nelle cooperative, in cambio di sostegno elettorale.

“Il 70% delle persone che ho assunto mi sono state mandate dai politici”, ha sottolineato Zoccola. Intanto il suo avvocato, Michele Sarno, ha chiesto i domiciliari per il suo assistito, accusato, come è noto, di associazione per delinquere e turbativa d’asta.

“Le indagini della Procura stanno confermando ciò che il MoVimento 5 Stelle sosteneva da tempo sull’esistenza di un vero e proprio “sistema Salerno”. Dalla desecretazione dei verbali dell’interrogatorio di Fiorenzo “Vittorio” Zoccola emerge un quadro tetro, fatto di clientelismo e gestione del potere da parte delle Giunte Napoli e De Luca, che avrebbero – secondo la ricostruzione dell’accusato – tenuto per trent’anni il lavoro dei cittadini salernitani in ostaggio. Leggendo le sue parole si evince chiaramente che, nella nostra città, si è praticamente costretti a scambiare il proprio voto per avere o mantenere un posto di lavoro e che, chi non si omologa, non trova spazio o viene addirittura minacciato (come accaduto nel caso dell’audio circolato in campagna elettorale). Pare quindi che l’amministrazione della città di Salerno abbia utilizzato le proroghe a favore delle solite cooperative per garantirsi i voti di chi, avendo bisogno di lavorare, era costretto a votare secondo le indicazioni dettate da un superiore in combutta con la politica.
Considerando la possibilità che le affermazioni dell’indagato siano veritiere, la maggioranza emersa dalle urne non può considerarsi legittima. Noi faremo la nostra parte per ripristinare la legalità e il bene comune trasformato in “cosa loro” oltre ogni limite, ma il sindaco deve fare chiarezza e poi, con un sussulto di dignità, dimettersi per responsabilità politiche evidenti avute in questa storia.”