Sabato 7 maggio 2016 alle ore 11,30 la Galleria “Il Catalogo” di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta – Salerno , via A.M. De Luca, 14 inaugurerà la mostra di Sergio Scatizzi dal titolo “La vocazione del colore“, 18 dipinti visibili al pubblico fino al 4 giugno 2016. Orari di apertura: martedì – venerdì; ore 17,30_20,00; sabato ore 10,00_12,30 / 17,30_20,00 Info: 089.232666; www.ilcatalogo.com; info@ilcatalogo.com www.facebook.com/antonio.adiletta.505
Da sabato 7 maggio, giorno dell’Inaugurazione_Drink alle ore 11,30, in mostra, nello spazio espositivo di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta, 18 opere dell’artista toscano testimoni di quella lunga e ferace amicizia durata sino alla sua scomparsa. Il maggio della galleria Il Catalogo di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta sarà interamente dedicato alla storia di una lunga collaborazione e amicizia tra lo storico spazio espositivo e l’artista toscano Sergio Scatizzi.
Il vernissage della mostra “La vocazione del colore“, sabato 7 maggio alle ore 11,30, proporrà 18 dipinti, olii che Lelio e Antonio hanno conservato gelosamente quali testimoni di un lunghissimo periodo di rapporti e che vanno dagli anni ’60 sino alle ultime personali di Scatizzi nella galleria salernitana. Le opere in esposizione (fino al 4 giugno 2016), sono testimoni del suo corpo a corpo solitario con la materia cromatica fissato in pitture succose e dense, a lungo odorose e molli: in esse il pennello cede il posto alla spatola e la spatola lavora come una cazzuola, mentre il colore modellato plasticamente diviene grumo floreale, nuvola incombente, zolla e raccolto, muraglia e deserto, filare di tomi, catasta di marmi. Nelle sue tele conta di più il ricordo e la memoria di tutto il resto ed è la forza creativa ed evocativa della sua arte a rendere straordinariamente umanizzati e definiti i paesaggi della Valdinievole, le terre di Volterra, gli squarci della Maremma.
E non importa se si tratta dei dipinti del primo periodo, dove il tratto è lento e strisciante sulla tela o delle opere degli anni ’80-‘90 del Novecento, in cui dalle sue tele emerge una nuova forza data da colori accesi e pennellate vigorose, rimane immutata la sua straordinaria capacità a rappresentare la natura attraverso il ricordo e la memoria, allontanando la raffigurazione da ogni pretesa narrativa e lasciando alla società il suo bisogno eterno di bellezza. L’incanto triangolare fra Scatizzi, il supporto e il colore si ricrea nuovo affresco ad ogni quadro, che nell’appartenere a una fase, a un filone, a un “periodo” di tipo picassiano è anche però, e soprattutto, se stesso. Come se ogni paesaggio fosse visto e ritratto per la prima volta, come se ogni combinazione di forme astratte ricavate entro i colori venisse alla luce con la propria fatica e il proprio rischio, sorprendente e giovane come una creatura appena nata. La sua stesura-segno, servendosi di sovrapposizioni di grumi che compongono le variazioni dal piano, non lacera la materia, ma la modella e la costruisce fino a darle una consistenza di grande forza evocativa e creativa. Sino alla fine con giovanile energia ha continuato ad esprimere nelle sue opere tutta la sua felicità nel dipingere che lo porta a rinnovare ancora le sue e le nostre emozioni, con quella inconfondibile qualità di impasti, di ampi tocchi di spatola e di tagli che divengono misuratori esatti di spazi, di distanze che scarnificano lo scheletro invisibile di una metrica antichissima ed essenziale. Biografia. Sergio Scatizzi nacque a Gragnano, in provincia di Lucca, il 20 ottobre 1918 e trascorse la sua giovinezza nella campagna lucchese a Valdinievole. Seguirono un soggiorno a Napoli e un trasferimento a Roma, dove ebbe modo di avvicinarsi al vivace ambiente artistico della capitale, che subito lo attrasse e dove conobbe Mario Mafai ed Antonietta Raphael. Dopo due anni trascorsi a Parigi conobbe, durante la Seconda Guerra Mondiale, Giovanni Comisso, Filippo De Pisis e Giorgio Morandi. Al termine del conflitto mondiale si unì al gruppo dei pittori pistoiesi, esponendo in diverse collettive e, successivamente, conobbe Ardengo Soffici.
A Montecatini, nel 1949, tenne la sua prima personale e nel 1950 espose alla XXV Biennale di Venezia. Seguì anche il Premio di Pittura “Bagni di Lucca”, occasione che gli permise di incontrare Carlo Carrà, presidente di giuria. Dal 1951 iniziò il sodalizio con Ottone Rosai, del quale frequentò per molti anni lo studio di Via degli Artisti. Anni dopo Sergio Scatizzi si stabilì a Firenze continuando la sua attività espositiva lungo tutta la penisola, fino ad una delle sue grandi consacrazioni avvenuta a Milano, nel 1982, presso il Salone della Galleria Annunciata. Risale al 1969 l’inizio del percorso amicale e professionale con la Galleria Il Catalogo, durato, attraverso numerose personali allestite negli spazi espositivi salernitani, fino alla sua scomparsa avvenuta il 1 dicembre 2009.