“Com’è scritto sul lino, questa Sindone è stata estratta da quella di Torino nel 1665: il telo di lino bianco acquerellato, foderato di seta rossa, ha le stesse dimensioni dell’originale di Torino, 103×416 centimetri. Proviene dal monastero salernitano di San Michele, da dove fu trasferito, nel 1938, ripiegato in un cofanetto sabaudo con coperchio a cuspide. Secondo Monsignor Arturo Carucci la copia di Salerno è una delle più antiche, eseguita per contatto sull’originale da Suor Maria Francesca di Savoia, terziaria francescana, che fu poi donata alle clarisse del Monastero di San Michele che la esponevano durante la Settimana Santa. Dopo l’unica esposizione del 1978, decidemmo di esporla, nel 2015, in una sala del Museo Diocesano. Dopo di allora non è stata più esposta fino ad oggi. Questa Sindone può aiutarci a comprendere il dolore, ma anche la gioia della Resurrezione di Cristo. Dal dolore dobbiamo far emergere il bene”. Sono le parole del Direttore del Museo Diocesano San Matteo, Don Luigi Aversa, che giovedì sera ha partecipato, insieme al Vescovo, Monsignor Andrea Bellandi, all’inaugurazione della esposizione della “Sacra Sindone Salernitana” che potrà essere osservata fino al 17 aprile , ogni giorno, dalle ore 17,00 alle 20,00, nella “Parrocchia del Gesù Redentore” del Parco Arbostella. L’immagine di Cristo sul telo della Sindone trasmette sofferenza, ma anche pace, serenità, speranza, come ha sottolineato Monsignor Andrea Bellandi, Arcivescovo di Salerno:” Il Vescovo di Torino, qualche tempo fa, diceva che la Sindone è insieme uno schiaffo e una carezza : schiaffo perché ci mette di fronte alla cattiveria dell’uomo, al suo rifiuto della verità, alla sua opposizione a Dio; carezza perché è frutto della carezza della Misericordia di Dio che in Gesù diventa un fatto che arriva a offrire la propria vita per il perdono e la redenzione di tutti noi. Sono molto lieto per questa iniziativa: ci avviciniamo alla Pasqua, e poter osservare questo lenzuolo è occasione di riflessione, di preghiera, di silenzio, e ci permette di vivere questi giorni con maggiore consapevolezza. E’ un momento importante, non solo per questa parrocchia , ma per tutta la nostra Diocesi”.
A portare i saluti del Sindaco Vincenzo Napoli, è stata la dottoressa Paky Memoli, Vicesindaco, che ha raccontato la sua recente esperienza vissuta sui luoghi della sofferenza, ai confini con l’Ucraina:” Al ritorno abbiamo portato con noi , nei pullman, tanti bambini ucraini che siamo riusciti a sistemare presso le famiglie salernitane che hanno dato la loro disponibilità”. Il Parroco della “Parrocchia del Gesù Redentore” del Parco Arbostella, Don Giuseppe Landi, insieme alla comunità parrocchiale ha voluto che si riscoprisse un pezzo di storia della nostra città:” Ho esaudito un desiderio dei miei parrocchiani: quello di portare una copia della Sindone , realizzata sull’originale di quella di Torino, nella nostra Parrocchia. Significa, per noi, ridare conoscenza della storia salernitana attraverso un simbolo dall’alto valore spirituale per i fedeli cristiani. Un’esperienza di fede per vivere in maniera diversa questa Santa Pasqua”.
Monsignor Gaetano Di Palma, sacerdote dell’Arcidiocesi di Napoli, Ordinario di Scienze Bibliche presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, ha spiegato come la sofferenza è stata vissuta nei Vangeli:” La lettura dei Vangeli ci restituisce un mondo in cui è messa in evidenza la quotidianità del soffrire di cui si fa esperienza in particolare con la malattia. Gesù fu un sofferente “speciale” il cui dolore non dipese dalla malattia, bensì dalla testimonianza”. Monsignor Di Palma ha anche spiegato che quando leggiamo la Bibbia non possiamo fermarci al solo aspetto biomedico dell’infermità:” Dobbiamo includere anche la prospettiva socio – culturale del problema”. Di Palma ha ricordato che per l’evangelista Matteo i peccatori sono equiparati ai malati e che nel Vangelo di Luca, Gesù si presenta come profeta –guaritore:” Gesù, per spiegare il motivo della sua frequentazione di peccatori e pubblicani, dice:” Non sono i sani che hanno bisogno del medico , ma i malati, io non sono venuto a chiamare giusti, ma i peccatori alla conversione”. Monsignor Di Palma ha anche ricordato che alcuni racconti di guarigione si concludono con queste parole di Gesù:” La tua fede ti ha salvata”. E la fede ha salvato la signora Veronica Romano che ha raccontato il suo personale vissuto, fatto di sofferenza e dolore:” Grazie ad un percorso spirituale, alla fede, sono riuscita a rinascere. Ho vissuto un’esperienza straordinaria che mi ha riempito il cuore e cambiato la vita”. Presenti il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Mercatello, il Luogotenente Vincenzo Di Falco che ha portato i saluti del Comandante Provinciale , il Colonnello Gianluca Trombetti. Presenti anche il Consigliere Comunale Filomeno Di Popolo, la dottoressa Lina Piccolo, Presidente del Comitato Piccola Industria, la dottoressa Marcella Villano e il Carabiniere Giuseppe Rainotta. La serata è stata impreziosita dalle musiche sacre eseguite dalla “Schola Cantorum” della “Parrocchia del Gesù Risorto”, diretta dal Maestro Francesco Granozio. (Foto di Mauro Grandinetti).
Aniello Palumbo