Due strade molto diverse per un’unica meta
Qualche giorno fa in una Chiesa di Genova, dove grazie a mio cognato Paolo
Marchetti ho avuto la possibilità di partecipare ad una celebrazione
dell’Eucarestia, è risuonato il canto, intenso ed accorato, di “Bella Ciao”
per salutare don Andrea Gallo che ci ha lasciato.
Subito è sorta una discussione per il canto intonato dai suoi amici.
Per me è stata, invece, l’occasione per ricordare un altro canto : ” Andrò a vederla un dì”.
E’ il canto che accompagnò per tutta la vita un altro sacerdote, don Enzo Quaglia, mio zio.
Due canti molto diversi, due sacerdoti diversi, due strade diverse ma con un
unico approdo : l’incontro con Colui che E’!
Penso che tutti ricorderete le immagini di don Andrea che, sventolando la
bandiera della pace, canta in Chiesa “Bella Ciao”.
Alcuni di voi ricorderanno come brillavano gli occhi di don Enzo quando
cantava “Andrò a vederla un dì”.
Certamente in questi canti diversi c’è la sintesi di due mondi differenti.
Mio zio aveva timore dei comunisti !
Don Andrea cantava “Bella Ciao” !
Eppure due mondi molto distanti avevano il Cristo in comune.
Avevano in comune la Solidarietà, la Compassione, la Carità : amavano Gesù,
il Cristo, in chiunque era emarginato.
A chi bussava alla loro porta nessuno dei due chiedeva i documenti.
Tutti trovavano ascolto ed accoglienza, nessuno era lasciato solo.
Come è possibile che ciò sia vero?
Non erano espressioni di realtà diverse?
Non avevano molte opinioni contrastanti?
Sì, ma la diversità aveva un punto di incontro in un Comandamento che li
rendeva uguali : “Ama Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua mente ed
ama il prossimo tuo come te stesso”.
E’ molto triste, perciò, anche se ciò mi fa tornare a sentirmi giovane quando
le scomuniche fioccavano per molto meno, ascoltare giovani sacerdoti che
non sanno che la Chiesa Cattolica ha celebrato il Concilio Vaticano II.
Essendo giovani non hanno vissuto quegli anni e non sanno che
“la Salvezza e la Santità” sono patrimonio universale.
Non sanno che ciò che occorre non è “l’appartenere” ma “Amare Dio ed
il Prossimo” e che ciò può avvenire in forme molto diverse che
dipendono dalla situazione concreta che ciascuno vive e che può far dare
alla divinità nomi che possono apparire anche fantasiosi.
La discriminante è data dalla ricerca costante della Verità che diventa vita
nella Compassione e nella Carità.
Per questo motivo non mi sono mai sentito colpito dagli anatemi ricevuti
in passato, né sono colpito da chi oggi mi definisce “protestante”
perché sento don Andrea come un fratello e perché sono certo che quando
presso la sua casa eravamo insieme c’era con noi il Cristo.
Con ciò non penso di disconoscere o di mettere in discussione il significato,
il valore, la storia millenaria della Chiesa Cattolica.
Sarebbe un esercizio di presunzione pura.
Ho invece un desiderio molto modesto : aiutarci a riconoscere ciò che di bene
c’è in ciascuno.
Poi possiamo discutere a lungo.
Poi possiamo, se ciò ci rende più sereni, riconoscere che apparteniamo
a comunità diverse.
Vorrà dire che ci incontreremo per partecipare alle iniziative per il dialogo tra
le culture, per il dialogo interreligioso, per il dialogo interconfessionale.