Alessandro Nisivoccia, per tutti “Sandro” ha raggiunto la sua amatissima Regina, di nome e di fatto, la sua inseparabile Regina Senatore dopo cinque anni dalla sua morte. L’attore, il regista, il patron del Teatro di Vico Guaifiero “San Genesio”, ex “Sipario”, animatore culturale e creatore del Teatro Popolare Salernitano se ne è andato in punta di piedi, in silenzio, quello nel quale si era chiuso da un po’.
Il suo silenzio è ora rumorosissimo, come il brusio di un teatro prima che si spengano le luci per dare vita allo spettacolo. Quel silenzio fa eco ancora oggi dopo qualche giorno dalla sua scomparsa, quella di un uomo che è stato padre dei suoi figli Anna e Roberto, ma anche adottivo, di tutti coloro che almeno una volta sono entrati in quel luogo di incontri e formazione che è stato il “San Genesio”.
Alessandro e Regina, impossibile scindere l’uno dall’altro, hanno rappresentato in questa città, spesso distratta e di poca memoria, centinaia, se non migliaia di attori, registi, fonici, tecnici, scenografi, semplici appassionati, che da più di mezzo secolo hanno frequentato quella fucina, una vera scuola di Teatro con la “T” maiuscola.
Tantissimi i nomi di coloro che in questi giorni hanno rilasciato dichiarazioni, interviste, annunci, appelli, cordoglio, messaggi ovunque, in un coro di affetto e stima per un non salernitano, che da Udine arrivò qui e s’innamorò della sua Regina e della città di Salerno, che diventò sua.
Qui decise di invitare i giovani a coltivare la passione del teatro, non solo per diventare uomini e donne di teatro, ma per imparare a parlare con una dizione che sarebbe servita loro nella vita, per sapersi esporre in pubblico in qualsiasi mestiere avessero svolto, per saper stare con gli altri in compagnia. Ecco in “compagnia,” così come ancora oggi sono definiti i gruppi teatrali o meglio quell’insieme di professionalità e differenti competenze che fanno squadra, fanno l’unione delle diversità per diventare un’unica forma ed essere storia. E quella di Sandro Nisivoccia, con la sua meravigliosa famiglia allargata ai tanti che li hanno frequentati e sono stati onorati dalla loro amicizia, è una storia importante, non solo qui a Salerno ma ovunque ci sia un luogo, un gruppo, una scuola di formazione vera e non improvvisata, colta e non di pseudo-intellettuali. Lì dove nella semplicità e nell’umiltà dello scambio di esperienze si farà degnamente teatro, lì saranno Sandro e Regina.
Ora in tanti si affannano a voler dedicare sale e spazi, piazze, strade e vicoli a questa coppia nel teatro e nella vita, ma le testimonianze di coloro che dal San Genesio son passati, sono la vera fiamma viva, non solo del ricordo ma della continuità.
“Andate a teatro, andate a vedere gli altri e non solo voi stessi davanti uno specchio– diceva spesso ai suoi attori Sandro- questo è un mestiere che si ruba. Dovete osservare, carpire, ascoltare con acume e poi far vostro tutto ciò che assorbite”.
Non basta infatti recitare un copione sia su un palco che nella vita, occorre saper percorrere questo pezzo di strada con se stesso e con gli altri, nel confronto e nella tenacia, nel rispetto e nella condivisione per poter dire io c’ero, ci sono stato, ho vissuto. Ecco forse al di là dei tanti discorsi commemorativi Sandro avrebbe voluto ancora vedere ognuno dei suoi ragazzi con meraviglia, curiosità, per sapere su quale strada sia. Vorrebbe sicuramente sapere se ognuno di essi vive ancora intensamente i suoi preziosi consigli, i suoi rimproveri affettuosi, il suo inconsapevole insegnamento, non da prof, ma da uomo vissuto.
I Maestri, sono questi, quelli che come Sandro Nisivoccia e Regina Senatore hanno consegnato, nella staffetta della vita, un testimone per continuare ad andare avanti, con dignità e fierezza ovunque e a prescindere.
Gilda Ricci