Il «Sesso debole» (seconda puntata)

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Abbiamo contezza delle splendide civiltà di Roma e di Grecia, degli Egizi e degli Assiro-Babilonesi, ma gentilmente respingiamoo il prepotente fascino che ancora emana da Messalina, Teodora, Cleopatra e da tante altre divoratrici di cuori umani e preferiamo fermarci, saltellando, anche per non essere troppo noiosi, un po’ qua, un po’ là, sugli aspetti più salienti dell’espressione «donna» nei cinque continenti, che, insieme con gli oceani, costituiscono la bella «Aiuola ci fa tanto feroci» (Dante). La donna cinese, secondo la sua struttura biofisiopsichica, è enigmatica, sfuggente, misteriosa, ma, richiamata alla realtà, è dolce, forte, saggia come la millenaria civiltà che la distingue. Oggi non subisce più la menomazione dei piedi strettamente fasciati perché non crescano, ma, piedi grossi o piccoli, la nostra Kao-Kien marcia fiera verso un destino che cerca il suo sbocco. E pensare che una volta la delusione dello sposo, riguardante i piedi non desiderabili della sposa era motivo concreto di scioglimento di matrimonio.  La donna cinese è cosciente dei suoi compiti, delle sue mansioni di studentessa, di lavoratrice, di professionista, di mamma o di figlia. Non è più la fragile creatura che suonava l’arpa, accanto ad una aromatica tazza di té al gelsomino. Concilia la professione con la famiglia, risolve i problemi del tempo libero e partecipa alla vita pubblica con un impegno e un ardore sconosciuti quasi alle occidentali. Potremmo dire che la Cina, in marcia verso il proprio destino, ha affidato gran parte deI suo futuro alle donne. In amore, la donna cinese, come quella giapponese, è dolcissima e desiderabile. La donna americana ha in comune con quella australiana, ancora più spiccati in quest’ultima, i segni di una razza giovane, ardimentosa, pioniera di imprese leggendarie. Ha un carattere estremamente razionale e conquista la sua giornata programmandola senza perplessità. Anche la nascita di un figlio non deve essere una sorpresa, ma il momento preciso della soluzione di un ingranaggio avviato nove mesi prima. E’ mattiniera, gioviale, conosce i suoi diritti come i suoi doveri. Al ei è dato, già al fiorir della giovinezza, di disporre di un «boyfriend», da cui essere scortata, per sentirsi completa e rassicurata. Il marito è una cosa normale, fa parte dei beni di consumo. Indefessa lavoratrice, in tutti i campi; se donna di casa conosce l’uso di un numero imprecisabile di elettrodomestici. Qualunque sia e di qualunque peso il suo lavoro, ella trova il tempo per i suoi passatempi preferiti: i «parties» e lo «shopping». Ogni quartiere ha un centro di acquisti (shoppingcenter), che la donna americana visita quasi quotidianamente. Ha cura impeccabile della sua persona, eppure a chi la vede dà l’impressione della donna «acqua e sapone». Inoltre, prevede e organizza lucidamente la carriera del marito, con una disinvoltura che non lascia al suo compagno di vita il tempo o il motivo di risentirsi. Indossa abiti di modello europeo, specialmente di Parigi, che in America si riproducono a migliaia e non si rammarica se per strada trova donne vestite identicamente come lei. E I ‘America ama le sue donne: per esse ha istituito un numero esorbitante di assistenza e previdenza sociale. Esse rispondono con uguale amore,mettendo al servizio della propria terra la loro encomiabile efficienza ed instancabilità. La donna australiana, si avvicina più al modello americano che a quello europeo o asiatico. Non a torto l’Australia fu definita «il paradiso delle donne»; infatti le donne costituiscono un’entità numerica molto inferiore a quella degli uomini e ciò dà una nota di privilegio femminile a tutte le manifestazioni della vita sociale.

 (seconda puntata)