Intanto la Serao continua la sua battaglia a favore del femminismo. Ella stessa porta i capelli corti, alla maschietta; è svelta, dinamica, inesauribile, come inesauribile è l’amore per lei dei Napoletani, che mai da nessun altro giornalista si sono visti così bene individuati nelle loro caratteristiche e nelle loro sventure.
Solo la Serao ha centrato il cuore di Napoli e Napoli l’acclama, la esalta, la onora. Ma la felicità non è di questo mondo: l’unione che sembrava così forte tra lei e il marito comincia ad incrinarsi… si spezza quando alla ribalta dei pettegolezzi affiora il nome della ballerina Bessard della compagnia ungherese che si è esibita al S. Carlo.
Ha avuto una figlia da Scarfoglio, ma respinta da lui, si uccide, scatenando il più grosso scandalo del tempo. Matilde dà l’ultima prova di coraggio e prende con sé l’orfanella; ma il matrimonio ormai è a pezzi e la porta tristemente in tribunale. I due giornalisti più famosi del momento si dicono addio, lasciando alle loro spalle un passato dai ricordi struggenti e si avviano a un tramonto già pieno d’ombre.
Matilde, obbedendo ai suoi stimoli inesauribili, fonda un nuovo giornale: «Il Giorno», ma una sera, sedendosi per scrivere, è sopraffatta da una grande stanchezza: piega la testa sul foglio e si addormenta per sempre. Con lei muore quasi un’epoca, ma sopravvive gagliardo il sentimento del giornalismo, che non arresterà i suoi passi; non solo, ma, migliorando le tecniche editoriali e i mezzi di diffusione, sotto moltissimi aspetti, sarà lo specchio della realtà.
Anche il femminismo è arrivato a conquiste quasi imprevedibili: oggi la donna, al pari dell’uomo, siede in Parlamento, nei Consigli di Amministrazione delle aziende, occupa posizioni elevate nella struttura burocratica pubblica e privata, entra con disinvoltura in certi settori istituzionali, da cui fu sempre esclusa. Ha realizzato se stessa nei modi voluti, ma si sente soddisfatta e, soprattutto, felice? Qualche anno fa, coinvolta personalmente in problemi di questo genere, entrai in una crisi di perplessità e di incertezza. Spontaneamente mi salì dal cuore la seguente poesia, che stralcio da una mia raccolta:
«Otto marzo, infiorato / di mimosa! / Profumo ìntenso / di aria e di terra; / fascino sottile di vittorie finalmente conquistate. / E’ giù, nel cuore / della terra/ la cenere sacra / delle vittime bruciate / fatalmente in un giorno / di legittima protesta. / L’umana corsa al successo / contemplano sarcastiche / le stelle lontanissime. / Dal principio / hanno visto / vertiginosamente ascendere / la storia della donna / a traguardi / che non segneranno limiti / alla condizione femminile! / E certo c’è del buono, donna, / nel tuo amore per la vita / realizzata / secondo i tempi d ‘oggi. / Ma l’estremismo / è infatuato errore, / risposta negativa alla natura, / che ti fece diversa / perché spandessi il tuo profumo / per alleviare le fatiche / dell’uomo. / Chi allevierà le tue fatiche / deposto il fardello pesante / di ogni giorno? / Vivi della tua lotta, / imprenditrice dinamica, / in ogni umano settore. / Ma ti senti appagata? / Addio / madonne solitarie / dei castelli feudali; / s’invola dai veroni / un dolcissimo canto / allusivo ad un sogno d’amore. / Addio, castellana, / in attesa / degli amplessi infuocati / del tuo amante signore, / impegnato nella cura / della guerra e della caccia… / Addio, austera contessa, / ancor velata di lutto e di pudore / che porgi le pietose labbra / al novissimo cantore: / «Il giovane Rudel / per te muore d’amore». / E, finalmente, addio, / dignitosa Lucrezia, / pudibonda Cornelia, / spirituale Beatrice: / addio, eroine romantiche, / di misterioso fascino / adornate; / addio, fanciulle, nate / in secoli costretti / da pregiudizi atavici! / L’ansiosa parità, / fanciulle d’oggi, / vi concede orgogliosa / esaltazione.. / v’innalza alle soglie! del potere, forse… / ma vi toglie / il profumo della vita… / la poesia di sentirvi / fragili e protette / sotto la calda carezza / dell’uomo».
(nona ed ultima puntata)