Esistono maestre così, sì sono in carne ed ossa, vere, reali. Non solo nei libri della scuola ideale, della scuola come l’isola di Peter Pan che non c’è. Loro ci sono, ci sono sempre da sempre, prima , durante e alla fine della D.A.D., acronimo di “ didattica a distanza” o di “distanza nella didattica”, che per i bambini e per loro inizialmente è stata una piacevole novità, un gioco dietro schermi, webcam e cellulari di genitori diventati tutor dei figli, poi assistenti tecnici , coinvolti nelle videolezioni senza orari, flessibili, strane.
Tutto molto strano per una scuola che ha nella sua tradizione la relazione fisica, gli sguardi, la gestualità e che improvvisamente nella moviola della connessione interattiva, rallenta un tempo dilatato quasi sospeso tra bambini e maestri. In questi novanta giorni di connessioni alternate, di tecnologi spesso improvvisati, da autodidatti ancora una volta maestri e maestre, bambini e genitori si sono impegnati a mantenere il contatto, la relazione, una vicinanza di senso. Lo hanno fatto con passione e determinazione ancor più dandosi volontariamente appuntamento al parco Mercatello, a Salerno, nella zona orientale della città, muniti di mascherina le maestre della scuola primaria “M. Mari “, con un piccolo carico simbolico di piantine e un cuore di carta con su scritto “Seppur costretti a stare lontani, siamo stati vicini con il cuore. Le maestre” . Hanno donato questi germogli ai piccoli alunni, felici di rivederle con mamme e papà commossi. Rigorosamente a distanza ma insieme , in piccoli gruppi, evitando assembramenti, le maestre hanno rivisto e salutato in questi ultimi giorni di scuola, finalmente all’aperto, in piena fase 3, i loro alunni, che felici correvano sull’erba , si arrampicavano sugli alberi, giocavano e sorridevano dietro le coloratissime mascherine, con gli occhi che brillavano di gioia.
Un incontro speciale in un parco cittadino, dove forse potranno organizzare in futuro lezioni all’aperto realizzando percorsi di “outdoor school” , non più visti come chimere lontane dei corsi di formazioni o delle scuole nord europee, ma scuola reale, viva, come le lacrime di gioia e commozione di un papà che nasconde l’emozione dietro gli occhiali scuri e osserva suo figlio felice per la prima volta dopo mesi. Ecco la scuola possibile, la scuola che ritrova il suo essere fisicamente connessa alla natura umana, sociale e razionale, che grazie al rigore della distanza ha reso possibile il desiderio del ritrovarsi , di quell’incontro voluto e cercato, dentro le regole ma oltre le mura della paura e della comodità casalinga almeno oggi, per l’ultimo giorno di scuola, di un anno indimenticabile, speciale, da ricordare per quell’abbraccio non dato ,gelosamente custodito in un cuore di carta e una pianta che le maestre hanno definito “il nostro legame”. Ora questi bambini, con le loro maestre e le loro famiglie, potranno ricordare questo giorno, rimuovendo e rielaborando la paura, la lontananza forzata ma necessaria, le loro piantine cresceranno se riceveranno ancora acqua, luce e amore. Cresceranno con loro in quel legame appunto che serberanno nel cuore per tutta la vita insieme alla foto di fine anno, in un album di carta e non solo nei cellulari e nei p.c. di mamma e papà, che continuano a scattare foto per fermare questo tempo che scorre veloce, come la corsa di un bambino felice.
Gilda Ricci