Per molti salernitani, e non solo, è un vero e proprio pezzo di storia, un imponente guardiano che si erge tra le strade e i palazzi del centro cittadino col suo carico di fascino e mistero: parliamo dell’antico acquedotto medievale di Salerno, conosciuto come il Ponte dei Diavoli e situato sotto la collina Bonadies ai piedi del Castello Arechi. Ma qual è la leggenda che si cela dietro questa antica costruzione?
Ancora ritenuto da alcuni superstiziosi un luogo da cui stare alla larga, soprattutto nelle ore notturne, quella che a prima vista appare come un’imponente struttura composta da archi e pilastri è stata nei secoli scorsi oggetto di diverse leggende, la più famosa delle quali vorrebbe che la sua costruzione sia merito di un patto tra l’alchimista Pietro Barliario e, appunto, il Diavolo.
Secondo quest’antica narrazione orale, il noto “stregone” ed esperto di chimica Barliario aveva infatti stretto un rapporto di “amicizia” con il Maligno, che ricambiava questa stima con diversi favori, tra i quali anche il potere di sedurre tutte le donne più belle della città. Come un novello Faust, però, Barliario era anche un visionario amante della conoscenza e della ricerca, e da tempo desiderava far sì che la sua città potesse disporre di risorse idriche adeguate, al tempo carenti.
Proprio per questo motivo, l’alchimista decise di chiedere ancora una volta aiuto al suo “fidato amico” riuscendo a costruire l’intera struttura dell’Acquedotto in una sola notte. Ovviamente il Diavolo avrebbe chiesto qualcosa in cambio, così Barliario accettò di far sì che questo potesse far sua l’anima di chi fosse passato sotto il ponte dopo il tramonto. Ed è proprio per questo motivo che ancora oggi, secondo la superstizione popolare salernitana, bisogna stare alla larga dal Ponte dei Diavoli tra il tramonto e l’alba, perché sotto quei misteriosi archi si corre il rischio di incontrare demoni e spiriti maligni.
Le leggende intorno a presunti accordi con il diavolo sono però una costante per gli amanti del mistero e dell’esoterismo, storie che nascono quasi sempre per giustificare eventi inspiegabili, eccezionali talenti e avventure incredibili. Per esempio c’è chi, come il “Mago di Montecarlo” François Blanc, avrebbe stretto patti con il maligno solo per ottenere successo alla roulette.
O ancora, come “il sovrano del blues” Robert Johnson, che improvvisamente mostrò in pubblico doti straordinarie alla chitarra, sorprendendo tutti coloro che, fino ad allora, lo avevano ritenuto un incapace e che, proprio questo, iniziarono a far circolare la voce secondo cui il musicista avrebbe venduto l’anima al Diavolo in cambio del talento. Addirittura, a una storia simile fu accostato anche il geniale violinista Nicolò Paganini, che la accolse quasi con favore contribuendo egli stesso ad alimentarla.
Tra leggende e superstizioni, tutte queste storie continuano ad affascinare e ad alimentare la curiosità intorno ai racconti tramandati di persona in persona, storie inverosimili che cercano di giustificare con l’esoterismo ciò che la ragione talvolta non riesce a comprendere. Così, anche la nostra città conserva gelosamente le sue tante leggende, tra cui proprio quella sul Ponte dei Diavoli, un racconto ancora oggi tra i più amati, da narrare e mantenere sempre vivo come un importante patrimonio storico dell’intera comunità.