Il petrolio punta il picco di guadagni: ecco quali sono le motivazioni

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Il petrolio sta attraversando una fase di rally e si sta mettendo in evidenza come uno dei trend più importanti del 2021. La sensazione che riguarda quello che sta succedendo al prezzo del petrolio è che ci si trovi in una fase di ripresa. Sono essenzialmente due le motivazioni, anche se comunque gli effetti della pandemia rappresentano pur sempre un grande pericolo per quanto riguarda il settore dell’energia.

Le quotazioni legate all’oro nero, che tante persone tengono sempre d’occhio per investire sul petrolio usando piattaforme come Plus500, sono in forte crescita, ma cosa c’è di vero dietro a questo rally?

Arabia Saudita e Usa alla ribalta

Sono loro i principali protagonista di questo trend positivo del petrolio: proviamo a capire meglio quali siano i motivi che stanno alla base di un simile aumento. Benchmark come WTI e Brent stanno facendo registrare ottimi dati in termini di guadagni settimanali. Quindi, proviamo a capire dove sono da ricercare effettivamente le motivazioni di questo rally.

Prima di tutto, il taglio che è stato sancito in via unilaterale alla produzione da parte dell’Arabia Saudita. Una scelta dura e forte, ma che ha avuto senz’altro il merito di ridurre e limitare notevolmente le preoccupazioni in merito a un eccesso di offerta. D’altro canto, la svolta democratica alle elezioni negli Usa ha fatto il resto, portando l’intero Paese ad una maggiore fiducia che, tradotto, significa aver trasmesso uno stimolo importante per spendere di più.

È stato Kikukawa di Nissan Securities a sbilanciarsi su quanto sta accadendo, mettendo in evidenza come la scelta dell’Arabia Saudita di ricorrere a questo taglio unilaterale della sua produzione, ha dato senz’altro un gran bel supporto. Le azioni globali sono in forte crescita, spinte senz’altro anche da una liquidità che ha toccato delle quote fin troppo elevate e tutto questo ha inevitabilmente portato a nuovi acquisti in riferimento all’oro nero.

Anche UBS ha deciso di alzare notevolmente le sue previsioni in riferimento al Brent, che ben presto potrebbe toccare i 60 dollari al barile: si presume che lo possa fare entro la metà del 2021. Le motivazioni? È chiaro che a spingere verso tale obiettivo sarà il taglio effettuato dall’Arabia Saudita, così come dalle importanti aspettative che riguardano la ripresa della domanda, che dovrebbe tornare a viaggiare durante il secondo trimestre. E lo stimolo, in tal senso, potrebbe arrivare anche dall’effetto legato ai vaccini, così come dalla fine delle misure più restrittive in relazione agli spostamenti.

Insomma, durante il prossimo mese di febbraio ci sono tutte le premesse affinché i mercati petroliferi restino su un tono rialzista, seguendo il trend legato alla decisione dell’Arabia Saudita di apportare un taglio alla sua produzione, come ha voluto sottolineare anche Saito, capo analista di Fujitomi Co, broker che opera sul mercato delle materie prime.

Cosa succede nel settore energetico?

Ci sono alcuni punti più oscuri di tutta questa vicenda che riguardano inevitabilmente il settore dell’energia. Infatti, non si possono ignorare diversi segnali che sostengono come il rally potrebbe aver oltrepassato la realtà. È Goldman Sachs, questa volta, ad avvisare tutti, dando una spiegazione al rally attuale, sottolineando come la decisione di tagliare unilateralmente la sua produzione presa dall’Arabia Saudita non fa altro che riflettere le aspettative dello stesso regno, ovvero che la domanda calerà ancora e ancora.

La pandemia, e questo è impossibile non sottolinearlo, sta facendo ancora gravissimi danni in tutto il mondo. Ci troviamo in uno scenario ben lungi dall’essere debellato dal Covid. Ad esempio, negli Stati Uniti è stato malauguratamente toccato il primato di morti, ovvero oltre 4000 in un solo giorno, mentre in Cina si è registrato il più ampio incremento di casi giornalieri negli ultimi cinque mesi abbondanti.