Ieri sera al Teatro Ghirelli primo appuntamento della rassegna editoriale “La prima-vera volta”, organizzata dalla Fondazione Salerno Contemporanea. Ospite il noto giornalista Rai, Franco Di Mare, autore del libro “Il paradiso dei diavoli”.
A condurre la serata Gilda Ricci, scrittrice e insegnante, la quale dopo i consueti ringraziamenti, ha aperto la prima giornata della rassegna affermando: “Questa manifestazione fa rinascere la primavera che dentro di noi tarda ad arrivare. Il Teatro Ghirelli ha la vanità di accogliere coloro che sono tornati ‘in patria’ dopo essersi formati altrove.”
Tornare in patria, una patria come Napoli, ad esempio, culla di eterne contraddizioni, “bianco e nero, buono e cattivo”. Dicotomia alle volte impercettibile ma, d’altra parte, “Napoli è da sempre miseria e nobiltà.”
Calano le luci. Il palco diventa “pronto” ad accogliere Franco Di Mare che si fa, per il pubblico, non attore, non interprete, bensì narratore del suo romanzo. La voce, evocativa e diretta, riecheggia fra le mura del teatro, creando perfetta empatia con gli spettatori che in silenzio accolgono il “dramma di un paradiso abitato da diavoli.” “Napoli ha la sua periferia, con tutti i drammi che questo comporta, nel cuore stesso della città. Quindi un bambino che cresce in una città del genere come sa distinguere cosa è bene e cos’è male? La linea di demarcazione sottile che distingue quel che giusto da quel che non è giusto, i comportamenti leciti dai comportamenti deliranti, a Napoli non si vede, è così sottile da diventare impalpabile. Tutto questo, non è che non succeda nelle altre città, ma a Napoli tutto è più complicato. Per cui ogni napoletano ha quest’animo dentro anche un po’ oscuro, fa parte della sua natura, ed è difficile vincere questa dicotomia. Io sono nato in un quartiere così, dove davanti c’era il mare e dietro c’era la devianza.”
Una città in cui i figli dei signori crescono accanto ai figli dei pregiudicati, in questo modo il confine fra bene e male diventa davvero impercettibile.
“Il romanzo che ho scritto non vuole essere una denuncia, non sono un sociologo né un saggista, ho fatto i conti con la mia vita da ragazzino. Col fatto che ci sia una casualità che io non governavo che ha deciso per me, ma forse col fatto anche che se è vero che io sono stato fortunato rispetto a qualche mio amico che ora è in galera un po’ è contata anche la mia scelta. Almeno io voglio credere che sia stato così. Se è vero che ci sono delle modalità sulle quali noi non possiamo interagire perché c’è un destino, non è vero che questo destino sia tracciato fino in fondo, c’è anche la scelta dell’individuo.”
Franco Di Mare a questo punto mette in scena i suoi personaggi, che si raccontano in un video tutto da “vivere”, per la regia di Pier Luigi De Pasquale. Ed eccoli: Marco De Matteo, cronista di nera. Carmine Cacciapuoti, promettente assistente all’Istituto di Filologia Romanza dell’Università Federico II, con il sogno di diventare professore, ora “assoggettato” al sistema. Nicola Càmel, boss del quartiere, che dichiara: “Sono entrato in galera guaglione e sono uscito cammorrista”. Luisa Cirillo “femmena” del boss. Lena Russo, insegnate di filosofia al Liceo Paritario “Giovanni Paolo II”, fidanzata di Carmine.
Speranze e sogni traditi, traditi da un sistema che agisce anche sul destino. “Se uno si mette ad inseguire i sogni non arriva da nessuna parte.” (Lena)
Non esistono parole che potrebbero descrivere l’emozione che si prova ascoltando le parole graffianti di questi personaggi. Graffianti perché sono specchio di una realtà che spesso ignoriamo.
Presente alla conferenza anche il sindaco Vincenzo De Luca. “E’ un libro bellissimo e atroce. Voi avete visto le immagini di questi personaggi, ma la lettura è molto più drammatica. Il libro va letto. Dovete leggerlo perché dovete intanto capire bene la realtà di Napoli. Dovete capire bene la differenza fra Napoli e la nostra realtà, e forse solo così capirete meglio anche il senso del lavoro che stiamo facendo. Uno dei nostri obiettivi è proprio questo: evitare a Salerno il destino di Napoli, che voi non conoscete.”
Dopo aver fatto menzione di alcuni episodi del libro, il primo cittadino ha poi concluso dicendo: “Il punto di avvio di un eventuale recupero parte dalle classi dirigenti. Il punto di partenza è quello. Bisogna cominciare ognuno dentro se stesso a decidere di resistere, semplicemente con comportamenti civili e responsabili.”
Probabilmente, solo così, potremo sperare di continuare a credere nei nostri sogni. Ogni sogno che merita questo appellativo vale la pena di essere agognato, coltivato e vissuto. Anche in un luogo che tenta di tenerlo prigioniero. D’altra parte lo stesso Franco Di Mare ne è una magnifica dimostrazione.