A raccontare il “Mito Canoviano” tenendo presenti le esperienze, le personalità, le opere degli artisti contemporanei, che a tale Mito si sono ispirati, usando però nuove materie e anche le tecnologie digitali che hanno assunto un ruolo significativo nelle pratiche dell’arte, è stata la professoressa cavese Ada Patrizia Fiorillo, Storico e Critico d’Arte, Professore Associato di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Ferrara, che è stata la protagonista dell’incontro organizzato, presso la grande sala della Pinacoteca Provinciale di Salerno, dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, presidente dell’associazione culturale “Parco Storico Sichelgaita” con la collaborazione della professoressa Ester Cherri, presidente del “Rotary Club Cava De’ Tirreni” rappresentata dal Past President, il dottor Luigi Della Monica. A introdurre la serata è stata la dottoressa Marisa Fiorillo, Past President del “Club Inner Wheel Salerno Carf”, che ha ricordato la bellezza delle opere di Antonio Canova:” A duecento anni dalla morte (Venezia il 13 ottobre del 1822) dello scultore italiano ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo in scultura, la genialità delle sue idee è sempre attuale e continua ad influenzare gli artisti contemporanei”. La professoressa Clara Mattia Cuoco, ha letto un brano tratto da “ Le Grazie”, il poema incompiuto di Ugo Foscolo scritto per il famoso scultore neoclassico, Antonio Canova, che stava lavorando al gruppo marmoreo delle Grazie.
La professoressa Ada Patrizia Fiorillo ha raccontato che Canova era un uomo coltissimo” Conosceva ben quattro lingue” e ripercorso gli anni della giovinezza del Canova, dal 1757 al 1772; quelli della sua formazione a Venezia – “dove s’iscrisse all’accademia del nudo” – gli anni del periodo romano, quelli della sua esperienza di Parigi – ” Durante la quale conosce Napoleone Bonaparte, che ritrae in un busto marmoreo, ed anche la sorella Paolina Bonaparte Borghese che scolpisce come una Venere vincitrice seguendo la tradizione delle Veneri sdraiate”. La professoressa Fiorillo ha anche raccontato del viaggio a Londra di Canova, nel 1815, e dei suoi ultimi anni di vita, fino al 1822 anno della sua morte. La professoressa ha anche raccontato che lo scrittore francese Stendhal, nelle sue “Lettere da Roma”, scisse che: “ A Canova non interessavano le discussioni estetiche, ma soltanto i discorsi per immagini, gli unici che sollecitassero la sua fantasia”. Attraverso delle slide, proposte da Massimo Zega, la professoressa Fiorillo ha illustrato alcune delle opere di Canova: il gruppo scultoreo di “ Orfeo e Euridice” realizzato nel 1775- 76 – ”Quando aveva solo diciotto anni ed era ancora influenzato dal gusto pittorico settecentesco” – “Dedalo e Icaro”; “Teseo e il Minotauro” – “Primo lavoro neoclassico dove filtra la lezione della statuaria classica” – “Amore e Psiche” , conservato al Louvre – ” Dove si nota la morbidezza nella resa del marmo” – e la “Venere Italica” – ” E’ considerata la scultura più emblematica di Canova”. La professoressa Fiorillo, nel suo percorso canoviano, ha spiegato il concetto di “classico”, di “classicità”, di “bello ideale”, richiamando le opere di De Chirico e Sironi; ha ricordato le sculture di Arturo Martini e mostrato alcune opere in ceramica di Gio Ponti ispirate dal mito canoviano: “Il richiamo alla classicità era presente anche nelle “arti decorative”. La professoressa Fiorillo che ha tra i suoi interessi di ricerca lo studio delle vicende e delle figure dell’arte italiana ed europea del XX e del XXI secolo, con particolare attenzione agli aspetti e alle dinamiche della scultura contemporanea, ha presentato alcuni degli artisti dell’arte contemporanea che sono stati influenzati dall’ arte di Canova, anche nel campo della fotografia:” L’ideale estetico lasciatoci in eredità da Canova ha influenzato i linguaggi artistici contemporanei, dalla scultura alla fotografia: ricordiamo le opere di Man Ray, quelle degli artisti concettuali come Paolini, i capolavori di Robert Mapplethorpe e di Helmut Newton; del fotografo giordano Fabio Zonta, fedele alla ripresa iconografica del mito canoviano , che ha dedicato una serie di fotografie alle sculture di Canova raccolte in una mostra al Museo Correr di Venezia, foto perfette dal punto di vista della calibratura bianco – nero; l’Ebe di Mustafa Sabbagh; le foto di Francesco Messina. La fotografia ha molto ripercorso il mito della bellezza della classicità, soprattutto guardando a Canova”. (Foto di Massimo Zega).
Aniello Palumbo