“Il gambling, letteralmente tradotto come “gioco d’azzardo”, va distinto da game e play. L’area semantica di game e di play ci presenta il primo come un’attività regolamentata e il secondo come un’attività libera e spontanea; in game è evidenziato l’aspetto di competance, ossia di un insieme di regole riconosciute, condivise, rispettate, dalla comunità dei giocatori; il play consiste nel prendere parte al game: è l’osservanza della regola che permette di distinguere i due termini. Con gambling si introducono due ulteriori elementi: la sorte e il denaro. La differenza tra “gioco” e “gioco d’azzardo” appare sottile: inteso come game, richiama l’idea di gioia, piacere, sport; inteso come gamble indica il gioco con la scommessa di danaro. La distinzione tra giochi d’azzardo e giochi non d’azzardo nel diritto positivo si fonda, infatti, sull’alea e sul fine di lucro, che costituiscono, quindi, due elementi indissolubili per il concetto d’azzardo. Nel gioco d’azzardo la fortuna e il caso assumono un ruolo centrale, accanto all’abilità. Il gioco come sport è, invece, quello descritto da Fink, l’isola felice, che non procura altre preoccupazioni o stati d’animo pericolosi. Non certamente l’altra faccia dell’universo ludico, quello del meccanismo che può portare, complici tanti fattori, alla compulsività”. A spiegare la differenza tra gioco e gioco d’azzardo è stata la professoressa Maria Rosaria Pelizzari, docente di “Storia delle Donne e Studi di Genere “all’Università degli Studi di Salerno, che ha presentato il suo libro “Giochi Proibiti” – Il mondo dei giocatori e delle giocatrici d’azzardo a Napoli tra Settecento e Belle Époque, edito da “Franco Angeli Edizioni”, in occasione dell’incontro organizzato al “Circolo Canottieri Irno” di Salerno dall’associazione “Fidapa” Sezione di Salerno, presieduta dalla professoressa e scrittrice Maria Rosaria Pagnani, con l’Associazione Lucana “Giustino Fortunato” di Salerno, presieduta dalla dottoressa Dina Oliva Crimaldi, Past President della Fidapa di Salerno, che ha invitato la professoressa Pelizzari all’evento.
La professoressa Maria Rosaria Pelizzari, che in precedenza ha insegnato “Storia Contemporanea”, sempre all’Università di Salerno, ha raccontato com’è nato il suo interesse di ricerca per la storia del gioco e del gioco d’azzardo in particolare:” Una ventina di anni fa mi sono avvicinata al modo del gioco grazie ad un gruppo di studio dell’Università di Salerno, del Dipartimento di Storia, fondato dal professor Geppino Imbucci, prematuramente scomparso. Gruppo che studiava il gioco d’azzardo in tutte le sue forme. Furono anche organizzati due convegni: uno a Salerno ed uno a Saint Vincent con esperti del fenomeno. Cominciai a capire che niente era più serio del gioco che è alla base di molti dei nostri comportamenti”. La professoressa napoletana che è anche Presidentessa Onoraria dell’OGEPO, l’Osservatorio Interdipartimentale per gli Studi di Genere e le PP.OO. presso l’Università di Salerno, ha parlato anche del gioco del Lotto:” È un gioco che fa sperare: molti sperano di cambiare qualcosa della loro attuale situazione” e ricordato i giochi che si praticavano nei salotti dell’élite napoletana.” Il gioco d’azzardo rappresentava il momento di unificazione sociale di quei gruppi. Anche Giacomo Casanova, che è stato a Napoli e a Salerno, dove ha avuto una fidanzata, nel suo libro “La storia della mia vita” racconta di come giocasse a “faraone”, a “bassetta”, o a “biribissi”. La professoressa ha anche parlato dei luoghi: strade, piazze, vicoli e cortili di Napoli, dove si giocava e dove le donne facevano la riffa clandestina; di come erano organizzate le bische clandestine e chi le gestiva:” Nel 700, a Napoli, era proibito il gioco d’azzardo, nonostante il Re Ferdinando e la Regina Carolina fossero accanitissimi giocatori di bassetta”. La professoressa ha anche raccontato di aver studiato il profilo di un giocatore patologico del 700:” Un giovane pugliese che arriva a Napoli per studiare all’Università Federico II. Viene attratto dal gioco che lo divora, fin quasi a perdersi, ma riesce a uscire da questa dipendenza e scrive un libro per dare dei consigli su come non cadere nel gioco d’azzardo”. Da storica, attraverso la lettura di vari testi e approfonditi studi di archivio la professoressa Pelizzari, ha confrontato il mondo italiano con quello americano:” Soprattutto lo spirito della nuova frontiera, quello dei cercatori d’oro che andavano alla ricerca delle miniere d’oro, ma anche di terre nuove da colonizzare che venivano assegnate attraverso una lotteria”. La dottoressa Maria Volturale, psichiatra, neurologa, e Dirigente Psichiatra presso il Centro di Salute Mentale di Eboli ha spiegato che sono aumentati i ragazzi che si avvicinano al gioco:” Soprattutto dopo la pandemia. Con i loro smartphone utilizzano molto il gioco online. Bisognerebbe sensibilizzare i giovani per prevenire la diffusione di questo fenomeno, anche organizzando degli incontri nelle scuole. Anche le donne giocano molto, soprattutto al Sud: su dieci persone sei sono gli uomini e quattro le donne. Sono soprattutto le donne oltre i cinquant’anni che frequentano le sale Bingo, forse per vincere la solitudine o con la speranza di cambiare la loro condizione di vita. La ludopatia, il gioco d’azzardo o azzardopatia, è una vera e propria dipendenza, come una droga. È determinata da fattori biologici, genetici e ambientali. Si può curare questa dipendenza se intorno all’utente c’è una forte motivazione e il sostegno della famiglia e di una riabilitazione da parte di esperti”. A descrivere alcuni giochi antichi è stato il professor Vincenzo Capuano, Giocattologo, Docente di “Storia del Giocattolo” al Dipartimento di Scienze della Formazione all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, collezionista di giocattoli antichi, che ha raccontato l’evoluzione dei giochi nel tempo e il significato nella tradizione del gioco, anche di quello d’azzardo:” Tutti i giochi che ancora oggi si praticano provengono da giochi antichi, soprattutto quelli di pura fortuna denominati giochi di alea, come i dadi ”. Il professore ha presentato alcuni giochi della sua ricca collezione: un antico gioco dell’oca del 1700; una tombola del ‘700; alcune cartelle del gioco del lotto dei primi dell’800; delle “Minchiate” fiorentine del ‘700:” Sono delle carte molto decorate, un’interpretazione toscana del gioco dei tarocchi”. Il professor Capuano ha anche presentato alcuni amuleti del 1700 che i giocatori d’azzardo usavano per attirare la fortuna e spiegato che i giochi e i giocattoli evocano la nostra infanzia: “Il gioco gratuito in genere procura piacere: ha anche fare anche con l’amore e la sessualità. Il gioco d’azzardo invece è il meno ludico dei giochi e non è per niente gratuito”. A proposito dei giochi d’azzardo il professor Capuano ha parlato del gioco dei tarocchi che nel 1400 era proibito dalla Chiesa:” Anche perché spesso i giocatori bestemmiavano”. Il professor Capuano che possiede oltre 4000 giocattoli ha annunciato che a breve a Napoli sarà aperto un “Museo del giocattolo”:” Saranno esposti tutti i giocattoli che ho collezionato negli anni che vanno dall’800 dopo Cristo e fino agli anni ’60”.
Aniello Palumbo